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Marco Zatterin per "la Stampa"
Abito scuro, espressione seria, giornata nera. Un anno esatto dopo essere stato eletto presidente della Republique, François Hollande arriva a Bruxelles per discutere l'agenda della ripresa nel momento in cui i numeri proclamano la recessione francese. «Succede a noi come agli altri, la Germania sta appena meglio», puntualizza l'uomo dell'Eliseo, «deluso» per gli effetti del Patto Ue per la crescita del giugno 2012. Nonostante i dati, scommette, «il momento peggiore è passato». Certo, «la situazione è grave». Non rinnega le esigenze di rigore però invoca flessibilità e impegni comuni per invertire il ciclo.
L'appello di Hollande è a fare squadra. Il capo della Commissione Ue, José Manuel Barroso, nega che abbia alcun senso immaginare un partito del rigore contro quello dello sviluppo. Il presidente francese fa suo il concetto parlando del governo Letta. Come la Francia, dice, «vuole che la crescita e l'occupazione giovanile siano prioritarie», sempre con la determinazione «a rispettare gli impegni» presi con Bruxelles. Ammette che c'è feeling con Roma, ma ciò non vuol dire fare fronte contro Merkel: «Non sarebbe nell'interesse dell'Ue».
Oltre alla perdita di competitività imputata a quasi tutti da Barroso, Hollande elenca tre motivi per cui le cose sono andate male: l'accumulo di politiche di austerità ; la mancanza di liquidità ; la perdita di fiducia della zona euro. Per questo spera nel rilancio a portata di mano: la stabilità ritrovata di Eurolandia; il calo dei tassi; il rafforzato coordinamento delle politiche economiche; la possibilità di correggere le linee di risanamento.
L'ultimo punto è un chiaro riferimento al modo nuovo di affrontare il Patto di stabilità che «non è cieco», ricorda Barroso. La Francia sta per ottenere due anni di tempo in più per il consolidamento, tempo che servirà per intervenire sul motore visto che con le riforme «siamo andati lontano, tuttavia non abbiamo finito». Servono mosse su crescita e competitività , «avere qui la stessa determinazione mostrata nel correggere i bilanci».
Cruciale diventa allora il vertice Ue di giugno. «Siamo stati lenti», concede Barroso. Insieme, i due presidente parlano di fondi per giovani e tirano nuovamente in ballo la Bei. C'è la volontà , ma non le idee. «Prima del vertice vedrò la Merkel - rivela Hollande -. Ci intenderemo». Stavolta, però, non basteranno cifre costruite con la fantasia. Il continente non può permettersi altre parole.
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