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1. HILLARY CEDE “RENDETE PUBBLICHE LE MIE EMAIL”
Francesco Semprini per “la Stampa”
Gli sforzi con cui Hillary Clinton vuole dimostrare la sua assoluta trasparenza sulla vicenda delle mail ufficiali spedite da un account personale quando era segretaria di Stato non placano polemiche e sospetti nei suoi confronti.
Hillary Clinton rompe il silenzio su quello che è stato bollato come «email-gate», spiegando di voler rendere pubblica la sua voluminosa corrispondenza. «Ho chiesto al dipartimento di Stato di renderle pubbliche il prima possibile. - scrive su Twitter - Mi è stato detto che saranno divulgate quanto prima». Il Dipartimento di Stato conferma: «Faremo i controlli il più rapidamente possibile. Dato però il volume dei documenti, ci vorrà del tempo».
E il tempo potrebbe essere decisivo in questa nuova vicenda che rischia di minare la solidità di quella che viene considerata la front-runner democratica nella corsa presidenziale del 2016. La Commissione d’inchiesta sull’attacco all’ambasciata Usa di Bengasi ha infatti presentato un’ingiunzione per acquisire le email.
E con i repubblicani pronti a incalzare, per Hillary sarà determinante che le sue email siano pubblicate entro la primavera, scadenza prefissata per l’annuncio della sua discesa in campo per la corsa alla Casa Bianca.
Gli sforzi con cui Hillary Clinton vuole dimostrare la sua assoluta trasparenza sulla vicenda delle mail ufficiali spedite da un account personale quando era segretaria di Stato non placano polemiche e sospetti nei suoi confronti.
Hillary Clinton rompe il silenzio su quello che è stato bollato come «email-gate», spiegando di voler rendere pubblica la sua voluminosa corrispondenza. «Ho chiesto al dipartimento di Stato di renderle pubbliche il prima possibile. - scrive su Twitter - Mi è stato detto che saranno divulgate quanto prima». Il Dipartimento di Stato conferma: «Faremo i controlli il più rapidamente possibile. Dato però il volume dei documenti, ci vorrà del tempo». E il tempo potrebbe essere decisivo in questa nuova vicenda che rischia di minare la solidità di quella che viene considerata la front-runner democratica nella corsa presidenziale del 2016. La Commissione d’inchiesta sull’attacco all’ambasciata Usa di Bengasi ha infatti presentato un’ingiunzione per acquisire le email.
E con i repubblicani pronti a incalzare, per Hillary sarà determinante che le sue email siano pubblicate entro la primavera, scadenza prefissata per l’annuncio della sua discesa in campo per la corsa alla Casa Bianca.
2. SCANDALO EMAIL: I DUBBI SU HILLARY
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Prima che Chelsea se ne vada a studiare al college devo farmi spiegare come funzionano queste benedette email». Una Hillary Clinton (foto) che da «first lady» (la frase è del 1996, con Bill presidente) sembrava a disagio, come qualunque altra mamma, davanti alla nuova tecnologia.
Ne è passata di acqua sotto i ponti: vent’anni dopo «nonna Hillary», in procinto di spiccare di nuovo il volo verso la Casa Bianca (stavolta da titolare) deve vedersela col caso della sua posta elettronica scambiata quando era Segretario di Stato. Messaggi conservati non negli archivi elettronici del governo, ma in quelli privati della famiglia Clinton.
I repubblicani, che già mesi fa attaccarono l’ex capo della diplomazia Usa per la segretezza delle sue comunicazioni, sono di nuovo all’offensiva. La Clinton si difende con un «tweet» nel quale auspica che le sue 55 mila email «private», consegnate a dicembre al dipartimento di Stato su richiesta del governo, vengano rese pubbliche appena possibile. I 55 mila messaggi messi a disposizione del governo non sono però l’intero archivio di Hillary, ma solo le email che, secondo lei, hanno un valore pubblico.
È giusto sospettare e torchiare la ex «first lady» davanti a tanta, ingiustificata segretezza? Qualche repubblicano accusa addirittura Hillary di aver violato il Federal Record Act. Ma la legge è del 1950: Internet nemmeno esisteva. Per il team dei Clinton questa è un’altra tempesta in un bicchier d’acqua. Magari saranno gli stessi repubblicani ad archiviarla se troveranno qualcosa di più succoso su cui attaccare i Clinton. Ma è questo che comincia a preoccupare la sinistra americana.
elizabeth warren hillary clinton
È giusto puntare tutto su un unico cavallo che potrebbe essere azzoppato, da qui alle elezioni del 2016, da uno scandalo improvviso o da qualche problema di salute? Nel partito cresce il desiderio di alternative reali, se necessario. Ma la panchina è corta e leggera: la senatrice Elizabeth Warren è troppo a sinistra. L’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley, l’unico che si è fatto avanti fin qui, è un peso piuma.
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