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SCHULZ DA KAPÒ A KO. PERCHÉ MERKEL RIVINCERÀ A MANI BASSE LE ELEZIONI IN GERMANIA
Simone Santucci per ofcs.report - https://ofcs.report/
Tutti i sondaggi confermano che, ancora una volta, sarà Angela Merkel a vincere le prossime elezioni politiche del 24 settembre. Essersi aggrappati come ad un’àncora di salvezza al secondo politico tedesco più noto in Europa, ed averlo messo di corsa alla guida di ormai un moribondo partito socialdemocratico, non basterà a riportare l’SPD al governo.
Troppo forte, forse più di prima, il consenso che sin dal lontano 2005 permette a Frau Merkel di guidare, senza troppe preoccupazioni, la principale potenza comunitaria. Nonostante Schulz sia in campagna elettorale da quasi un anno e rappresenti, per tedeschi e non, la personalità più blasonata che l’SPD potesse spendere, la Germania, con ogni probabilità, deciderà di non cambiare, confermando così, per la quarta volta di fila l’ex ministro di Kohl. Vista da questo scorcio la Germania rappresenta un unicum che va al di là dei confini dell’Europa.
Neanche i miti del novecento europeo come Churchill, De Gaulle e Thatcher erano arrivati a tanto: il primato Kohl, ancora in cima alla lista dei capi di governo durati più a lungo, comincia a tremare. Analizzare i fattori che determineranno questo nuovo probabile successo può essere semplice, financo banale. I risultati, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Mai come oggi la Germania è stata più forte.
A parlare è l‘Ocse, con i dati sul diffusi pochi giorni fa nel suo consueto rapporto sulla crescita: con una media punti di 112,6 nell’ultimo trimestre Berlino si conferma perno e traino della crescita continentale, permettendole così di veleggiare ad oltre 2 punti di percentuale di prodotto interno lordo. Il biennio di stagnazione 2008-2010 a segno negativo è, a differenza di altri autorevoli concorrenti, solo un triste ricordo. Nessun altro, in Europa, può vantare questi numeri e a Berlino lo sanno bene.
Ma non è solo il quadro economico e finanziario a sorridere. Piaccia o no, anche dal punto di vista politico, la Germania, si caratterizza come un esempio virtuoso, reso possibile sia dalla ormai consolidata stabilità di governo (nonostante tre governi a coalizione, due con l'SPD e uno con i liberali) e sia dalla lungimiranza di alcune scelte (vedi alla voce migranti) che le permettono, a lungo andare, di rivendicare con successo l’aver intrapreso delle scelte impopolari. Il tutto a differenza di altri concorrenti, come l'Italia.
Vuoi per una maggiore capacità, vuoi per la sua secolare caparbietà, la Germania ha reso possibile declinare in pochissimo tempo un modello di integrazione efficace e coerente trasformando, grazie ad un giusto e mix di investimenti pubblici mirati, l’iniziale l’emergenza in un modello economico vincente. I migranti oggi in Germania, più che un costo per le finanze pubbliche, sono un vantaggio.
E la pax sociale che, da ben dodici anni regna in questo Paese, nonostante qualche preoccupante segno di rafforzamento delle forze politiche xenofobe che emergerà domenica, ne è la dimostrazione più lampante. Non è forse solo un'operazione retorico affermare, con una certa convinzione che, dalle parti di Berlino, all’interno di un modesto appartamento in affitto, viva l’unico statista europeo degno di quest’appellativo. I tedeschi lo hanno capito. E forse, stavolta, pure qualcuno fuori dai confini teutonici.
1. SCHULZ, L' ULTIMO COMIZIO È UN FLOP "SENZA DI NOI ADDIO AI DIRITTI"
Walter Rauhe per ''la Stampa''
La Piazza dei Gendarmi non è sconfinata e senza volto come così tante altre piazze della capitale tedesca, ma quasi intima e accogliente nella sua cornice neoclassica. Ma anche questo piccolo salotto storico di Berlino era gremito ieri sera solo per metà in occasione del comizio conclusivo del candidato socialdemocratico alla cancelleria, Martin Schulz, e le circa seimila persone accorse ad ascoltarlo sarebbero potute passare anche come i rifugiati ugonotti scacciati quattro secoli fa dalla Francia di Luigi XIV dopo la revoca dell' Editto i Nantes.
I Re di Prussia li accolse a Berlino e dedicando a loro lo splendido «Duomo francese» sulla centralissima Gendarmenmarkt. I militanti seduti ieri sulle scalinate della chiesa apparivano a loro volta un po' spaesati, affranti, quasi «bastonati» ed intimiditi dallo sfarzo architettonico della piazza e anche dagli obbiettivi dei tanti fotoreporter e ed operatori televisivi.
Gli applausi più scroscianti che hanno interrotto il lungo comizio sono arrivati ogni qualvolta Schulz ha accennato all' avanzata della destra populista dell' Alternative für Deutschland - i «becchini della democrazia» che minano le basi della convivenza civile e della tolleranza rischiando di rientrare per la prima volta in un parlamento tedesco dai tempi della Repubblica di Weimar. Invitando ad opporsi a questa nuova minaccia, al candidato socialdemocratico riesce uno di quei pochi momenti di vera enfasi e di sincero sdegno in grado di elettrizzare la piazza.
Sui volti di alcune persone più anziane spunta anche qualche lacrima. Ma restano momenti isolati nella cronologia automatica di un discorso ripetuto da Schulz centinaia di volte nelle scorse settimane. I successi raggiunti dall' Spd all' interno della Grosse Koalition - dal salario minimo garantito al diritto di matrimonio per i gay, dal contenimento del caro affitti alla garanzie per legge di un posto negli asili nido pubblici.
