DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Leonardo Martinelli per “la Stampa”
Amici per la pelle? Lui, François Fillon, discreto e misterioso, si schermisce sempre sui suoi reali rapporti con Vladimir Putin: «Non ho nessuna relazione personale con lui», ha detto pochi giorni fa l' uomo, che potrebbe imporsi al ballottaggio delle primarie francesi del centro-destra. E forse diventare tra cinque mesi il nuovo presidente della République. Sta di fatto che i due hanno simpatizzato fin dal 2008, quando erano primi ministri dei rispettivi Paesi, a botte di incontri ufficiali e non, ore e ore di conversazioni più o meno riservate.
François è stato visto più volte giocare a biliardo con Vladimir nel palazzotto di Sochi. E, quando, nell'agosto 2012, Fillon perse l'amata madre, presentandosi per l'ennesima volta al cospetto dello «zar», lo trovò con una bottiglia di Mouton Rothschild fra le mani: «Guarda, François - gli disse Vladimir -, è del 1931, l'anno della nascita di tua mamma. Un regalo per te».
Che sia amicizia o meno, Fillon non perde occasione per difendere Putin e un ritorno della Francia a una politica filo-russa. Ha criticato a più riprese François Hollande per il suo insistere con le sanzioni europee imposte alla Russia e per aver annullato la vendita a Mosca delle navi da guerra Mistral, nel pieno della crisi ucraina. Ha lanciato strali contro l'attuale presidente anche quando, nel mese scorso, si è rifiutato di partecipare con Putin all'inaugurazione della nuova cattedrale ortodossa a Parigi. «De Gaulle - fu allora il commento di Fillon - discuteva e si alleava con Stalin per abbattere il nazismo». A questa parola, prego, sostituire «jihadismo».
Sì, perché per l'astro nascente della destra francese la Russia serve a contrastare l'avanzata dell'integralismo islamico. Non solo: un asse Parigi-Mosca (meglio se passa da Berlino) servirebbe alla Francia per sdoganarsi una volta per tutte dagli Stati Uniti. Anche in questo Fillon è un vecchio gollista: bisogna parlare ai russi (erano i sovietici per il generale) per manifestare la propria indipendenza nei confronti degli americani. E oggi, con Donald Trump ai comandi, il messaggio forse passerebbe senza problemi pure a Washington.
Le sue considerazioni non hanno impedito a Fillon di dire, a fine ottobre, alla tv francese: «Si sa che la Russia non è una democrazia. Ma cosa dobbiamo fare: continuare a provocarli, a rifiutare ogni dialogo con loro, spingendoli a essere più violenti e aggressivi e sempre meno europei?». Lo stesso pragmatismo si estende alla Siria di Assad, ancora sulle orme del caro Putin.
«Non ho alcuna simpatia per il suo regime e so che commette dei crimini - ha detto di recente Fillon -, ma Assad è sostenuto da una parte della popolazione e, finché non si capirà questo, non si troverà una soluzione al problema siriano». L'alleanza dei russi con il dittatore di Damasco serve a un buon fine, la sconfitta dell'Isis. E poi il cattolicissimo Fillon non si dimentica dei cristiani d'Oriente: «Questi sanno che se Assad cade, i sunniti prenderanno il potere: per loro resterebbe l'alternativa tra la valigia per l' esilio e la bara».
A Parigi immaginano già Fillon al ballottaggio delle presidenziali contro Marine Le Pen. Che è un' altra «amica» di Putin, con il Front National, che dalle banche russe riceve preziosi finanziamenti. Ebbene, in un caso o nell'altro allo «zar» andrà sempre bene.
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