
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
1- I VALORI DELL'ITALIA
Massimo Gramellini per "la Stampa"
L'alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L'alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono.
Finge di non sapere che l'immagine del sindaco di Napoli che omaggia l'ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell'autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città .
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po' di dignità . Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell'Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l'Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
1 - DI PIETRO, IL FIGLIO DI PAPÃ CHE SPACCA L'ITALIA DEI VALORI
NEL PARTITO CONTESTANO LA SUA CANDIDATURA. LUI: NÃ MI SPEZZO NÃ MI PIEGO, IO PEDALO
Mattia Feltri per "la Stampa"
â'Agli ordini!», dice Cristiano Di Pietro con l'intonazione rurale del padre. Roba di provincia, roba che vuole essere schietta e infatti il figlio di Tonino sta facendo su e giù per la regione, «mi alzo alle otto di mattina, parto con gli amici e con il furgone, si va in un comune, ci si sta tre o quattro ore a parlare con le gente, nei mercati, per la strada, poi si va in un altro Paese... E se avanza tempo si prende scopa e colla e s'attaccano i manifesti».
Quello di Cristiano è da vedere, c'è lui coi capelli impomatati all'indietro, il pizzetto, la camicia bianca e tesa su un corpo che ha ospitato chilogrammi di lasagnette e cavatelli âncatenati, una gigantesca sveglia rossa e blu con la scritta «svegliamo il Molise». «Oggi sono nel matese», dice. à sull'Appennino sannita ed elenca le tappe del giorno, e a sera posterà sul suo sito (cristianodipietro.it) i filmati, totali sui campi di girasole, dettagli rugosi di vecchi seduti allo struscio, pezzi di comizio, dichiarazioni d'intenti.
Sono comunque ore un po' così, anche Anna Di Pietro - figlia di secondo letto di Tonino, ventitré anni, laureata in giurisprudenza alla Bocconi, spigliata, simpatica, titolare di un eloquio inedito in famiglia - reagisce risentita agli indici puntati: «Io non posso fare l'avvocato, il giudice, l'imprenditore, il politico (e aggiungerei qualsiasi altro lavoro perché tanto si sa, i figli di politici son tutti piazzati).
Sono disoccupata, laureata e cerco lavoro onestamente. Sono ad un bivio della vita che mi rende triste, smarrita e con tanta voglia di scappare lontana. Ma poi scappare verso cosa se ho sudato come tutti gli altri per stare onestamente nel mio Paese?». Lo scrive sul sito di un amico, «e poi mi sono detta: oddio! Ho firmato col nome di mio padre!». Perché anche i figli di Di Pietro scoprono quotidianamente quanto sono pesanti certe generalità .
à tutto cominciato col documento diffuso domenica dall'Italia dei Valori, sezione di Termoli (il più importante centro industriale della provincia di Campobasso) i cui componenti si sono dimessi dal partito in protesta con la «concezione familistica e/o privatistica» per cui Renzo Bossi, il figlio di Umberto, e Nicole Minetti, l'amica di Silvio Berlusconi, sono entrati nel Consiglio regionale lombardo.
Ce l'hanno con Cristiano (candidato al Consiglio del Molise alle elezioni del prossimo 16 ottobre) per il dolore del padre Antonio: «Sono paragoni ingenerosi», dice dopo aver registrato un messaggio video per la Rete nel quale ha difeso il diritto del figlio a fare politica come tutti gli altri.
«Ma certo. Mica è nel listino bloccato come la Minetti, e mica ha avuto la strada spianata come il Trota! Sono dieci anni che Cristiano fa la gavetta, attacca i manifesti, conta i voti che prende», dice Tonino intanto che Cristiano dialetticamente lo emula alla grande: «Facciamo a capirci... A diciotto anni mi sono arruolato in polizia, ho fatto la squadra scorte, ho fatto la squadra volante e poi come tutti i figli mi sono innamorato del mestiere di mio padre. Ma quelli di Termoli mi contestano per il mio cognome, non mi contestano per quello che fin qui ho fatto o non ho fatto».
Dunque, consigliere comunale a Montenero di Bisaccia, il paesone del padre, nel 2005. Consigliere provinciale nel 2006 (quando resta invischiato nel caso Romeo, da cui esce lindo), di nuovo consigliere comunale di Montenero nel 2010, «e su cinquantotto candidati sono quello che ha preso più voti. La prima volta mi avranno anche votato perché mi chiamo Di Pietro, ma la seconda volta mi hanno votato perché mi conoscono.
E adesso, se vogliono, mi votano pure per il consiglio regionale». Certo che, per essere un ragazzone di 37 anni, sposato con Lara (di Montenero anche lei), tre figli gemelli, uno dei quali si chiama Antonio («con mio padre ho un rapporto splendido, siamo amici, lui mi chiama il suo fratellino minore...»), non sembra una carriera folgorante.
Ma qui, come era ovvio, subentrano questioni di purissima faida locale, con quelli di Termoli avvelenati per l'epurazione del notaio Vincenzo Greco (ex sindaco non iscritto all'Idv e non amatissimo da Di Pietro), che uno dei dipietristi dimissionari, il commercialista Giuseppe Gallo, definisce «scomodo per tutti». Ora, dice Gallo, Cristiano non ha più avversari in lista, «e anche per lui sarebbe stato meglio essere eletto in competizione con concorrenti veri. E poi lui, come dice il padre, è bravo ad attaccare manifesti, e magari noi ne abbiamo attaccati meno, ma sa, siamo notai, avvocati, commercialisti... E con Greco di cose ne abbiamo fatte a Termoli».
In effetti al posto di Greco, nel listino bloccato, compare Antonio D'Ambrosio, del Pd, non precisamente un purosangue: è giunto ultimo con 500 voti in tutto il Molise alle primarie per la scelta dello sfidante al governatore pidiellino Michele Iorio. La strizzata d'occhio al Pd è forse un ponte fra la bega di strapaese e la politica nazionale, ma qui quello che conta è il piglio di Cristiano: «Caro mio... Che ti debbo dire?... Io né mi spezzo né mi piego. Io pedalo!». E conta un po' anche l'abbacchiato Tonino, che gira e rigira si ritrova nello stesso pantano degli altri: «Ma lo sa che Annina firma i curriculum col cognome di sua madre?».
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA…
DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE…
DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL…
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…