DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Nel cammino finora spedito verso la normalizzazione e l’accettazione sociale, il Rassemblement national conosce in queste ore qualche difficoltà. Nonostante la cordialità di Marine Le Pen e le esibite origini piemontesi di Jordan Bardella, perfette per farne un modello di integrazione riuscita, una frase di qualche giorno fa riapre un tema centrale […]
Ma chi è francese? Chi può definirsi tale senza avere nulla da temere? Se, grazie alla retorica anti-stranieri, il Rassemblement national conquistasse la maggioranza assoluta e Bardella la poltrona di primo ministro, chi avrebbe motivo di preoccuparsi?
jordan bardella al salone della difesa terrestre Eurosatory
Solo i migranti e i clandestini, specie quelli che commettono reati, oppure anche gli stranieri che vivono e lavorano in Francia da decenni? E i tanti bi-nazionali che hanno passaporto francese e di un altro Paese, fino magari ai milioni di francesi di origine straniera che il 30 giugno e 7 luglio andranno alle urne come gli altri?
«I francesi di origine straniera o di nazionalità straniera che lavorano, pagano le tasse, rispettano la legge e amano il nostro Paese non hanno niente da temere», ha detto Jordan Bardella venerdì 14 giugno durante un intervento televisivo.
Come se esistessero francesi di serie A e di serie B: i primi, i Jacques Dupont, che non devono dimostrare nulla e possono stare comunque tranquilli; i secondi, per esempio i Jordan Bardella o meglio ancora i Mohamed El Maghribi, che potranno restare in Francia, ma a condizione di fare i bravi.
Marine Le Pen si è incaricata di smontare il caso attribuendo la frase di Bardella alla stanchezza, ma il lapsus, se di questo si è trattato, riporta in primo piano una questione che attraversa l’estrema destra da sempre, ovvero la distinzione risalente al primo dopoguerra tra français de souche e français de papier, tra veri francesi sin dalle origini e gli altri, sospettati di essere tali solo nei documenti ma non nel cuore e nell’anima.
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Il deputato Sébastien Chenu, che potrebbe ambire a un posto da ministro in caso di vittoria RN, annuncia in tv che non si potrà più avere la doppia nazionalità, tranne forse per i cittadini europei, perché «non puoi essere francese per certe cose e uruguaiano per altre». Chenu fa l’esempio di un franco-uruguaiano per evitare quello, l’unico che conta, dei franco-algerini e franco-marocchini, che dopo le vittorie dell’Algeria o del Marocco scendono in strada a festeggiare occupando gli Champs Elysées con immensa irritazione del RN e dei suoi elettori. Anche qui, dopo qualche ora il deputato Chenu precisa e dice che «Marine Le Pen ha rinunciato a questa misura».
Ma resta un fatto: nella proposta di revisione costituzionale da sottoporre a referendum, che è tuttora al centro del programma del Rassemblement national, è prevista di nuovo una distinzione tra francesi: a quelli bi-nazionali verrebbe vietato l’accesso agli impieghi «nell’amministrazione, nelle imprese e nei servizi pubblici», come nella Francia collaborazionista di Vichy (1940-1944), quando la funzione pubblica era riservata ai francesi di padre francese. […]
JORDAN BARDELLAjordan bardellaJORDAN BARDELLA -MATTEO SALVINI SELFIE CON JORDAN BARDELLA
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