DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
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Il Renzi che verrà. Dopo aver anticipato il ribaltone di Matteuccio da Rignano, Dagospia ora può raccontare cosa gli frulla in testa al nuovo leader di Italia (redi)Viva. Il suo diario dei sogni, tutte cose che sarebbero impensabili se in Italia ci fosse qualche altro leader di centro-sinistra. Invece il toscano ha un segretario Pd che non vuole fare il premier, un ex premier (Gentiloni) che voleva riprovarci ma è stato spedito a Bruxelles, e un paio di sotto-renzini (Sala e Calenda) che piacciono tanto nelle Ztl cittadine ma che per il grosso degli elettori sono dei semisconosciuti incapaci di empatia politica.
Per prima cosa, Renzi ha predisposto una frattura ''soft'': con lui sarebbe passata solo una truppa di fedelissimi, il minimo necessario per fare un gruppo alla Camera e uno al Senato, più qualche spicciolo per stare sicuri.
Uno dei pochi a rifiutarsi pur essendo stato chiamato espressamente è stato Graziano Delrio, uno che non ama le emozioni forti. Questa manfrina dei renziani al di qua e al di là della barricata serve intanto per avere più posti di governo e sottogoverno. Se Scalfarotto, Bonetti, e Bellanova entrano in Italia Viva, Guerini, Ascani e la Malpezzi restano nel Pd, così da sdoppiare le cadreghe: se avesse fatto prima la scissione, il numero di posti per i renziani si sarebbe ridotto drasticamente.
In più, lasciando nelle retrovie i suddetti (più Lotti e Marcucci), avrà sempre delle sentinelle che gli riferiranno quello che accade nel Pd. Se il suo piano dovesse funzionare, e i suoi consensi dovessero crescere nei prossimi mesi, al momento giusto anche la parte rimasta nel Pd sarebbe pronta a migrare. Non c'è fretta: l'obiettivo è non andare a votare prima del tempo.
Lotti che resta di là è un bonus-malus. Bonus per Renzi che si tiene lontano dai suoi pasticci giudiziari. Malus per Zingaretti e il pd che si trovano in casa la rogna Consip e Csm.
Il bullo toscano è convinto che la nuova politica si fa solo con un leader carismatico. Fa a tutti una testa così con Trump, Putin, Macron, Merkel… La sua idea è la stessa di Salvini: vuole i pieni poteri, per ora nel suo partito. Non a caso Giuseppe Sala, che sperava di prendersi il Pd e gli elettori (fu) renziani, ha ricordato che Matteo non riesce a fare squadra, ''a stare in una comunità collaborativa''. È un solista, tutti devono rispondere a lui. Ieri sera da Vespa non faceva altro che ripetere “i miei senatori, i miei deputati”.
Il passo successivo è trovare il nemico, sgombrando il campo. E qui non ha dubbi: la lotta sarà tra lui e Salvini, Matteo contro Matteo. Ha ''accettato'' la sfida di Vespa di fare un dibattito con il leghista, in realtà lo brama e lo prepara da mesi. Tanto sognava la tenzone con il nemico sovranista che nei mesi scorsi è andato ad allenarsi all'estero, nella tv francese, dove si è scontrato con la Le Pen.
abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi
In questo piano, Zingaretti non esiste. Il modello era quello immaginato da Calenda, la sfida tra repubblicani/europeisti contro sovranisti/autoritari. Renzi crede che dopo qualche anno di campagna mediatica, magari tenendo duro fino al 2023, sarebbe lui a uscirne vincitore (auguri). Il centrosinistra non si è evoluto, come all'epoca di Berlusconi ha sempre bisogno del suo cattivo per restare unito e punterà tutto su Salvini, che pure ha tutto l'interesse a replicare questo modello. Il duello televisivo sarebbe il primo punto su cui costruire la strategia futura. A ''Porta a porta'', parlando dei soldi russi, ha fatto capire che intende schierare l'artiglieria pesante contro il Truce.
L'ORGANIZZAZIONE DEL NUOVO PARTITO
Felice come una Pasqua è la Boschi, sia perché si è tolta di mezzo Lotti con cui non andava d’accordo (ed evita il contraccolpo mediatico in caso di condanna Consip). E poi perché finalmente avrà di nuovo un ruolo, quello di capogruppo alla Camera di Italia Viva.