«Molti mi accusano che è difficile distinguermi da Merkel», grida con voce ormai rauca l' ex presidente dell' Europarlamento, «non è colpa mia se la cancelliera ci ruba le idee per spacciarle poi come le sue». Senza l' Spd al governo in Germania tornerebbero la freddezza sociale, la disuguglianza, le ingiustizie salariali e avrebbero il sopravvento i «falchi» che ai tempi della crisi dei bilanci nell' Eurozona piantarono in asso la Grecia. «Quando sarò cancelliere garantirò per i valori che hanno fatto grande la Repubblica federale», promette in modo poco convincente il quarto candidato contro Merkel nella storia tedesca.
Molto lascia intendere che anche lui è destinato però a fallire come prima di lui Schröder, Steinmeier e Steinbrück. L' Spd potrebbe incassare il peggior risultato della sua storia. «Mai più grande coalizione» è scritto sul cartello sorretto da un giovane ragazzo.
Secondo lui l' Spd ha bisogno di rigenerarsi all' opposizione per concentrarsi su un vero programma di sinistra come quello di Corbyn in Gran Bretagna. E chissà se per un' attimo Schulz si sia chiesto se ne sia valsa la pena di abbandonare la scena europea, per cimentarsi nel vespaio politico casalingo.
2. FISCHI E SLOGAN ANTI-MERKEL "CON ME CONFINI PIÙ SICURI" - ANGELA CONTESTATA A MONACO, IN PIAZZA ANCHE TURCHI E OPPOSITORI
Francesca Sforza per ''La Stampa''
«Un' atmosfera grandiosa», così uno dei candidati bavaresi della Csu aveva appena definito la Marienplatz, nel centro di Monaco, tirata a lucido per il comizio finale di questa niente affatto scontata tornata elettorale tedesca. Ma è bastato che la cancelliera Angela Merkel salisse sul palco perché l' affermazione suonasse grottesca, ai limiti dell' irriverenza.
Una pioggia di fischi ha infatti scandito ogni passaggio del suo discorso. Ed è stato chiaro sin dall' inizio, per lei, che il punto non sarebbe stato contrastarli o, peggio, tentare il dialogo con la piazza, ma arrivare alla fine. Così è stato, anche se a un certo punto - con l' aria visibilmente affaticata - ha dovuto riconoscere l' umore circostante: «Non si costruisce il futuro del Paese con i fischi e con le urla», ha detto.
Amore mai sbocciato Non è un mistero che tra Merkel e la Baviera l' amore non sia mai sbocciato: troppo dell' Est lei, troppo cattolici loro.
E quindi a poco è valso impostare il discorso dell' ultimo comizio elettorale prima del voto sull' importanza della famiglia e sulla forza dell' esempio bavarese per il resto della Germania: «Nei prossimi quattro anni ci impegneremo negli investimenti per l' istruzione, perché i nostri figli non devono solo saper leggere, scrivere e far di conto, ma anche essere preparati alle sfide del mondo digitale, e chi meglio della Baviera sa quanto l' innovazione, lo sviluppo della tecnologia e la ricerca siano importanti?».
I cartelli contro Ma non è servito, i fischi sono continuati, e in piazza hanno cominciato ad alzarsi cartelli aggressivi: «Merkel odia la Germania», «Merkel ha fatto i campi di concentramento in Libia», «Merkel muss Weg» (forse lo slogan più gettonato dell' intera campagna), Merkel deve andare via.
Neanche il passaggio sul l' importanza di tenere fermo ai confini - «E finché le frontiere esterne non saranno sicure controlleremo anche i confini interni» - ha strappato un applauso. Figuriamoci quando è stato sollevato il problema dell' ordine mondiale e del pericolo atomico.
Non tutti agitatori Il dialogo tra piazza e cancelliera non è mai iniziato, ieri sera, e quindi qualsiasi cosa avesse detto avrebbe ricevuto sempre e solo fischi. Giunta al termine del discorso, non un minuto di meno non uno di più del previsto, la cancelliera ha frettolosamente raggiunto l' uscita, accompagnata dalla scorta e da schiamazzi offensivi.
Ma chi c' era ieri sera nella rabbiosa piazza di Monaco?
Alcuni erano chiaramente agitatori dell' AfD, ma non troppi per la verità, anche perché a qualche centinaio di metri, sulla Rinderplatz, i candidati dell' estrema destra tenevano un loro striminzito comizio davanti a una settantina di elettori e curiosi. «Se la Merkel continuerà a essere cancelliera - ha detto il candidato Horst Schmuller dal palco AfD - state sicuri che non ci sarà più posto per comizi della Csu sulla Marienplatz».
Altri invece avevano l' aria di tedeschi qualunque, alcuni anziani - a sentirne i discorsi rispondenti al profilo del classico elettore della Csu - altri ragazzotti, molti di ritorno da un incontro di calcio, moltissimi dall' Oktoberfest e non esattamente sobri. In un' aiuola appena fuori la piazza si erano radunati un gruppo di turchi, diversi uomini e qualche donna velata, ma hanno preferito rimanere in silenzio.
Una signora in burqa ha assistito immobile all' intero discorso, e si contavano anche numerosi rappresentanti di comunità asiatiche.
GERMANIA CONGRESSO AFD SCONTRI
Nelle ultime file, ai margini della piazza, una signora anziana e ben vestita scuoteva la testa: «Ma perché fanno così? - si chiedeva a mezza voce rivolta alla piazza fischiante - non si rendono conto di cosa ci può succedere senza la Merkel?».
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