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Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
«Ignorare i tweet di Trump, e dare ascolto solo alle voci più responsabili dell'amministrazione, tenendosi però pronti a potenziali cambiamenti dannosi nella linea politica. Nello stesso tempo affrontare le riforme necessarie ad arginare l' ondata populista in Europa, che sono soprattutto due: il sistema di sicurezza per la gestione delle migrazioni, e quello economico per favorire la crescita». Sono i consigli offerti ai leader europei dal politologo Francis Fukuyama, che mercoledì ha pranzato nella sua Università di Stanford con Matteo Renzi. Trump ha criticato Ue e Nato.
Come devono rispondere gli europei?
«Trump e il suo consigliere Bannon hanno un'agenda diversa dalla squadra di politica estera. Sulla Nato la divergenza è ovvia: il vice Pence, Mattis, Haley sono a favore, mentre Trump è critico. Sulla Ue c'è più convergenza, nel senso che tutti sono scettici. Bannon ha detto che preferirebbe negoziare accordi commerciali bilaterali con gli europei, cosa illegale.
Non conoscono i dettagli della politica estera, ma hanno forti opinioni. Cercano di realizzarle attraverso decisioni unilaterali e veloci, e finiscono in situazioni imbarazzanti come quella del bando degli immigrati. Continueremo a vedere questa idiosincrasia, con Trump che farà tweet a favore di Le Pen o Farage, e il resto del team che cercherà di difendere lo status quo, perché gli Usa hanno relazioni economiche enormi con l' Europa ed è difficile pensare ad un cambiamento della linea. L' amministrazione seguirà due politiche diverse, ma questo non potrà continuare all' infinito. È una situazione instabile che andrà risolta, ma non so come».
Un leader europeo a chi deve credere?
«È complicato. Le dichiarazioni formali di Trump sono abbastanza normali, quelle anormali arrivano via Twitter. Ma un tweet fatto dal presidente alle 3 del mattino è la politica ufficiale degli Usa, o è la reazione a una cosa vista il tv il giorno prima? È la follia di questa presidenza. Se fossi un leader europeo crederei alla squadra professionale della politica estera. In altre parole, lasciate che Trump twitti quello che vuole, finché la sostanza della linea politica non cambia in modo dannoso».
Ma è nell'interesse degli Usa dissolvere la Ue?
«No, è ridicolo. Gli Usa dovrebbero sostenere il progetto europeo, soprattutto in questo momento quando è minacciato dal populismo, nelle varie elezioni in arrivo in Olanda, Francia e Germania».
Quale linea andrebbe adottata con la Russia?
«Non c' è dubbio che le sanzioni devono restare, finché Mosca si comporterà in maniera aggressiva. Anzi, andavano rafforzate prima per l' hacking durante le elezioni. L'atteggiamento di Trump verso Putin non è una linea politica seria. Io continuo a credere che abbia interessi personali per comportarsi così. I russi hanno qualche leva su di lui che non conosciamo».
Relazioni che potrebbero portare all' impeachment?
«Non lo so, dipende da che tipo di prova emerge. Se ci sono intercettazioni che implicano Trump con l'intelligence russa è possibile, ma dubito che ciò accada. I contatti li avrà tenuti lo staff. Se ha ricevuto prestiti dagli oligarchi negli Anni Novanta non è da impeachment, ma gli porterebbe via il sostegno di alcuni repubblicani, che è la chiave per farlo cadere. Finora però l'opposizione interna è limitata a McCain e Graham, e non basta».
Trump ha cancellato il Tpp e critica i trattati commerciali.
«È ridicolo, una politica terribile. Ogni accordo può essere modificato, ma attaccare Nafta e Tpp è controproducente. Mina l'intero sistema internazionale liberista dei commerci».
Renzi è venuto negli Usa anche per cercare idee su come fermare l'ondata populista. Lei cosa suggerisce?
«I leader europei devono aggiustare gli errori istituzionali che hanno favorito il populismo. La crisi dei migranti non consente di mantenere il sistema di Schengen, se non hai confini esterni sicuri. Alla gente non piace ammetterlo perché lo ha detto Orban, ma è vero.
Se fossi la Merkel, spenderei molti soldi tedeschi per pagare le navi della Guardia costiera italiana e greca, e farei tutto il possibile per aiutare Roma e Atene a gestire le ondate in arrivo dal Mediterraneo. L'Europa non l' ha fatto. Merkel sta pagando Erdogan affinché tenga i migranti in Turchia, ma questo non risolve il problema dell' Italia. Serve più responsabilità di Germania e Ue per risolvere questi problemi, perché sono le cose che fanno arrabbiare la gente e favoriscono i populisti».
L’altro problema grave è quello economico. Ha ragione Renzi a volerlo affrontare con la crescita favorita dall' innovazione?
«Molte cose potrebbero essere fatte, ma richiedono un consenso politico difficile da generare. In Europa non c'è crescita perché le imprese sono ostacolate, è difficile aprirle, le leggi sul lavoro sono inflessibili, la gente è troppo tesa a proteggere ciò che ha invece di rischiare, che poi è lo spirito della Silicon Valley. Per arrivarci bisogna cambiare il sistema e la mentalità, ma queste cose non si ottengono in breve tempo e per decreto».
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