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Roberto D'Alimonte e Lorenzo De Sio per il "Sole 24 Ore"
Grillo è il primo partito alla Camera. La distribuzione geografica del successo del Movimento 5 Stelle mostra coordinate inedite. A conferma di un tratto fondamentale di queste elezioni, ci troviamo di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma, che mette in crisi allineamenti territoriali consolidati.
E a questo punto emerge il dubbio che non solo gli allineamenti territoriali, ma anche quelli politici e sociali siano in fase di cambiamento. Da dove viene quindi il consenso di Grillo? Quali sono i ceti sociali che lo hanno premiato? Quali le loro scelte politiche?
à evidente che rispondere a queste domande richiede riflessioni e analisi meditate che riguardano non solo il cambiamento delle scelte degli italiani, ma anche la crisi di fiducia nell'intero sistema della politica. Quello che tuttavia possiamo fare in prima battuta è rispondere a una domanda semplice: da quali partiti provengono i voti al Movimento 5 Stelle? Quali hanno patito di più la concorrenza di Grillo?
Per iniziare a rispondere a questa domanda abbiamo effettuato alcune analisi di flussi, rispettivamente per le città di Torino e Palermo. Piemonte e Sicilia (con il Veneto) sono le tre grandi regioni italiane dove Grillo è il primo partito in quasi tutte le province. Tuttavia al tempo stesso si tratta di due casi estremamente diversi tra loro, e perciò stimolanti: Torino città industriale e postindustriale, con una forte tradizione politica di sinistra; Palermo città dalla realtà sociale complessa, e tradizionalmente dominata dal centrodestra.
Il grafico riporta le matrici di flusso delle due città , calcolate su dati di sezione utilizzando il modello di Goodman. Ogni colonna si riferisce all'elettorato 2008 di un singolo partito: i valori sulle varie righe esprimono quanti elettori di quel partito si sono spostati, nel 2013, sui vari partiti o coalizioni presenti (per brevità abbiamo aggregato i partiti della stessa coalizione 2013). Ovviamente ci concentriamo sulla riga del Movimento 5 Stelle.
Iniziamo da Torino. In questo caso il dato fondamentale è che Grillo ha colpito in modo particolarmente duro la sinistra. Sia per la Sinistra Arcobaleno che per l'Idv i tassi di passaggio verso Grillo sono molto alti: circa la metà degli elettori di questi due partiti (circa il 47% per Sa, circa il 63% per l'Idv, ma con un sensibile margine di errore) sarebbe passata a Grillo nel 2013.
Ma a colpire è anche il dato del Pd: viene stimato circa un 20% di elettori che si spostano verso Grillo. Un dato che, date le dimensioni notevoli del Pd, appare determinante per il successo dell'M5S a Torino. In questo senso appare un netto contrasto con il centrodestra. Qui a soffrire Grillo è la Lega (perdendo circa un terzo dei propri elettori), ma molto meno il Pdl, che perde solo circa un elettore su dieci verso il M5S. Di conseguenza il quadro di Torino è quello di un consenso a Grillo che proviene in misura sensibilmente maggiore dal centrosinistra, e che ha penalizzato il centrodestra in misura inferiore.
Il caso di Palermo appare invece decisamente diverso. Se si eccettua infatti l'elettorato della Sinistra Arcobaleno (ma, di nuovo, le stime per i partiti più piccoli sono spesso instabili), la penetrazione di Grillo è straordinariamente trasversale: sono tutti i partiti a perdere verso il movimento del comico genovese in modo assolutamente simmetrico, con percentuali di elettorato stabilmente comprese tra il 23 e il 30%.
Due situazioni, quindi, divergenti. A testimonianza del punto di forza attuale del l'M5S, ovvero la capacità di raccogliere istanze e punti di vista estremamente eterogenei. A Torino (forse anche in relazione alle vicende della Tav) si vede apparire la matrice originaria, partecipativa e bottom-up, del movimento, che fiorisce in un contesto postindustriale caratterizzato da una tradizione di partecipazione politica.
Non a caso le prime affermazioni di Grillo alle amministrative dell'anno scorso si erano verificate al Centro e al Nord, in contesti di alta tradizione civica. Viceversa a Palermo sembra manifestarsi la componente top-down del successo del grillismo, ovvero l'appello personale del leader (spesso con toni fortemente populisti), che fa leva in modo completamente trasversale sulla protesta anti-establishment (ottenendo consensi anche a destra), in contesti caratterizzati da forte disagio sociale e spesso privi di una specifica tradizione partecipativa.
Si tratta delle due componenti fondamentali che hanno dato origine al successo di Grillo; e che finora hanno convissuto, seppur con alcune tensioni, senza danneggiare il movimento. à però indubbio che l'ingresso in Parlamento di una folta delegazione del Movimento 5 Stelle, con la necessità di affrontare sfide politiche complesse, potrebbe rapidamente portare a una maturazione di questa contraddizione. Di certo si tratta di un quadro da analizzare con lenti diverse da quelle del passato.
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