Renzi vuole aggregare al gruppo in Senato il democristiano Casini e il socialista Nencini, che grazie a un trucchetto procedurale garantirebbe l'esistenza stessa del gruppo.
Ah, non dimenticate: ogni cosa che fa Renzi è studiata a tavolino ed eseguita al momento giusto. Ha voluto la Bellanova come ''front-woman'', tanto da citarla in maniera ossessiva in ogni intervista, sia per il suo passato da sindacalista convertita al jobs act (cosa che la fa odiare dalla sinistra ''pura''), sia e soprattutto per la sua immagine, di donna vittima di ''bullismo politico'', porta-bandiera da usare come ariete sulle questioni di genere e persino di fat shaming.
A differenza di Salvini che ha la Bestia, Renzi ha un filo diretto con i soliti: il caymano Serra, Oscar Farinetti, Maria Elena, ma poi decide sempre lui, che si sente la stella polare. Per dare la sua intervista di addio non ha scelto una renziana come la Meli sul ''Corriere'', ma la Cuzzocrea su “Repubblica”, giornale che ultimamente non gli è certo amico. Una scelta anche lì ponderata in ogni dettaglio.
La cosa più divertente è la risposta in cui dice che lui di nomine non si occuperà, per poi lanciare messaggi chiarissimi. Ha espresso tutta la sua stima per Starace (Enel), ma forse ci ha nascosto una pillola velenosa, visto che l'endorsement renziano lo può mettere in cattiva luce coi 5 Stelle. Nel Movimento nessuno lo ama. Se Zingaretti e persino Fassino sono politici rispettati tra i grillini, Renzi è davvero odiato da tutti.
Quindi chi lo conosce e ieri ha letto le belle parole su Starace, ha letto in realtà una vendetta toscana nei confronti di un manager che ha osato avere un buon rapporto coi 5 Stelle, con Di Maio che a Cernobbio incensava l'Enel come perno delle future politiche green.
Come mai invece non ha speso una singola parola sull’Eni, dove pure ha nominato Descalzi al vertice contro il parere di tutti i suoi consiglieri? Non gli perdona l'essere passato poi con Salvini, che espresse pubblicamente il suo sostegno all'ad Eni (''lo stimo e lo ringrazio, il sistema paese deve difendere le grandi aziende''), ed era pronto a riconfermarlo anche in caso di condanna in primo grado, con uno slancio che non passò inosservato dalle parti di Renzi.
In questa sventagliata vendicativa ha ovviamente citato anche la fusione Leonardo-Fincantieri, perché rimprovera a Gentiloni la nomina di Profumo (come avete letto su questo sito). Ha già chiesto ai suoi di avere un rendiconto finanziario di Leonardo. E ha già in mente un progetto con Giuseppe Bono di Finacantieri e Cdp di Palermo per mettere in piedi questa fusione che darebbe alle due aziende maggior peso a livello internazionale.
IL GRUPPO CARFAGNA
Berlusconi non si fa vedere né sentire, a parte il pranzetto con Salvini in cui ribadisce l'alleanza per le regionali, e allora per puntellare il nuovo governo si parla di Mara Carfagna come alleata renziana in chiave anti-Salvini. Il burattinaio di tutto è in realtà Gianni Letta, che ha anche un rapporto diretto con Conte. Solo il vecchio Gianni resta canale ufficiale del Banana nei palazzi romani. Confalonieri a fine anno andrà in pensione, e il suo essersi salvinizzato non lo aiuta nelle trattative, cosa che in Mediaset mette in bilico anche la posizione di Mauro Crippa.
Ma la Carfagna, che ha dalla sua 10 senatori e 30 deputati, non si unirà al gruppo renziano. Resta dentro Forza Italia e crea un gruppo autonomo, pronto a votare i provvedimenti del Conte-bis caso per caso. Letta in tal caso potrà scambiare il lavoro fatto a favore della stabilità del governo con le uniche questioni che interessano a Berlusconi: il tetto pubblicitario, i membri dell'AgCom e il conflitto d'interessi.
