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Liana Milella per "la Repubblica"
Un fantasma sta togliendo il sonno ai componenti berlusconiani della giunta per le elezioni ed autorizzazioni del Senato. In queste ore si sono convinti - o li hanno convinti - che su di loro grava un'enorme responsabilità , quella di un possibile arresto del Cavaliere. Che c'entra, viene da chiedersi, se la giunta deve solo applicare la legge Severino e prendere atto che l'ex premier è stato condannato a più di due anni, quindi deve lasciare il posto di senatore? Qui sta il punto.
Quello che spiega i disperati tentativi - ultimo quello del "neo costituzionalista" Brunetta - di allontanare il più possibile nel tempo non solo il voto, ma anche il dibattito in giunta. La paura, come spiega un'ottima fonte del medesimo Pdl, è che una volta "nudo", privato dello scudo di parlamentare, Berlusconi non finirà in galera per via della condanna di Mediaset, ma per mano di una procura della Repubblica in Italia che spiccherà un mandato d'arresto.
Bisogna partire da qui per capire non solo che cosa succederà domani sera, dopo le 20, nella giunta per le immunità - dove non accadrà nulla, ci sarà solo un rinvio a settembre - ma anche per spiegarsi la profonda irritazione dei parlamentari di Berlusconi contro i grillini. I quali, tra Senato e Camera, ieri si sono scatenati contro Silvio.
A palazzo Madama l'ex capogruppo Vito Crimi, dicono nel Pdl, "non ha fatto altro che girare con un foglio in mano per spiegare che l'M5S stava lavorando per cacciare subito, già domani, Berlusconi dal Parlamento". A Montecitorio i grillini hanno cercato di cancellare il famoso comma 01 della legge Cirielli che garantisce a chi più di 70 anni di non andare in galera.
Il deputato Andrea Coletti, nell'ambito del contestato decreto Cancellieri sulle carceri, ha proposto l'emendamento, ha "sfidato" Pd e Sel a votarlo, si è scontrato ("Fate togliere la sambuca dalla buvette la mattina") con il Pdl Maurizio Bianconi, ma alla fine ha perduto. A votare a favore della proposta, che avrebbe eliminato il famoso comma introdotto nel 2005 per salvare l'over 70 Cesare Previti e che adesso torna utile per il Cavaliere, sono stati solo quelli dell'M5S.
Ma al Senato è del tutto impossibile che M5S spunti un'accelerazione in giunta. In molti chiederanno di "fare in fretta". Il Pd Felice Casson parla di "andare avanti subito perché la causa di decadenza sopravvenuta con la condanna Mediaset è sicuramente preliminare al caso dell'ineleggibilità ".
Lo stesso presidente della giunta Dario Stefà no non intende concedere dilazioni, ma i tempi stavolta sono dettati dalla procedura e dalle richieste del Pdl. Ecco il parere del relatore Pdl Andrea Augello: "Ci sono ancora iscritti a parlare sul caso precedente. Poi ci sono gli ovvi tempi tecnici, acquisire tutte le sentenze, dare a Berlusconi un tempo congruo per esercitare il suo diritto alla difesa e presentare memorie, poi il Senato chiude per ferie, e ovviamente io avrò bisogno di tempo per leggere una marea di carte e presentare la mia relazione".
Ma l'oggetto preliminare della lite è se la legge Severino si possa effettivamente applicare ad un "vecchio" reato precedente alla norma con una pena pure indultata. Brunetta la considera incostituzionale. Peccato che, a parte le sentenze del Consiglio di Stato del 6 febbraio scorso (numero 695) e della prima sezione civile della Cassazione (13.831/2008) - anticipate ieri da Repubblica- sul punto della retroattività si possono citare altre due sentenze, questa volta della Consulta. La 132 del 2001 e la 118 del 2013.
Entrambe riguardano l'incandidabilità rapportata a una condanna penale. Sono simili. Spiegano che "le fattispecie di «incandidabilità », e quindi di ineleggibilità , si collocano su un piano diverso rispetto a quello delle pene, principali ed accessorie.
Esse non rappresentano un aspetto del trattamento sanzionatorio penale derivante dalla commissione del reato, e nemmeno una autonoma sanzione, ma piuttosto il venir meno di un requisito soggettivo per l'accesso alle cariche stabilito, nell'esercizio della sua discrezionalità , dal legislatore al quale la Costituzione (articolo 51) demanda il potere di fissare «i requisiti » in base ai quali i cittadini possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza".
Ma il Pdl è sordo, chiederà subito di convocare il gotha dei costituzionalisti per prendere tempo. Casson polemizza: "Come mai solo ora il Pdl solleva tutti questi dubbi mentre a dicembre ha votato in silenzio?". Il Senato chiude venerdì. Si materializza il rischio che faccia prima la Corte d'appello di Milano a ricalcolare l'interdizione.
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