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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
Il problema di Yanis Varoufakis è che nel partito che lo ha issato sulla poltrona più importante del nuovo governo, qualcuno lo considera ancora un marziano. Nessuna meraviglia, dunque, che nel colloquio di ieri con il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, fosse presente anche un viceministro con la tessera di Syriza.
Il problema è che ogni tanto tentava di ricordare al brillante economista, in teoria suo capo, la linea. E nel ministro tedesco, racconta una fonte presente all’incontro, il duetto ha suscitato qualche meraviglia, «diciamo - sintetizza - che ha gettato un po’ di incertezza sugli interlocutori».
In realtà, siparietti a parte, il bilancio del breve tour tedesco di Varoufakis è amaro. Il ministro si porta a casa l’irritazione per un faccia a faccia cortese ma duro, anche se prevedibile, con Schaeuble. I tedeschi hanno una lunga tradizione di colloqui basati su programmi precisi, ai greci appena insediati mancavano proprio quelli. Varoufakis ha spiegato all’omologo che «il governo è stato fatto in fretta, che deve ancora presentare in Parlamento il programma preciso, e che è ovvio che manchino i dettagli».
Altrettanto ovvio, per Schaeuble, rispondere che «finché mancano, la troika resta». E qualsiasi discussione su un periodo-ponte per superare la fatidica data del 28 febbraio e aprire una finestra temporale per un dialogo con i creditori internazionali, è campata per aria. Stando a fonti greche, Schaeuble avrebbe detto per ora di no ad una soluzione di passaggio.
Dal canto suo, il governo greco non ha alcuna intenzione di chiedere soldi al Fmi o alla Ue. Per non gettare le banche nella disperazione, dovrebbe bastare la linea emergenziale di credito “Ela” concessa dalla Banca centrale greca (e dalla Bce, ma a denti stretti). E per superare il prossimo difficile periodo di negoziato, Atene ha intenzione di trovare soluzioni provvisorie come far comprare dalle proprie banche emissioni governative a breve, da tre o sei mesi.
Ma degli incontri tedeschi, per Varoufakis brucia soprattutto la delusione dopo l’incontro con Mario Draghi. Convinto di poter ottenere dalla Banca centrale europea l’ossigeno necessario per trattare con i partner europei e il Fmi un nuovo programma di riforme e aggiustamenti, il neo ministro delle Finanze greco si è ritrovato davanti un muro. La sua speranza era di trovare nel presidente della Bce l’alleato giusto per riuscire a garantire al suo Paese una sopravvivenza oltre la fatidica scadenza del 28 febbraio, che è il termine entro il quale la Grecia dovrebbe raggiungere una nuova intesa con la troika.
Ma quando Draghi gli ha comunicato l’intenzione di chiudere i rubinetti alle banche elleniche finché non sarà raggiunto un nuovo accordo, Varoufakis è rimasto a dir poco «sorpreso», racconta una fonte governativa. E durante il colloquio, l’italiano è stato chiaro: niente taglio del debito.
E Atene si deve sbrigare a negoziare una nuova soluzione con i partner europei e internazionali. Però, stando alla fonte, Varoufakis conta ora sul prossimo Eurogruppo per ottenere un accordo su un accordo-ponte che possa costringere anche l’Eurotower a riaprire i rubinetti.
VAROUFAKIS SCAMICIATO E SENZA CRAVATTA CON OSBORNE
L’interpretazione ad Atene è molto chiara: quella di Draghi è una decisione «politica». E, tutto, sommato, non ha torto. Dopo lo strappo con il governo Merkel sul Quantitative easing, con il congelamento dei finanziamenti alle banche greche, l’italiano ha voluto sottoscrivere il messaggio dei banchieri del Nord- ed Est Europa e ha voluto evitare un secondo motivo di irritazione a Berlino.
In questo frangente difficile, Francoforte non vuole essere ricattabile. Insomma, mentre nella Cdu, nel partito di Angela Merkel, sta montando un clima ostile verso il negoziato di Atene - ieri il capo dei “saggi economici”, Kurt Lauk, ha avvisato i greci che devono attenersi agli impegni dei governi precedenti, la Bce preferisce sfilarsi dalla partita.
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