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Adalberto Signore per "il Giornale"
Certo, a guardare i guai del Pd a via dell'Umiltà fanno fatica a non stappare bottiglie. Perché in pochi avevano immaginato che Bersani & Co. avrebbero tanto penato a star dietro a Monti. E non solo per le grane sull'articolo 18 ma anche perché c'è un pezzo di Pd che non nasconde la tentazione di ribaltare il tavolo e tornare alle urne.
Brindisi congelato perché, a dire il vero, anche nel Pdl qualche incomprensione c'è, visto che l'area degli ex An non ha affatto gradito il vertice Alfano- Bersani-Casini che martedì scorso ha puntellato il governo rilanciando una proposta di riforma elettorale bipartisan (per molti versi alquanto bizzarra).
Un accordo che, con sfumature tattiche diverse, ha mandato su tutte le furie la pattuglia degli ex An. Matteoli e Nania l'hanno detto in chiaro, come pure - seppur più prudentemente - La Russa e Gasparri, mentre Alemanno - che guarda al Terzo polo per la sua riconferma a Roma nel 2013 - s'è limitato a pensarlo. Alla fine, però, hanno ottenuto quel che chiedevano: la convocazione dell'ufficio di presidenza del Pdl perché- dice Matteoli - è «alquanto curioso che si dia già per fatto un accordo su materie così importanti ancor prima che si siamo riuniti i massimi organi del partito».
L'incontro al parlamentino di Palazzo Grazioli si terrà martedì prossimo e il fatto che gli sherpa di Pdl, Pd e Terzo polo,ieri,abbiano raggiunto un'intesa sulle riforme istituzionali lascia pensare che non sarà un appuntamento decisivo. Già , perché il punto è che non solo nel Pdl - ma anche in parte del Pd - la sensazione è che Berlusconi e Monti stiano giocando su «tavolo parallelo».
Con il Cavaliere che fa il possibile per blindare il Professore (tant'è che dà il suo placet all'accordo sulla riforma della legge elettorale che puntella il governo e fa felice il Quirinale), mentre il premier restituisce il favore continuando anche all'estero ad elogiare la responsabilità di Berlusconi (la nascita del «mio governo» - diceva ieri Monti da Tokyo -è legata «al consenso del mio predecessore» e «non è facile trovare un leader che si dimetta senza essere battuto in Parlamento»).
Tra i due, insomma, sembra esserci un certo feeling al punto che in molti non escludono che nelle intenzioni di Berlusconi ci sia quella di sostenere nel 2013 una coalizione guidata dallo stesso Monti o comunque «sostenuta» da una parte dei cosiddetti «tecnici» di oggi. Il che non solo comporterebbe una ricomposizione del quadro politico, ma anche l'archiviazione del Pdl in nome di un contenitore più ampio (allargato non solo ad esponenti del Terzo polo o della società civile, ma anche ai «tecnici»).
Di qui le perplessità di via dell'Umiltà , in particolare degli ex An che sarebbero i primi a perdere rendite di posizione importanti. E se è vero quel che La Russa dice in privato ai suoi («non stiamo difendendo solo noi stessi ma anche Alfano, perché se si apre uno scenario nuovo rischia di fare un passo indietro anche lui») non si può ignorare che a pagare il dazio più alto di un'implosione del Pdl sarebbero soprattutto quelli che sono«scoperti al centro».
Un problema tanto pressante che l' exit strategy è già stata studiata se La Russa assicura che in caso di «accelerazioni al centro» la sua intenzione è quella di «continuare a fare il Pdl con chi ci sta». Nessuna fuga a destra, insomma, e nessuna intesa con Storace. Ma, nel caso, il presidio dell'area pidiellina che dopo la campagna congressuale qualche radice sul territorio l'ha messa. Chissà se domenica- quando gli ex An si riuniranno al Teatro Nuovo di piazza San Babila a Milano per i 60 anni de Il Secolo d'Italia - faranno sentire la loro voce.
Una linea -e questo potrebbe essere il problema - che a Berlusconi dispiace fino ad un certo punto visto che più volte in privato il Cavaliere s'è lasciato andare a considerazioni piuttosto eloquenti: sono stanco di chi fa la fila ad Arcore per consigliarmi «interessatamente» cosa fare.
La tentazione di Berlusconi, insomma, è quella di azzerare tutto e ricominciare da giovani che siano «consapevoli»del mondo che cambia. Possibilmente abbandonando i vecchi schemi. Che non piacciono al Cavaliere e - dicono i sondaggi sul suo tavolo -non piacciono neanche ad un Paese che ormai cavalca l'antipolitica. «E chi ha delle perplessità - ragionava in privato la scorsa settimana Berlusconi -si accomodi pure alla porta...».
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