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Salvatore Garzillo per "Libero Quotidiano"
Rimandati a settembre i pm del processo a carico dell’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Nel corso dell’udienza preliminare il giudice Vincenzo Tutinelli ha chiesto ai pubblici ministeri Antonio D’Alessio e Paolo Filippini di riformulare in un capo di imputazione la descrizione dei fatti contestati al senatore del Nuovo Centrodestra, accusato di aver intascato mazzette dall’imprenditore Pierluca Locatelli in cambio del via libera alla realizzazione di una discarica a Cappella Cantone, nel Cremonese.
Secondo Tutinelli il capo d’imputazione «è strutturalmente diverso da come emerge dagli atti» e, inoltre, dalle carte dell’accusa «non emergono gli atti contrari ai doveri d’ufficio». Dunque, bisogna correggere il tiro e per farlo la Procura ha tempo fino al 26 settembre.
La vicenda è quella che è costata il carcere a Franco Nicoli Cristiani, allora vicepresidente del Consiglio regionale, arrestato il 30 novembre 2011 per traffico illecito di rifiuti e corruzione. Secondo la ricostruzione contenuta nei capi d’imputazione dei pm, Locatelli gli avrebbe versato 100mila euro «al fine di ottenere l’Autorizzazione integrata ambientale» necessaria per aprire la discarica.
I soldi furono trovati in casa di Nicoli Cristiani, in contanti e nascosti in due buste. La cifra sarebbe stata versata «con il consenso e la consapevolezza di Rossano Breno e Brambilla Luigi» (gli ex vertici della Compagnia delle opere di Bergamo, ndr), «che agivano in nome e per conto dei pubblici ufficiali Raimondi Marcello» (ex assessore regionale all’Ambiente, ndr), e «Formigoni».
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI
Giuseppe Rotondaro, ex funzionario dell’Arpa Lombardia al quale sarebbero andati 10mila euro e che per questo è stato arrestato, ai magistrati ha spiegato che quella di Nicoli Cristiani era una «tangente che doveva coprire i costi del tesseramento del PdL in Lombardia», cioè il costo delle tessere intestate a prestanome e poi utilizzate per dare un peso alla corrente di Nicoli Cristiani nel partito. L’ex vicepresidente del Consiglio regionale ha ottenuto i domiciliari il 24 febbraio 2012 dopo 86 giorni di galera. Il gip lo ha scarcerato subito dopo un interrogatorio ritenuto proficuo per l’indagine.
ROBERTO FORMIGONI NELLA FOTO PICCOLA FRANCO NICOLI CRISTIANI
Ma i soldi di Locatelli avrebbero raggiunto anche un altro conto: quella della Compagnia delle Opere di Bergamo, alla quale - e questa è l’accusa che il gup ha chiesto di riformulare - tra «denaro ed altre utilità» sarebbe stato versato oltre un milione di euro per ricompensare Formigoni e Raimondi, ottenendo in cambio «l’approvazione della delibera di giunta regionale».
roberto formigoni e franco nicoli cristiani
La procura è convinta che grazie a quelle mazzette l’imprenditore «si garantiva l’opera di condizionamento, esercitata dai predetti pubblici ufficiali», tra cui Formigoni, «sulle determinazioni dei competenti dirigenti amministrativi». Non solo, nella lista dei destinatari delle tangenti di Locatelli ci sarebbe anche Luigi Brambilla (all’epoca numero due della Cdo bergamasca), servito con 200mila euro, e l’ex presidente di Cdo Rossano Breno, a cui sarebbero arrivati 25mila euro.
È calcolata in 781mila euro la cifra totale sborsata dall’imprenditore «al fine di ottenere i favori dei predetti pubblici ufficiali di area Comunione e Liberazione (...)», «plurime donazioni» per ristrutturare la «scuola privata Imiberg di Bergamo». Questo secondo l’accusa.
Tutinelli, invece, contesta che il quadro probatorio presentato in udienza in relazione alla tangente alla Cdo, non corrisponda alla descrizione dei fatti formulata dalla procura nel capo di imputazione. La soluzione è soltanto una: riscrivere. «Comincia a emergere la verità - ha dichiarato Formigoni - Il giudice riconosce che non ho commesso atti contrari ai miei doveri d’ufficio, l’accusa si sgretola e il prossimo passaggio riconoscerà la mia estraneità ai fatti a me addebitati e la totale correttezza dei miei atti.
I COMPONENTI DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA
Come ho sempre sostenuto - ha aggiunto l’ex governatore a poche ore dalla notizia - la mia giunta ha assunto un atto a tutela dell’interesse della popolazione: eravamo in presenza di una emergenza amianto e la Regione individuò una discarica adatta allo scopo. L’unica adatta in tutto il territorio regionale. Come già il Tar ha sentenziato, il procedimento fu perfettamente corretto. E oggi il gup conferma questa verità».
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