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Questi timbri in metallo sono stati usati dalle SS per tatuare i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz. Sembrano degli strumenti di tortura e lo sono stati. Oggi fanno parte della collezione in mostra all'Auschwitz Museum di Oswiecim, in Polonia.
Nel 1940 i primi prigionieri (soprattutto sovietici) avevano un numero di identificazione sulla divisa, ma molti indossavano divise di prigionieri morti e questo creava enorme confusione alle guardie naziste. Meglio imprimere il numero sul petto, a sinistra. Un singolo colpo: si perforava la pelle e si colava l'inchiostro nelle ferite, così si formava il tatuaggio.
Presto i nazisti trovarono un metodo più veloce e efficace. Invece del timbro usarono un ago attaccato a un portapenne. Il tatuaggio non era più sul petto ma sul braccio.
Contrariamente a quello che si crede, Auschwitz fu il solo campo di concentramento dove i tatuaggi identificavano i prigionieri. E, se così si può dire, era quasi un segno di fortuna perché chi non veniva tatuato era considerato inadatto al lavoro e giustiziato immediatamente.
Nel 1943 la pratica del tatuaggio riguardava tutti i prigionieri, donne e bambini inclusi. L'unica eccezione era per i prigionieri tedeschi.
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