Grillo studia la coalizione per arrivare al governo insieme alla nuova idv- ingroia verso la candidatura a premier

09 Nov 09:23

Tommaso Labate per Pubblico

In fondo, la domanda Ã¨ la stessa che si fece Lenin agli inizi del Novecento, dando il lÃ a quell'effetto domino che avrebbe portato alla Rivoluzione d'ottobre del 1917. Â«Che fare?Â». E quella stessa domanda, applicata a Beppe Grillo, porta ad altri due punti interrogativi.

Grillo vuole continuare a inanellare successi elettorali rimanendo alla larga - al contrario di quanto gli Ã¨ successo a Parma - dal governo? Oppure se la vuole giocare per davvero, nella prossima primavera, la partita delle partite? La risposta Ã¨ la seconda. Anche perchÃ©, negli stessi giorni in cui isolava la dissidente Federica Salsi accusandola di avere nelle ospitate televisive il suo Â«punto GÂ», attorno al comico genovese ha preso forma un vero e proprio Â«polo GÂ».

Dove la Â«GÂ» sta per giustizialista. Un polo strutturato a mo' di coalizione, in grado di sfruttare l'ultima versione della legge elettorale per provare a vincerle davvero, le prossime elezioni. Fantapolitica? Tutt'altro. Per capire come sta nascendo il cantiere del Â«polo GÂ» bisogna partire da un episodio laterale.

E cioÃ¨ dalla scissione dell'Italia dei Valori. Ma anche dai protagonisti occulti di questa partita. Grillo e Di Pietro, ovviamente. Ma anche, in ordine sparso, Luigi de Magistris, Leoluca Orlando, il sindaco pd di Bari Michele Emiliano. E soprattutto il mister X che potrebbe correre da premier: il magistrato Antonio Ingroia.

IL CASO DONADI Il diavolo, in una storia come questa, si annida nei dettagli. E un dettaglio racconta che da quando ad agosto ha aperto un fronte contro Di Pietro nell'Idv (Â«Scondinzola dietro GrilloÂ», disse al Corriere della Sera) al lunedÃ¬ successivo la puntata di Report sulle proprietÃ immobiliari di Â«ToninoÂ», Massimo Donadi - che ieri ha lasciato il partito - aveva la fila davanti alla porta.

Â«La fila di colleghiÂ», ha confidato ai suoi, Â«che mi imploravano di portarli verso il centrosinistra di Bersani e VendolaÂ». E invece, come nel piÃ¹ clamoroso dei colpi di teatro, proprio mentre Di Pietro annunciava che Â«questo partito Ã¨ mortoÂ», a cambiare il segno a una partita giÃ decisa arriva lui: Grillo. Che, invece di accanirsi contro l'ex pm come avrebbe fatto con qualsiasi altra "vittima" (virgolette d'obbligo) di un caso analogo, non solo assolve l'ex pm. Ma lo lancia come candidato per il Quirinale.

Risultato: Donadi rimane praticamente solo. E Â«ToninoÂ» si conferma sempre piÃ¹ solido alla guida del suo partito. Domanda: perchÃ© il comico genovese ha salvato l'ex magistrato molisano?

IL PATTO Per rispondere a questa domanda, meglio prenderla da un altro verso. Dalla garanzia che i parlamentari rimasti fedeli a Di Pietro si passano di bocca in bocca. Della serie, Â«Tonino ci ha assicurato che faremo l'alleanza col Cinquestelle perchÃ© Beppe vuole vincerle, le elezioni. E ci giochiamo quella riconferma in Parlamento che, a seguire Donadi come "ospiti" nelle liste del Pd, non tutti avremmoÂ». Una garanzia che continua a "reggere" anche dopo che il comico genovese, a parole, ha smentito l'ipotesi. Infatti, smentite a parte, la pattuglia dipietrista segue Â«ToninoÂ». Certa del Â«pattoÂ» con Grillo. E verso il Polo G.

IL REBUS LEGGE ELETTORALE Ma i tormenti dell'Idv, che prima di formalizzare l'alleanza con Cinquestelle cambierÃ nome e simbolo (entro dicembre), non sono l'unico fatto che ha spinto Grillo a "salvare" Di Pietro. Ce n'Ã¨ un altro, che sta maturando proprio dentro il Palazzo: il cambio della legge elettorale. Al di lÃ dell'inserimento di una soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza (per ora Ã¨ al 42,5%), il comico genovese si rende conto che - per sognare il Â«colpaccioÂ» - c'Ã¨ bisogno di una coalizione.

