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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
Andrea Montanari per "La Repubblica"
La notizia che lo stato maggiore della Lega avrebbe fatto quadrato su Roberto Calderoli dopo le sue scuse sulle frasi offensive contro il ministro Cecile Kyenge, era già nell'aria prima dell'inizio della segreteria politica del Carroccio ieri in via Bellerio. A ricompattare tutti i colonnelli leghisti, Umberto Bossi compreso, sulla linea di Roberto Maroni è stato l'ultimatum lanciato al governatore della Lombardia dal premier Enrico Letta: «Stiamo lavorando insieme su Expo, chiuda questa pagina rapidamente o si entra in una logica di scontro totale che non serve né a lui né al paese».
Una doccia fredda che è piovuta su Maroni quando la riunione era appena iniziata. Quando le agenzie hanno battuto le parole di Letta, il leader del Carroccio è andato su tutte le furie. «Cos'è? Una minaccia? Una ritorsione? - ha sbottato sobbalzando sulla sedia - Cosa c'entrano l'Expo e la Lombardia con Calderoli, che oltretutto si è scusato? Ora basta. Questo è un ricatto. Peggio di ciò che ha fatto Calderoli. à chiaro che vogliono strumentalizzarci».
Poi si è attaccato al telefono per cercare di parlare con Palazzo Chigi. Il premier Letta, però, gli ha risposto solo dopo due ore. Un breve colloquio telefonico che sarebbe riuscito solo in parte a ricucire lo strappo. «Volete spostare l'Expo da Milano a Palermo»? avrebbe esordito ironicamente Maroni. Prima di rassicurare Letta sul fatto che dopo Calderoli anche il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini si sarebbe scusato per l'attacco fatto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva irritato il Quirinale.
«à inutile che continuiate a tirarmi per la giacca solo per coprire la vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva - si sarebbe difeso Maroni al telefono -Se il Pd non chiede le dimissioni perché dovrei farlo io con Calderoli, che oltretutto si è scusato e ha telefonato al ministro come gli avevo chiesto. Non vedo cosa posso fare di più. Meglio che la finiamo qui» - avrebbe concluso Maroni.
Ci ha pensato subito dopo il presidente dei senatori leghisti Massimo Bitonci a dire pubblicamente ciò che Maroni non aveva aggiunto: «Se ne vada semmai Letta. Le sue parole hanno il sapore di un messaggio mafioso. Che cosa vuol dire? Che fa chiudere Expo? Sappia che al Nord queste minacce fanno ridere. Pensi alle cose serie. Il governo sta zitto su quello che hanno fatto alla piccola Alua e a sua madre».
In serata, al contrario, Maroni ha corretto nuovamente il tiro. Provando a gettare altra acqua sul fuoco. «Ho parlato con Letta, il caso è chiuso. Non temo ritorsioni sull'Expo» - ha rivelato durante un comizio a Venaria nel torinese.
Sul caso Calderoli, invece, la Lega si è ricompattata. Umberto Bossi in testa. Anzi Il Senatur ieri non ha rinunciato perfino alle sue consuete battute con toni da bar. Come quando ha proposto a Calderoli di provare a chiudere l'incidente con il ministro Kyenge «invitandola a passare una notte riparatrice con lui». Una frase seguita da altre dello stesso livello che pare abbiano lasciato di stucco gli altri presenti. Tra una tirata e l'altra di sigaro tipo Garibaldi.
Nessuna voce contraria, nessun dissenso. Tutti compatti nel respingere la richiesta di dimissioni del vice presidente del Senato leghista che oggi pronuncerà la sua difesa durante il dibattito a Palazzo Madama. Nessun processo a Calderoli che si è limitato a riferito delle sue scuse al ministro Kyenge.
«à stato un errore, ma si è scusato. La questione è chiusa» - ha tagliato corto Maroni. Tutti soddisfatti. Anche se il segretario federale ha ribadito ai presenti l'invito a «non cadere nelle provocazioni o nelle trappole». Incidenti che secondo Maroni possono «solo fare del male al movimento».
Mentre la classe dirigente leghista dovrebbe concentrarsi sui fatti. Come la lotta all'immigrazione clandestina. Invito che è subito stato raccolto dalla segreteria al completo che ha approvato all'unanimità l'annuncio della manifestazione contro gli immigrati clandestini a Torino il 7 settembre. Il via libera alle assemblee provinciali in vista dell'appuntamento dell'assemblea federale in programma a Venezia il 21 e 22 settembre.
Quando la Lega scoprirà le carte sulle sue prossime mosse. Alleanze comprese. Anche se la campagna d'autunno del Carroccio per serrare le fila dei colonnelli e soprattutto rivitalizzare la base scoraggiata e delusa è già iniziata.
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