DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Filippo Sensi per "Europa Quotidiano"
Sul sito di palazzo Chigi, l'appuntamento c'è: «Giovedì 12-15 luglio, Sun Valley, Idaho Usa. Partecipazione alla Allen & Company Sun Valley Conference». Ma se chiedi, visti i chiari di luna dell'eurogruppo a Bruxelles, nessuno conferma ufficialmente la partecipazione di Mario Monti. Tanto più che non è proprio usuale che un premier partecipi a un simile appuntamento, un summit annuale che riunisce i colossi del mondo dei media e della Silicon Valley.
Gente come Mark Zuckerberg e Bill Gates, Eric Schmidt di Google e Jeff Bezos di Amazon, Dick Costolo di Twitter e Rupert Murdoch. Invitati dal 1983 da una banca d'affari specializzata nel settore con tutte le garanzie del caso: massima segretezza sulla lista degli invitati (tanto che loro, ovviamente, non confermano a Europa la presenza del premier), consegna del silenzio sui panel e i temi trattati, niente giornalisti tra i piedi. Che ci fa, allora, Monti a Sun Valley, stazione sciistica con retrogusto di Ernest Hemingway, come ricorda sul suo blog Mario Platero, nume tutelare del Sole 24 Ore in America, primo ad accorgersi dell'appuntamento americano del premier?
Facile immaginare la curiosità che questo mondo di tycoon possa avere nei confronti della delicatissima situazione europea. Con corpose quote di mercato e investimenti sulla piazza del vecchio continente, legittimo immaginarsi cosa chiederanno i media mogul al primo ministro italiano, fresco di decisioni prese a Bruxelles, se decidesse davvero di andare. Tanto da ipotizzare addirittura un ruolo semiufficiale di Monti in Idaho, a rappresentare nella sua interezza una Unione europea mai così divisa.
Ogni anno alla Sun Valley Conference è previsto un ospite «politico», ammesso alla ospitalità casual di Allen & Co: una volta il re giordano, un'altra il presidente colombiano, c'è sempre un leader internazionale da servire a una selezionatissima platea che muove quantità inimmaginabili di denaro. E Monti, in effetti, per la sua storia personale e per l'uso di mondo maturato in questi anni, ha le caratteristiche perfette.
Non fosse altro perché in club esclusivi, amanti della Chatham rule (la clausola di riservatezza rivolta ai partecipanti), il premier pare muoversi a suo agio. Gli appassionati di complotti, Trilaterali e Bilderberg avranno di che speculare (e, d'altra parte, in una delle sue scappate transoceaniche Monti fece un figurone al Peterson Institute, un altro cenacolo dei cosiddetti poteri forti).
Ma il presidente del consiglio, in un contesto in cui si fanno affari a molti zeri, potrebbe invece contribuire a mandare un segnale di fiducia per l'Europa e l'Italia a una business community un po' in ansia. Consolidando quell'immagine di «amico americano» che la Casa Bianca vede di buon occhio, come broker del delicato negoziato con gli altri partner Ue, Merkel in testa. A novembre negli States si vota, e non solo in Idaho.
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