
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
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Alla fine, ci sono riusciti alla prima votazione: anche il Quirinale e' in quella materia melmosa di colore scuro. Detto in termini più civili, anche l'istituzione di garanzia e' stata trascinata nella contesa politica, ed era l'unica cosa che speravamo venisse evitata. à la Caporetto del duo Bersani/Berlusconi, coppia appena nata e già nel pantano.
I 521 voti a Marini Franco significano una cosa sola: il centrosinistra si è frantumato, dietro un segretario che per 45 giorni ha chiesto in ginocchio accordi a Grillo Beppe e poi, in una notte, ha fatto un accordo di segno totalmente inverso con Berlusconi Silvio, che ha portato con se' anche la Lega.
Cosa può succedere nelle prossime trentasei ore, che sono cruciali per il Paese e non soltanto per i minuscoli protagonisti che sono nelle Camere riunite in seduta comune?
Uno. Quel che resta del Pd ripropone insieme al suo segretario la candidatura di Marini, con questa tattica: votare scheda bianca nella terza e quarta votazione (quelle dove ancora serve la maggioranza qualificata di 672 voti), e rivotare Marini alla quarta dove servono 508 voti. Si tratta solo di 13 voti in meno rispetto a quelli ottenuti oggi, ma si tratta di una operazione estremamente rischiosa perché altri tredici voti possono facilmente mancare. Se si dovesse fermare solo a 507 sarebbe davvero la fine.
Due. Se questi tredici voti alla quarta votazione effettivamente mancassero, ci sarebbe un clamoroso rompete le righe effettivo e può succedere di tutto, testimoniando la fine dell'ultimo maldestro tentativo di tenere insieme,sia pure tardivamente, i pezzi di un sistema marcio.
Tre. Nelle famose 36 ore di cui sopra, una parte del Pd può chiedere le dimissioni di Bersani, cosa che indebolirebbe ancora di più il tutto.
Quattro. Prodi Romano e D'Alema Massimo sono gli spettatori più interessati dopo la quarta votazione. Sono in agguato, ma rischiano anche loro di essere travolti dallo tsunami della frantumazione del Pd e dal "liberi tutti" rispetto a qualsiasi schema governato da intese tra leader.
Cinque. Franco Marini, che era già stato candidato nel 1999 quando poi venne eletto Ciampi, vinse la corsa alla presidenza del Senato nel 2006 con 165 voti. Solo che alla regia e tra i senatori c'era Francesco Cossiga, intelligenza politica coesiva che oggi manca al duo Bersani/Berlusconi.
Sei. Grillo Beppe ha ottenuto un buon successo con i 240 voti di Stefano Rodota'. A questo punto gli va bene comunque. E se anche venisse eletto Marini alla quarta votazione può un minuto dopo scrivere sul suo blog che hanno spaccato il Paese e che il nuovo Presidente e' stato eletto anche con i voti decisivi degli incompatibili.
Sette. La votazione di oggi segna la fine dei franchi tiratori, che potranno rientrare (forse) in servizio dalla quarta. Un intero partito che va dappertutto meno che nella direzione indicata dal suo capo e' una storia diversa da quella, persino in certe occasioni nobile, dei franchi tiratori.
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