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Valentina Conte per la Repubblica
Tagliare i vitalizi? Alla fine potrebbe rivelarsi un costo anziché un risparmio. Solo il Senato sarebbe costretto a restituire più di 50 milioni di euro. Oltre che a esporsi a contenziosi infiniti e risarcimenti dei danni. È la conclusione a cui giungono i tecnici del Senato nella relazione " ad uso interno" preparata per il collegio dei questori di Palazzo Madama, impegnati a valutare un intervento sulle " pensioni a vita" dei parlamentari, in scia all' analoga iniziativa della Camera. Una valutazione che non piace al Movimento Cinque Stelle. Interpretata anzi come un atto ostile, quasi un boicottaggio, della volontà di fare piazza pulita dei privilegi.
Ricalcolare tutti gli assegni, presenti e futuri, in base ai contributi effettivamente versati, così come vuole fare Montecitorio - si legge nelle 14 pagine vergate dal Servizio per le competenze parlamentari del Senato - comporterebbe la restituzione ai senatori delle tasse pagate sui contributi tra il 1993 e il 2011. Allorquando cioè ai parlamentari fu vietato di portare in deduzione i contributi, come facevano prima, perché considerati alla stregua di premi assicurativi. E dunque soggetti a tassazione.
Dal 2012 ( riforma Fornero), con il passaggio al contributivo pro rata anche per i parlamentari, i contributi sono esentasse. Ma nel momento in cui si equipara l' onorevole al dipendente pubblico, quelle tasse non sono più dovute e dunque vanno restituite. Questo comporta, si legge nella relazione, un esborso di almeno 51,4 milioni solo per il Senato. Si arriva a 150 milioni - calcola l' associazione degli ex parlamentari presieduta da Antonio Falomi - includendo la Camera ( e per il periodo 2001-2011). E poiché il risparmio dall' auspicato taglio dei vitalizi è valutato in 18,7 milioni alla Camera, inferiori al Senato ( perché i senatori sono di meno) la contraddizione è palese. A fronte di una trentina di milioni di risparmio totali, i costi sarebbero 3 volte tanto.
«Senza considerare che ci sarebbero da restituire anche i contributi di solidarietà versati solo da deputati e senatori e non previsti da leggi dello Stato » , aggiunge Falomi, «oltre che i contributi ulteriori versati da quasi tutti i parlamentari per avere diritto alla reversibilità».
Non solo. I tecnici del Senato paventano un rischio di buco anche per le Regioni, perché verrebbe meno l' Irap, l' imposta a cui sono soggetti i vitalizi ma non le pensioni. E avvertono delle altre due criticità. La prima di legittimità costituzionale: la retroattività del taglio ai vitalizi, una prima assoluta nella storia repubblicana. La seconda di ordine tecnico: la difficoltà nel ricostruire storie contributive anche molto antiche e la quasi impossibilità di applicare coefficienti di trasformazione ( la percentuale che tramuta i contributi versati in pensioni) coerenti con aspettative di vita cambiate più volte, da un secolo all' altro.
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