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Roberto Giovannini per "La Stampa"
Lo Stato, alla ricerca disperata e continua di soldi da gettare nella fornace del deficit, è sempre più biscazziere. Ma stavolta forse si esagera: tra qualche mese l'Erario forse potrà incassare persino una fetta del danaro che verrà dissipato in circa mille sale di «live poker», dove si giocherà dal vivo, insieme ad altre persone, a Poker, Texas Holdem, e quant'altro.
Non è una notizia di ieri, anche se ieri si è fatto un gran parlare di full, scale e doppie coppie, con la polemica lanciata da Avvenire e l'approvazione di un subemendamento alla legge di stabilità che accelera i tempi perché gli italiani si possano «divertire» giocando i loro soldi a poker. In realtà la decisione fu presa nel luglio 2011 dal governo Berlusconi, in una delle manovre di Giulio Tremonti. Quello che è successo ieri è che la potente lobby del gioco d'azzardo, attraverso i suoi emissari in Parlamento, ha rinviato di sei mesi l'entrata in vigore delle norme del ministro Balduzzi per limitare le ludopatie. Secondo, al contrario ha respinto - con il paradossale aiuto della Ragioneria dello Stato - il rinvio di sei mesi della gara per l'apertura delle sale di «poker live».
Lotto giochi e lotterie per molti sono la «tassa sugli stupidi», secondo una definizione attribuita al Conte di Cavour o a Luigi Einaudi. Vero è che nel 2011 gli italiani hanno speso la bellezza di 80 miliardi di euro nei giochi. Sono 1.333 euro a testa, bambini compresi: una non piccola somma. Di questi 80 miliardi, quasi 14 sono finiti nelle casse dell'Erario. Ossigeno puro per lo Stato, se si pensa che l'Imu ha reso 24 miliardi. E un bel business anche per chi gestisce giochi e affini, visto che i concessionari si sono messi in tasca 9 miliardi.
Tanti soldi, tanto potere, tanta forza in Parlamento. «Vergogna», tuonava un editoriale di Avvenire , dopo aver scoperto che le (timide) misure per limitare gli effetti del gioco d'azzardo patologico volute dai ministri Balduzzi e Riccardi nottetempo erano stati rinviati di sei mesi con un emendamento nella legge di stabilità . Contemporaneamente, a simboleggiare la forza delle lobbies dei giochi, un emendamento di senso opposto presentato dai relatori alla legge di stabilità (il Pd Legnini e il Pdl Tancredi) veniva bocciato.
Prevedeva lo slittamento da gennaio a giugno 2013 della presentazione della gara per l'apertura da parte dei concessionari interessati delle sale di poker «live», che saranno circa un migliaio. Una proposta cassata dalla Ragioneria dello Stato, secondo cui il rinvio di sei mesi non aveva copertura finanziaria, e avrebbe fatto diminuire le entrate fiscali a vantaggio dello Stato legate al gioco del poker. Cassato l'emendamento di rinvio, è passato un subemendamento che ripristina la scadenza per la presentazione dei bandi per il poker live al prossimo gennaio. Lo ha presentato il pidiellino Pichetto Fratin.
Protesta il ministro Balduzzi, protesta il suo collega Andrea Riccardi. Replicano a muso duro da Confindustria Sistema Gioco Italia, l'associazione delle imprese del settore, che negano di essere lobbies irresponsabili e affermano di voler accelerare comunque le misure di informazione per la clientela. Saranno cartelli e messaggi sulla probabilità di vincita e sui rischi del gioco.
In ogni caso, ci vorranno mesi prima che gli appassionati (o i malati) possano schierarsi intorno ai tavoli verdi a suon di colore e poker d'assi. E c'è un'incognita che potrebbe far saltare il banco. A gennaio verrà aperta la gara per le nuove sale, ma come chiarisce l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli prima servirà il varo di un regolamento. E soprattutto, «è in corso una riflessione - si legge in una nota - sulla opportunità di introdurre questa tipologia di gioco che, per la prima volta, vedrebbe fisicamente interagire i giocatori, creando problematiche per i controlli sulla regolarità del gioco e per la prevenzione di eventuali fenomeni di riciclaggio».
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