mario vattani

ORA CHE A WASHINGTON SONO TORNATI DI DI MODA I SALUTI ROMANI DI ELON MUSK, GIORGIA MELONI VUOLE SPEDIRE COME AMBASCIATORE NEGLI STATI UNITI MARIO VATTANI JR, AL POSTO DI MARIANGELA ZAPPIA IN SCADENZA IL PRIMO LUGLIO 2025 - VATTANI VENNE FILMATO NEL 2011 MENTRE SI ESIBIVA NEL SALUTO ROMANO A UNA MANIFESTAZIONE DI CASAPOUND A ROMA – L’AMBASCIATORE DI GRADO, ASSOLTO DALL’ACCUSA DI AVER PESTATO TRE GIOVANI DI SINISTRA INSIEME AD ALTRI MILITANTI DEL FRONTE DELLA GIOVENTU’, HA IL NOMIGNOLO DI “KATANGA” PER IL SUO PASSATO DA LEADER DEL GRUPPO FASCIO-ROCK “SOTTO FASCIA SEMPLICE”

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Estratto dell’articolo di Alessia Grossi per il “Fatto quotidiano”

 

Mario Vattani

A un anno dalla nomina di ambasciatore a vita, che tanto scalpore ha destato in ambienti diplomatici e politici, l’ambasciatore “fascio rock” Mario Vattani potrebbe ricevere un’ulteriore promozione, in una delle sedi più ambite in questo momento: quella di Washington. Sede che, per la fine dell’incarico il 1° luglio della stimata e premiata ambasciatrice (nonché prima donna italiana a ricoprire l’incarico oltreoceano), Mariangela Zappia, sta per lasciare vacante.

 

Prima di una serie di nomine che il governo Meloni nei prossimi mesi dovrà decidere per le sedi diplomatiche all’Estero, quella di Washington certamente è tra le più richieste, soprattutto da personalità vicine al centrodestra e non soltanto di provenienza strettamente diplomatica.

 

Mario Vattani on stage a Casa Pound

Nella rosa dei nomi, infatti, ci sarebbero anche politici – ad aprire la strada il precedente di Carlo Calenda, nel 2016 nominato dall’allora premier Renzi rappresentante dell’Italia nell’Unione europea – oltreché l’attuale capo di gabinetto del ministro degli Esteri Antonio Tajani, Francesco Genuardi.

 

Per Vattani, da un anno ambasciatore di grado della Repubblica italiana, da settembre 2021 ambasciatore a Singapore e da maggio 2023 Commissario Generale per l’Italia all’Expo 2025 di Osaka, sarebbe un ritorno alle origini. Washington infatti è la prima sede che gli venne assegnata nel 1995, quattro anni dopo il concorso vinto “con riserva”, perché in attesa di giudizio per i fatti del cinema Capranica (il pestaggio insieme con altri militanti del Fronte della Gioventù di tre giovani di sinistra) in cui viene poi assolto.

ambasciatore mario vattani

 

E anche una rivincita, perché no, dopo le critiche per la sua nomina a vita. Nonché alle critiche al suo incarico di console a Osaka da parte del sindacato diplomatico (Andmae) che ritenne il video che lo ritraeva nel 2011 mentre si esibiva nel saluto romano a una manifestazione di CasaPound a Roma “riconducibile all’apologia di fascismo in luogo pubblico da parte di un alto funzionario dello Stato” e quindi “tale da non poter essere minimizzata né tralasciata”.

 

mario vattani

Ora che di saluti romani si torna a parlare anche a Washington – vedi il gesto di Elon Musk all’insediamento di Donald Trump – il nome di Vattani, accostato in questi giorni alla presentazione del Padiglione Italia all’Expo di Osaka – torna in auge per l’incarico più ambito. Ambito al punto che anche alla Farnesina […] sono convinti che sia presto per indicare i successori di Zappia. […]

 

Vattani – anche detto “Katanga” per il suo passato da leader del gruppo fascio-rock “Sotto fascia semplice”, classe 1966 e figlio dell’ambasciatore Umberto, uno dei diplomatici italiani più influenti – con gli Stati Uniti coronerebbe una già fulgida carriera dopo il Giappone.

 

mario vattani

[…] a dargli la promozione sarebbe proprio la premier che nel 2012 con altri deputati ex-Alleanza Nazionale presentò un’interrogazione contro la sua rimozione dall’incarico. Reintegrato infatti, dopo la vittoria al Tar nel 2014 dall’allora direttrice generale per le risorse della Farnesina, Elisabetta Belloni per il coordinamento del settore Asia-Pacifico (in mezzo la sconfitta alle urne in Campania con la Destra di Storace nel 2013), nel 2021 Vattani viene designato ambasciatore a Singapore, nomina che solleva l’opposizione dell’Anpi e una raccolta firme su Change.org: finisce con una querela e una richiesta di risarcimento per il giornalista ponente, Lorenzo Tosa. Per ora nessuno ferma “Katanga”.

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