
PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO…
GIORGETTI, FUORI I NUMERI! – IL DOCUMENTO DI FINANZA PUBBLICA APPENA PRESENTATO DAL MINISTRO TESORO FINISCE SOTTO ACCUSA PERCHE’ FORNISCE MOLTE MENO INFORMAZIONI RISPETTO AL VECCHIO DEF – LA DENUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI: “COSÌ È DIFFICILE VALUTARE LA TENUTA DEL QUADRO COMPLESSIVO E LA SUA COERENZA CON QUELLE CHE SONO LE PRIORITÀ DELL’AZIONE DI GOVERNO” – ANCHE L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO PARLA DI “INFORMAZIONI NON COMPLETE” E DI UN QUADRO “LIMITATO” DEI CONTI PUBBLICI – BANKITALIA SMONTA PURE LA TESI DEL GOVERNO PER CUI È LA NUOVA GOVERNANCE FISCALE UE A IMPORRE UN DOCUMENTO PIÙ “LEGGERO”…
Estratto dell’articolo da “il Fatto Quotidiano”
GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
Il Documento di finanza pubblica, il testo del governo sui conti pubblici che sostituisce il vecchio Def, ha il difetto di fornire molte meno informazioni del precedente – a partire dal cosiddetto “quadro programmatico”, cioè cosa vuol fare l’esecutivo – e su un orizzonte di due anni anziché tre.
La cosa non piace alle autorità di controllo, che ieri lo hanno fatto notare nelle audizioni parlamentari sul tema: “Manca – scrive la Corte dei conti – non solo lo sviluppo programmatico, ma anche (e soprattutto) un dettaglio informativo determinante su diversi capitoli della politica finanziaria di breve e medio periodo”, dalla “composizione della spesa per settori” alla riscrittura del Pnrr fino alle “scelte sul fronte della spesa per il settore della difesa”. Così è “difficile valutare la tenuta del quadro complessivo e la sua coerenza con quelle che sono le priorità dell’azione di governo”.
CORTE DEI CONTI - GIUDICI CONTABILI
Di “informazioni non complete” parla pure l’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui il Dfp offre al Parlamento e al Paese un quadro “limitato” dei conti pubblici, “rendendo poco agevole valutare pienamente gli sviluppi previsti”.
Quasi identici i rilievi di Banca d’Italia, che smonta pure la tesi del governo per cui è la nuova governance fiscale Ue a imporre un documento più leggero: “Le indicazioni della Commissione sul contenuto dei documenti di programmazione andrebbero considerate come requisiti minimi”, perché “la disponibilità di un ampio insieme di previsioni e analisi ufficiali su orizzonti sufficientemente estesi costituisce un punto di riferimento per il Parlamento e l’opinione pubblica”, specie in un Paese ad alto debito.
Scendendo nel particolare, è il Pnrr il “buco” più cospicuo nel breve periodo: le previsioni di crescita del Dfp, infatti, sono assai legate alla completa realizzazione del Piano, della cui revisione (in corso da mesi) non si sa nulla.
Solo che il Pnrr va ancora a rilento: “A marzo 2025 – ha detto Giorgetti – è stata sostenuta una spesa totale di circa 66 miliardi di euro, circa il 34% del budget totale del Pnrr e il 54% delle risorse ricevute finora dalla Commissione”. [...]
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