DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Alessandro Barbera per "La Stampa"
Raccontano al Tesoro che i primi sospetti risalgono a quando ministro era Fabrizio Saccomanni. Anticipazioni sui documenti di finanza pubblica, indiscrezioni, informazioni sui suoi spostamenti, quando faceva uso dei voli di Stato e quando no.
Raccontano al Tesoro che troppo spesso e con troppa dovizia di particolari dalle enormi finestre del piano nobile di Via XX settembre uscivano informazioni di prima mano. Notizie che - a detta dei vertici del ministero - se vere, dovevano rimanere coperte dal segreto di ufficio. O, viceversa, se false, tese a screditare Saccomanni e il suo lavoro.
Raccontano che a far irritare Saccomanni sarebbero stati in particolare alcuni articoli (per lui) troppo dettagliati apparsi sul sito «Dagospia». Ma al dunque il problema erano le bozze dei documenti. Una manna per i giornalisti a caccia di notizie, un incubo per chi al Tesoro è costretto a imporre provvedimenti impopolari spesso bruciati dalle indiscrezioni.
La prima contromisura, ancora in quei mesi, fu l'apertura di una indagine interna a carico di tre funzionari. Nel frattempo il ministro è cambiato, le notizie hanno continuato a uscire. Così, circa due settimane fa, il Gabinetto di Pier Carlo Padoan è passato alle vie di fatto, sporgendo denuncia alla Procura di Roma.
Non è chiaro se la denuncia riguardi i tre funzionari coinvolti nell'indagine interna o se contro ignoti. Fatto è che ieri i computer dei tre sono stati perquisiti dal Nucleo speciale frodi tecnologiche della Guardia di Finanza.
Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno esaminato il flusso di posta elettronica in uscita dagli uffici del ministero nei giorni immediatamente precedente gli articoli sui giornali della bozza di Documento di economia e finanza per il 2013, scritta dalla squadra di Saccomanni.
Ma l'accusa inoltrata dagli uffici di Padoan riguarda anche un'altro episodio, anch'esso legato alla diffusione di bozze del Documento di economia e finanza e di altri provvedimenti del governo Renzi. L'accusa è pesante: rivelazione e divulgazione del segreto di ufficio, in entrambi i casi reati punti dal codice penale.
C'è di più: i funzionari coinvolti rischiano anche una sanzione disciplinare per aver violato il codice etico del ministero, al quale i dipendenti sono tenuti per contratto.
Una linea dura piuttosto inconsueta nella storia della pubblica amministrazione, per mettere fine a quello che - dicono sempre al ministero - è il «malcostume» di far circolare bozze preliminari di disegni di legge o decreti.
A precisa domanda al Tesoro non si scompongono: la denuncia è stata fatta «per tutelare il lavoro del ministero e per evitare di ingenerare confusione nell'opinione pubblica provocando un dibattito pubblico distorto».
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