DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
«Saliamo al Quirinale e chiudiamola qui». Quando nella sede del Pd qualcuno affaccia l' ipotesi di andare da Sergio Mattarella per fermare le ripetute minacce di Di Maio sulla tenuta del governo scatta davvero l' allarme rosso. L' umore è quello del tipo: "a un passo dalla crisi". Da Bruxelles, dove ha preso contatti con i partiti socialisti europei, Andrea Orlando invoca le «mani libere» sulla prescrizione. «Agli ultimatum si risponde con gli ultimatum. La giustizia non è nel programma di governo. Quindi, i 5 stelle fanno la loro battaglia, noi facciamo la nostra. Basta un emendamento e rimettiamo la prescrizione. Poi, si vota. Vediamo come finisce».
roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte
Scontro totale dunque. E basta essere leali a dispetto dei dati di fatto. Le parole di Graziano Delrio a Repubblica erano già molto nette, con il richiamo ai ricatti del capo politico grillino e la possibilità delle elezioni anticipate. «Hai fatto benissimo a dire quelle cose», è stata la reazione di Nicola Zingaretti. «È arrivato il momento di mettere un punto».
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La suggestione della salita al Colle, in piena sessione di bilancio, si è fermata di fronte al senso di responsabilità di Zingaretti e del Pd (quasi tutto). Soprattutto perché nel frattempo sono arrivati messaggi diplomatici dal fronte grillino che smentivano il titolare della Farnesina. Ieri mattina, attraverso i canali parlamentari, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si è affrettato a far sapere al Partito democratico che non condivideva i diktat pronunciati in tandem da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.
Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte
«Cerchiamo una sintesi e la troviamo. Fatemi avere le vostre proposte », è stato il ramoscello di ulivo porto dal Guardasigilli. Che ha avanzato la stessa richiesta agli altri alleati di maggioranza. Per Leu si è messo al lavoro Federico Conte con un testo sulla durata ragionevole dei processi, come è scritto nella Costituzione. Dove il "fine processo mai" non è previsto.
luigi di maio dario franceschini
Zingaretti ha dovuto ricucire lo strappo che si sta allargando anche dentro i dem. Con la linea dura incarnata da Orlando e Goffredo Bettini ormai fiancheggiati dall' iper prudente ex parlamentare Pierluigi Castagnetti contrapposta alla linea morbida di Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e gli altri governisti. Ma anche chi sta nell' esecutivo non necessariamente è per la sopravvivenza a ogni costo.
andrea orlando e nicola zingaretti
giuseppe conte luigi di maio dario franceschini
«Sulla prescrizione si sta tirando troppo la corda», twitta la sottosegretaria allo Sviluppo Alessia Morani. Dando voce al disagio dei democratici, alla pazienza esaurita, al problema di cosa succederà una volta chiusa la manovra economica. Il famoso 2020 che dovrebbe essere l' anno in cui l' esecutivo spiega le ali. Se ci si arriva sano e salvo. I fronti aperti sono sempre di più. Si attende il ritorno del ministro Roberto Gualtieri da Bruxelles per capire come finisce la riforma del fondo salva-stati. Mercoledì si votano le risoluzioni sul Mes e la maggioranza non può dividersi.
Al presidente della Repubblica interessa soprattutto questo passaggio, più della prescrizione o dell' autonomia. Quando è in gioco la credibilità dell' Italia sulla scena internazionale le antenne del Quirinale si drizzano e il capo dello Stato vuole che tutto fili liscio. Ma sulla giustizia il banco può saltare davvero. Walter Verini chiede un impegno «nero su bianco» da sottoscrivere prima dell' anno nuovo, quando scatta la riforma della prescrizione.
Punto per punto vanno definiti i limiti alla durata dei processi che andrebbero infilati nella delega al governo sul processo penale. Delrio prova a tenere i contatti con i grillini dell' esecutivo e a scongiurare strappi dentro il suo gruppo. «Infilare una norma sulla giustizia nel Milleproroghe?
Mi sembra troppo, quel decreto per me non dovrebbe neanche esistere ». Ma Orlando cita espressamente il "Milleproroghe", che si approva solitamente alla fine dell' anno, come uno degli strumenti per mettere con le spalle al muro il M5S. Si mette la fiducia mettendo alla prova la tenuta dei 5 stelle. È un ultimatum, è l' arma finale.
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