Del Â«Polo GÂ», insomma, le cui fondamenta sarebbero costituite dal tandem M5S-Idv. Un tandem in cui il movimento grillino, come dimostrano tutti i sondaggi riservati, potrebbe comunque ambire al premietto del primo partito, che sarÃ istituito a breve per venire incontro (ma non troppo) ai rimbrotti del partito di Bersani.

GIGI CON ORLANDO ED EMILIANO Ma i confini del Polo giustizialista saranno fissati solo da Grillo e Di Pietro? No. Anche perchÃ© il tandem potrebbe trasformarsi in un triciclo. Secondo uno schema stabilito dai due guru. Quello del software, e cioÃ¨ dei contenuti, che si chiama Marco Travaglio. E quello dell'hardware, e cioÃ¨ della Â«macchinaÂ», che risponde al nome di Gianroberto Calaleggio.

Per rintracciare la Â«terza forzaÂ» del Â«Polo GÂ» bisogna chiamare sulla scena altri tre personaggi. E un progetto, quello della Â«lista arancioneÂ» uscito dal cilindro del primo di loro: Luigi de Magistris. Il sindaco di Napoli, che di Di Pietro Ã¨ sempre stato un oppositore interno, nei mesi scorsi aveva preso di mira anche Grillo. Eppure, proprio nel momento in cui Â«ToninoÂ» era in difficoltÃ e Â«BeppeÂ» l'ha salvato, invece di prendere i classici due piccioni con una fava ha preferito sotterrare l'ascia di guerra.

PerchÃ©? Nel sancta santorum del dipietrismo la risposta che danno Ã¨ una sola: Â«Anche Gigi sarÃ con noiÂ». E non solo lui. Pure Leoluca Orlando, che il 3 novembre scorso aveva detto ad Antonella Rampino della Stampa che Â«non mi interessa il futuro di Di PietroÂ», il giorno dopo ha cambiato registro. Spiegando, senza troppi giri di parole, che Â«sto con Di PietroÂ». E per tre sindaci targati Sel che si sfilano (Pisapia, Zedda, Doria) ce n'Ã¨ uno del Pd che s'avvicina. Chi? Michele Emiliano, primo cittadino di Bari. Che, negli ultimi tempi, s'Ã¨ contraddistinto per le sue difese pubbliche sia di Di Pietro che di Grillo.

DARIO FO IN LOMBARDIA? Ma una coalizione cosÃ¬ composta ha bisogno di un candidato premier. E qui i rumors vanno tutti in un'unica direzione. E cioÃ¨ nell'unico Â«mister XÂ» su cui tutti i protagonisti di questa partita - Grillo, Di Pietro, Travaglio, de Magistris, Orlando, Emiliano, Casaleggio - convergerebbero senza colpo ferire. E cioÃ¨ Antonio Ingroia, il pm palermitano che prima di partire per il Guatemala ha mostrato qualche carta. Â«Io in politica? Mai dire mai. Candidarsi Ã¨ un diritto di tuttiÂ».

E visto che non c'Ã¨ grande spettacolo senza una prova generale ecco che, a fagiolo, arriva la mini-tornata di elezioni regionali del 27 gennaio. Il pacchetto di mischia ha in mente di sperimentare il Â«Polo GÂ» in Lombardia, la regione da cui vent'anni fa un partito Â«di lottaÂ» come la Lega iniziÃ² la sua trasformazione in forza Â«di governoÂ».

Successe quando Marco Formentini spazzÃ² i partiti tradizionali aggiudicandosi la poltrona di primo cittadino di Milano. Era il 1993. Adesso, perÃ², il Â«Polo GÂ» parte dalla Regione, agevolato da una legge elettorale in cui il candidato che arriva primo si aggiudica il posto. Il candidato Ã¨ ancora da scegliere. Ma la squadra ha intenzione di schierare un grosso calibro. Magari, dice un autorevolissimo esponente dipietrista, Â«un premio NobelÂ». E qui la rosa dei nomi si ridurrebbe a uno: Dario Fo.