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M. Mo. per "La Stampa"
Mille frustate, dieci anni di prigione e l'equivalente di 260 mila dollari di multa: è la sentenza con cui il tribunale di Gedda ha concluso il processo a Rael Badawi, il blogger fondatore del «Saudi Liberal Network».
Arrestato nel giugno scorso e già condannato a 7 anni e 600 frustate, il blogger a malapena trentenne si è visto aumentare in appello la pena a causa degli «insulti all'Islam» commessi online.
Per Suad al-Shammari, co-fondatrice dello stesso network, la «repressione del regime saudita si è abbattuta su di lui non solo per le rivelazioni che ha firmato su eccessi, scandali e violazioni di diritti» ma in quanto «Raef Badawi ha osato spingersi fino a proclamare il 7 maggio 2012 Giornata del Liberalismo in Arabia Saudita» per sottolineare come «serve un modello alternativo, opposto a quello basato sulle fatwe religiose».
«A voler una pena così pesante nei suoi confronti sono stati i leader religiosi - sostiene Suad al-Shammari in una dichiarazione all'Afp - che hanno chiesto al governo una punizione esemplare nei suoi confronti».
In particolare le denunce del blogger si erano infatti concentrate sui vertici e la gestione della «Commissione per combattere il vizio e promuovere la virtù» ovvero l'organo di Riad che si cura di mantenere il rispetto del pensiero e dei valori wahabiti in Arabia Saudita.
Per Amnesty International parla Philip Luther, direttore delle attività in Medio Oriente e Nord Africa, secondo il quale «Badawi è un prigioniero di coscienza in quanto la sua unica occupazione è stata tentare di creare un network pacifico dove ogni cittadino saudita poteva esercitare il diritto alla libertà di espressione».
Rael Badawi
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ARABIA SAUDITA INTERNET
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