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PILLOLE DI POLITICAMENTE SCORRETTO - G. SALLUSTI: “CARO DAGO, AVREI UNA DOMANDINA FACILE FACILE PER LE SACERDOTESSE DELL’8 MARZO, PER LE LAURA BOLDRINI IN LOTTA DURA CONTRO IL SESSISMO DELL’ENCICLOPEDIA TRECCANI, PER LE MICHELA MURGIA CHE APPROFITTANO DELLA RICORRENZA PER LANCIARE IL LORO LIBRO CONTRO I SOPRUSI DEL MASCHIO ITALICO. INSOMMA, PER QUELLE TARDOFEMMINISTE CHE HANNO MONOPOLIZZATO IL TEMA DEI DIRITTI DELLE DONNE IN CARTELLO IDEOLOGICO. E LA DOMANDA E'..."
Giovanni Sallusti per Dagospia
*autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago, avrei una domandina facile facile per le sacerdotesse dell’8 marzo, per le Laura Boldrini in lotta dura contro il sessismo dell’enciclopedia Treccani, per le Michela Murgia che approfittano della ricorrenza per lanciare il loro ultimo libro contro i soprusi del maschio italico (in passato già paragonato dall’augusta scrittrice a un boss mafioso), per le Selvaggia Lucarelli che scomunicano quell’eretica di Beatrice Venezi, rea di non sentire come imprescindibile battaglia di civiltà il cambio linguistico da “direttore” a “direttrice”. Insomma, per tutte quelle tardofemministe che hanno monopolizzato il tema dei diritti delle donne in cartello ideologico.
POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI
La domandina è davvero semplice: qual è, oggi, anno del Signore 2021, la cultura che maggiormente opprime, calpesta, nega i suddetti diritti delle suddette donne? La risposta fattuale, faziosa quanto lo può essere la cronaca, quindi per nulla, è: la cultura islamica.
La quale non è un monolite, grazie, lo sappiamo perfino noi bavosi fallaciani suprematisti, bensì un arcipelago di esegesi teologiche, pratiche di culto, Stati più o meno confessionali (nessuno comunque basato sulla contrapposizione nitida tra “cioè che è di Cesare e ciò che è di Dio”, che del resto sta in un altro testo sacro, non nel Corano), rami che divergono tra loro, gruppi, gruppuscoli e perfino cellule terroristiche (di rado nel mondo si uccide urlando “Buddha è grande!”, e di nuovo non è colpa dello scrivente). Ma alcuni dati di fondo pur esistono, e paiono costituire una trave nell’occhio altrui, mentre ci intratteniamo a sezionare la pagliuzza nostrana, le desinenze, i suffissi, le quote-ghetto.
C’è quel lievissimo particolare della “Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo”, una versione della Dichiarazione universale modificata da molti Paesi musulmani, tra cui Arabia Saudita e Iran, perché fosse compatibile con la sharia (quindi a tutti gli effetti un ossimoro). Che infatti alla voce famiglia e matrimonio riprende una Sura: “Le donne hanno dei diritti pari ai loro obblighi, secondo le buone convenienze. E gli uomini hanno tuttavia una certa supremazia su di loro”.
Ci sono le concrete condizioni di vita delle donne sotto le varie cappe teocratiche islamiche, un calvario del diritto e della morale (almeno così come abbiamo pensato questi due aggeggi noi sporchi occidentali) quotidiano, chiedetelo alle splendide eroine iraniane che ciclicamente si liberano del velo in pubblico sfidando il totalitarismo omicida degli ayatollah in nome della libertà del corpo (e che le nostre varie Bonino, Mogherini, Serracchiani hanno insultato ogni volta che si si sono recate velate e ridanciane in visita diplomatica a Teheran), chiedetelo alle saudite che rischiano la lapidazione per adulterio o la decapitazione per stregoneria, chiedetelo alle yazide per anni schiavizzate e cosificate dalle bestie dell’Isis.
Ci sono simpatiche consuetudini del “diritto” islamico, per cui la testimonianza di un uomo vale come quella di due donne, il marito può ripudiare la moglie anche senza ricorrere a un tribunale in presenza di due maschi, la donna non può sposare un non musulmano a meno che questi non si converta.
C’è il doppiopesismo istituzionalizzato della poligamia consentita e incentivata, a fronte ovviamente della poliandria proibita. C’è quella maledetta aritmetica, che racconta come il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili e quello delle spose-bambine siano maggiormente diffusi in Paesi in cui l’Islam è religione ufficiale, o comunque fortemente radicato (tra i primi posti di queste tetre classifiche Somalia, Guinea, Egitto, Niger, Sudan, Bangladesh).
C’è il tema enorme del velo integrale, mortificante e sessuofobo, quello “stupido cencio medievale” che Oriana gettò in faccia all’ayatollah Khomeini, e che in questi giorni è stato bandito per legge in Svizzera, che non risulta una landa di estremisti neonazi.
Allora la domanda, care professioniste permanenti dell’8 marzo a colpi di tweet e mimose, non può che suonare: perché tutto questo corrisponde a un gigantesco rimosso, anzitutto da parte vostra? Perché infierite sulla Treccani, e non nominate mai il Corano?
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