MATTARELLA TRANQUILLIZZA CONTE
Ieri Conte è andato in visita da Mattarella, e lo ha trovato più tranquillo del previsto. La scissione di Renzi era attesa, e se l'aspettava. Sergione ha spiegato a Conte che l’intento di Renzi è diventare leader, ma solo dopo la sfida contro Salvini, che è il suo vero nemico. Il Conte-bis intende sostenerlo fino alla fine, anche per avere il tempo di mettere in atto il suo piano. Non gli interessa farlo cadere prima del previsto.
Giuseppi era arrivato parecchio alterato: mi sono tolto un Matteo arrogante per trovarmene un altro? Ma al Quirinale gli hanno ricordato che se non fosse stato per Renzi e la sua apertura ai grillini, lui a quest'ora doveva tornare a fare il professore/avvocato (come lui stesso aveva annunciato improvvidamente all'apice della crisi estiva tra i gialloverdi). Insomma, se Conte ha un ''-bis'' da attaccare al nome lo deve proprio alla smania di potere di Renzi…
Stando al governo e parlando da leader di partito e non più come capo ufficioso della minoranza Pd, il ducetto avrà voce in capitolo sul successore di Mattarella. Naturalmente si opporrà a Prodi e ha in mente di proporre al momento giusto un nome al di fuori della scena politica, una figura che possa andare bene anche ai 5 Stelle. Un giurista, un esperto di diritto costituzionale, un Sabino Cassese più giovane.
RENZI FUNZIONA FINO AL CONFINE, FUORI NON LO AMANO
Come è stata accolta la scissione in Europa? A parte Macron, non bene. Alla Merkel, Renzi non è mai stato simpatico. Arrogante, toscanaccio, non gli ha mai perdonato il licenziamento dell’ambasciatore Sannino a Bruxelles, sostituito da Calenda (che poi ha lasciato il posto dopo pochi mesi tra i fischi dei diplomatici europei). Non importa. Al momento Bruxelles è pronta a dare la massima flessibilità possibile all'Italia giallo-rossa.
Gualtieri sta studiando la riforma del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. E per strappare qualche elettore leghista, una politica di incentivi per le piccole e medie imprese. Con quali soldi, è ancora impossibile saperlo. Dipenderà tutto dai trucchi contabili che si inventeranno per smontare il Patto di stabilità senza doverlo riformare (i premier dell'Europa del Nord non saprebbero come spiegarlo ai loro elettori).
PROSSIMO STEP: LA LEOPOLDA
Alla Leopolda (18-20 ottobre) si annuncerà il programma di Italia Viva, il suo organigramma, e poi partiranno i soliti tavoli programmatici, ognuno dedicato a un argomento. Comitati civici saranno istituiti in ogni città (molti erano già partiti l'anno scorso), avranno una sede autonoma e auto-finanziata.
Il colpo gobbo – e qui la sfida è ai 5 stelle – sarà la nascita di una piattaforma internet che vuole scimmiottare più i MeetUp delle origini che Rousseau (non certo un modello da imitare), con un’app a disposizione degli iscritti per fare proposte, commentarle e interagire con gli altri iscritti.
Anche dal palco della vecchia stazione fiorentina, Renzi ripeterà che assolutamente non andrà contro il governo. Dirà che il suo partito riuscirà ad aggregare più persone e aumenterà il bacino di consensi del Conte-bis. Ovviamente nasconderà il fatto che lui, nei suoi sogni, sarà il prossimo premier.
La sua road map: crescita dei consensi di Italia Viva> elezione presidente repubblica > elezioni politiche > lui che torna a Palazzo Chigi in assenza di altri leader in casa Pd. L'obiettivo non è far crescere Italia Viva ma la sua figura carismatica. Come in Francia: tutti dicono ''il partito di Macron'' e i macronisti, nessuno dice en marche!, il suo partito.
Il taglio dei deputati ci sarà, con conseguente modifica della legge elettorale. Gli sherpa del Pd stanno già copiando il sistema elettorale tedesco: proporzionale con sbarramento al 5%, e un governo che non cade se non c’è la sfiducia. Cioè il contrario di quanto accaduto quest'estate…
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