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Giovanna Casadio per âLa Repubblica'
«Il pressing sul governo per il nuovo patto di coalizione sta prendendo piede in tutto il Pd». Dopo lo scivolone su "Fassina chi?", Matteo Renzi ragiona a mente fredda. Smaltita l'irritazione per le dimissioni che il viceministro ha attribuito proprio alla sua battuta, il segretario incassa un appoggio di fatto dei "giovani turchi" e di altri pezzi della minoranza del partito. L'incontro con il premier Letta è previsto a Palazzo Chigi in settimana. Ma da domani sono in calendario anche i colloqui con i leader politici sulla legge elettorale.
Un'agenda fitta, quella di Renzi. Mentre la segreteria potrebbe slittare al 15 gennaio, alla vigilia della direzione in cui i Democratici terranno la prima resa dei conti dell'era renziana. E entro venerdì Renzi dovrà decidere se ricandidarsi a primo cittadino di Firenze.
Il segretario non parla di rimpasto, giudicandolo parola e pratica della vecchia politica, però è evidente che se Letta pensa a un cambiamento della squadra e lo coinvolge, il segretario è pronto a dire la sua, a indicare le persone che meglio porterebbero avanti le priorità , a cominciare dal Job Act e dalle questioni cruciali dello sviluppo economico. Fuori dal patto di governo vuole invece che resti la riforma della legge elettorale.
«La debolezza dell'esecutivo è sotto gli occhi di tutti», ripetono i renziani. L'intervista al ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomani su Repubblica viene giudicata eccessivamente ottimista. Sandro Gozi, renziano, dice che la visione è troppo rosea e afferma che la stabilità da sola non basta e «senza un piano serio di riforme istituzionali, economiche e sociali, la crescita non arriverà ».
Il Pd di Renzi batte sempre sullo stesso tasto, che è quello del cambiamento e dell'ammodernamento del paese. Apprezza i tentativi del governo Davide Zoggia, ex responsabile dell'organizzazione nella segreteria di Epifani: «Se meno tasse sono l'obiettivo del governo, il Pd non può che sostenerlo per consolidare la ripresa».
Ma sul segretario continuano a piovere critiche per il "caso Fassina". L'Unità attacca Renzi con durezza e sarcasmo. Una vignetta di Staino riproduce la battutaccia renziana per tutti i membri della segreteria: "Morani chi?"; "Bonaccini chi?"... per dire che nessuno li conosce. E in un commento di Claudio Sardo, ex direttore del quotidiano, il neo segretario è sotto tiro: «Avere vinto le primarie così nettamente non legittima un potere assoluto né autorizza a interpretare il mandato come una cambiale in bianco».
Contrattacca Maria Elena Boschi, alla quale in segreteria Renzi ha affidato la partita cruciale delle riforme: «Un viceministro all'Economia si dimette per motivi di dissenso forte con il governo, se non riesce a portare a casa i risultati che vorrebbe nell'interesse dei cittadini. Non per cercare di fare il leader di un'opposizione interna». La questione Fassina comunque - sottolinea - «penso sia più un problema per Cuperlo e per Orfini». Prende le distanze sia da Renzi ma anche da Fassina, Matteo Orfini, portavoce dei "turchi": «Hanno torto tutti e due», perché il segretario si è comportato «da guascone» ma il vice ministro non doveva mollare.
RENZI-FASSINA
cancellieri saccomanni letta
LETTA E SACCOMANNI images
CLAUDIO SARDO
Maria Elena Boschi e Marianna Madia
MARIA ELENA BOSCHI
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