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Stefania Piras per il Messaggero
Di Maio lo dice in tv perché in troppi, dentro, gli hanno chiesto di essere chiaro e di ribadire in pubblico che non ci sarà un Nazareno bis (e questo lo ha effettivamente detto) e neppure un «Nazareno ter». Perché chi teme l’abbraccio mortale con Forza Italia vorrebbe avere maggiori rassicurazioni. Proprio quelle che sono arrivate puntualmente ieri. Ci sono eletti, i vecchi ortodossi in primis, elettori, garanti che temono quel Nazareno ter.
GOVERNISSIMO
L’obiettivo di DiMaio è arrivare a un governissimo votato da M5S e pezzi sparsi di tutti. E con tutti si intende, secondo le ultime oscillazioni, Lega, e responsabili di Pd e Forza Italia. Progetto arditissimo, vero, ma i pontieri sono già al lavoro per ricevere e ricomporre i cocci rotti e le schegge impazzite della coalizione di centrodestra e del Pd, che Di Maio cerca di frantumare a colpi di punti di programma elettorale.
Perché l’abbraccio con Forza Italia fa paura? Beppe Grillo durante il suo ultimo spettacolo al Flaiano di Roma ne ha dette di tutti i colori contro il Cav. C’è da dire che lo stesso trattamento lo ha subito Matteo Renzi, ma se si fossero accese le antenne dell’osservatorio sulla par condicio sul palcoscenico il minutaggio dedicato a Berlusconi era di gran lunga più denso. Grillo, bisogna ricordare, è anche quello che sulla sabbia ha disegnato la maggioranza M5S più Pd e ci è saltato sopra felice.
VINCENZO SPADAFORA LUIGI DI MAIO
E Di Maio lo sa. Perciò ritira fuori dal cassetto il vessillo antiberlusconiano di cui si è nutrito da quando era adolescente e apre ufficialmente al Pd: ieri per la prima volta lo ha nominato, e guardato negli occhi (seppur attraverso il piccolo schermo) senza apparentemente porre veti su Renzi, riconoscendo ai dem (novità per il leader pentastellato) persino l’onore delle armi, che poi la possibile convergenza si è palesata quando il M5S ha adottato il reddito di inclusione per gettare le basi del suo reddito di cittadinanza così ingombrante per l’austero Def e il girovita europeista che Di Maio ha imposto alla sua dieta da almeno un annetto.
PALETTI
In assemblea coi parlamentari Di Maio ha radicalizzato la posizione, dicendo che sarebbe disposto a interloquire con un Pd senza Renzi. I paletti, anche quelli contro Berlusconi, hanno funzionato, arringava ieri in assemblea Di Maio. Ma dentro c’è tensione perché non è chiaro alla maggior parte dei parlamentari cosa uscirà dall’incontro con la Lega, visto che accadrà dopo le prime consultazioni al Colle e quindi potrebbe essere propedeutico alla conclusione di un accordo politico.
«Noi con tutto il centrodestra non ce la facciamo, saltiamo per aria», confessa un esponente di primo piano. Il Nazareno ter è temuto da quando hanno iniziato a circolare i rumors che il Cav pare osservi ammirato il giovane Di Maio che, da parte sua, vuole realizzare le promesse del Cav senza Cav. Ecco quindi l’idea del contratto con gli italiani (copyright di Berlusconi) in cui compaiono i punti del programma da realizzare tassativamente.
Già ma con chi? «Aspettiamo, è presto ancora», ribadisce un fedelissimo di Di Maio. Eppure una exit strategy c’è: ed è una logica applicata con successo: «Paolo Romani no, ma Anna Maria Bernini o un profilo simile, sì». Traduzione: il Cav no, tutto ciò che gli gira attorno vediamo. E questo va dall’auspicio di una scissione, alla formazione di un gruppo autonomo di penta-tentati, a traghettamenti verso la Lega. Per capirci qualcosa bisognerà pure aspettare l’appuntamento di Ivrea che già l’anno scorso ha regalato momenti cari all’anima forzista, ma anche socialista e radicale, come quell’applauso in piedi di fronte alla proposta dello stop ai magistrati in politica.
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