
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
1. GRILLO: “VIA I CLANDESTINI”
Francesco Maesano per “la Stampa”
GRILLO SUONA E CANTA AL CIRCO MASSIMO
Fuori tutti, a partire dai migranti. «Chi entra in Italia con i barconi è un perfetto sconosciuto: deve essere identificato immediatamente, i profughi vanno accolti, gli altri, i cosiddetti clandestini, rispediti da dove venivano». La colpa e sempre loro, dei «partiti che si stanno baloccando tra razzismo e buonismo un tanto al chilo, ma sempre sulle spalle delle fasce più deboli della popolazione, il tutto per un pugno di voti. È tempo di affrontare l’immigrazione come un problema da risolvere e non come un tabù».
Una non meglio precisata soluzione finale in stile Grillo, uno che ha abituato i suoi alle improvvise strambate, ai cambi di segno e di senso politico che impone al M5S. Solo che sul tema della migrazione c’è già una corposa giurisprudenza interna al Movimento che il diarca genovese, in tre righe, ha stravolto.
BEPPE GRILLO ALL'INCONTRO CINQUESTELLE DEL CIRCO MASSIMO
A ottobre del 2013 i senatori M5S Cioffi e Buccarella si erano fatti approvare un emendamento che aboliva il reato di immigrazione clandestina. I due fondatori l’avevano presa malissimo. «Non era parte del programma. L’avessimo detto prima ai nostri elettori avremmo preso percentuali da prefisso telefonico». All’inizio di quest’anno la questione era finita ai voti sul blog di Grillo e la base aveva dato ragione ai parlamentari, sconfessando i fondatori.
Questo prima che Matteo Salvini prendesse la leadership della Lega e iniziasse a erodere quote di consenso battendo, quasi in solitaria, sul tema dei respingimenti. Il leader del Carroccio ha dimostrato di avere tempi di reazione bassissimi ricordando su Twitter l’esito di quel voto, a chiarire che sul tema non esiste coopetition ma solo competition. Abbottonatissimi i parlamentari: il momento è delicato e la pazienza dei vertici e un bene troppo scarso per rischiare sortite che ostacolino la rincorsa ai leghisti decisa dall’alto.
Questo perché il secondo messaggio politico della giornata è anche più semplice: il “fuori tutti” si estende a chi nel M5S ha ancora intenzione di tracciare una linea divergente da quella segnata dal vertice. Dopo la prima campagna di espulsioni del 2012, inaugurata con l’allontanamento dal Movimento di Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara, dopo la seconda, portata avanti contro i parlamentari ribelli nel 2013, ecco il terzo atto.
Il primo ad essere buttato fuori è stato Marco Fabbri, primo cittadino di Comacchio, reo di essere entrato nella giunta provinciale del capoluogo estense. Ieri a finire fuori dal M5S sono stati Giorgio Filosto, Orazio Ciccozzi, Pierfrancesco Rosselli e Daniele Lombardi, i quattro attivisti romani che durante la tre giorni del Circo Massimo hanno occupato il palco chiedendo trasparenza.
Marco Bosi, capogruppo del Movimento a Parma e fedelissimo del sindaco Pizzarotti, si candida ad essere il prossimo. Cita Darwin: «Sopravvive che si adatta più velocemente al cambiamento», prima di tuffarsi in una cruda disamina dell’ultimo plotone d’esecuzione che ha espulso i quattro attivisti: «Un’espulsione assurda, arrivata sulla base di una non-regola. Qualche anno fa ci sarebbe stata una reazione molto forte. Adesso non lo so, vedo che sta cambiando il Movimento. Ci si è spostati dall’offrire un contributo al seguire la linea dettata dall’alto».
E ora? «Ora voglio vedere come reagirà la base, se accetterà che si venga cacciati per un reato d’opinione. Finché siamo noi a dirci che siamo bravi, e non abbiamo la forza di metterci in discussione, rimaniamo fermi. Il Pd ha cambiato due segretari in un anno, noi siamo rimasti immobili. Siamo nati per spingere a migliorare, ora tocca a noi migliorarci».
2. UN POLACCO SALVA (MA IMBARAZZA) IL GRUPPO CON FARAGE
F.M. per “la Stampa”
L’uso della violenza a scopo educativo sui figli: «Purtroppo no, ma li ho sculacciati». Magari un po’ di prevaricazione fisica su sua moglie: «Neanche, perché non ce n’è stato bisogno. Ma sono convinto che una risposta di questo genere potrebbe aiutare molte mogli a tornare con i piedi per terra». Ecco a voi Robert Jaros?aw Iwaszkiewicz, l’uomo che ha salvato il gruppo europeo dell’Efdd, nato dall’alleanza tra il M5S di Grillo e Casaleggio e lo Ukip di Nigel Farage.
contestatori 5 stelle occupy palco
L’alleanza stava per naufragare dopo l’addio di Iveta Grigule, prima che arrivasse lui a tenere in piedi la baracca. Due che più diversi non potrebbero essere. Lei, Iveta, esponente verde del partito dei contadini lettoni. Lui, Robert Jaros?aw, imprenditore chimico, monarchico polacco del Congresso della Nuova Destra.
Un partito che nello statuto spazia dal ripristino della pena di morte all’impostazione di una «politica repressiva verso i criminali e non preventiva verso tutta la popolazione». Dal raddoppio delle spese per gli armamenti a un imprecisato percorso che porti alla «fine dell’insensato assoggettamento ai burocrati di Bruxelles».
Pecunia non olet. Sì perché se i Cinque Stelle fossero rimasti senza gruppo, oltre a finire nel girone infernale dei non iscritti che riduce tempi di parola e spazi politici avrebbero perso qualcosa come un milione e quattrocentomila euro l’anno di fondi tra quelli personali, a disposizione di ogni eurodeputato, e quelli di gruppo. Una cifra che nei 5 anni di legislatura sfora i 7 milioni di euro.
contestatori 5 stelle occupy palco
Troppi per non tentarle tutte, anche a costo di imbarcare un estremista polacco della bassa Slesia che è diventato europarlamentare con meno di trentamila preferenze e ora si ritrova in mano le chiavi del gruppo. Un elemento che rischia di indebolire ancora di più l’Efdd e di esporlo alla minaccia continua di un nuovo dissolvimento. Senza considerare le reazione che un ingresso così “politico” potrebbe comportare nella componente M5S che preferiva un accordo con i Verdi.
Ieri intanto sono arrivate le lettere di licenziamento per i 16 membri del gruppo della comunicazione installati a Bruxelles da Casaleggio e rimossi al termine di un braccio di ferro con gli eletti. Prima di dare loro il benservito i funzionari del Paramento Europeo li hanno convocati per effettuare dei colloqui e capire meglio la situazione: 16 impiegati mandati via in un colpo solo non sono cosa frequente da quelle parti.
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