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URSULA VON DER LEYEN HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO…
L’ANNUNCIO DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE: “CHIUSO L’ACCORDO SUL MES. CI SARÀ UN NUOVO ROUND ALLE CAMERE, A GENNAIO, PRIMA DELL’EUROGRUPPO” - NELLE COMUNICAZIONI AL PARLAMENTO, GIUSEPPE CONTE RIBADIRÀ LA LOGICA DEL “PACCHETTO”, CHE OLTRE ALLA RIFORMA DEL FONDO SALVA-STATI COMPRENDE IL PRIMO EMBRIONE DI UN “BILANCIO DELL'EUROZONA” E IL COMPLETAMENTO DELL'UNIONE BANCARIA…
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
1 - M5S, ACCORDO CHIUSO SUL MES. CONFERMATA LOGICA PACCHETTO
(ANSA) M5s, accordo chiuso sul Mes ++ Confermata logica pacchetto
2 - M5S, SU MES NUOVO ROUND A CAMERE IN GENNAIO. PRIMA DELL'EUROGRUPPO PREVISTO NEL 2020
(ANSA) M5s, su Mes nuovo round a Camere in gennaio ++ Prima dell'Eurogruppo previsto nel 2020
3 - FONDO SALVA-STATI, OK DEL GOVERNO I GRILLINI IN RIVOLTA
Federico Capurso per “la Stampa”
La riforma del Mes dovrà essere adottata in maniera «progressiva» e con il «coinvolgimento del Parlamento». Limando i dettagli intorno a questi due princìpi, le forze di maggioranza hanno raggiunto nella tarda serata di ieri l' accordo sul testo della risoluzione che verrà votata oggi, prima alla Camera e poi in Senato, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte sul prossimo Consiglio europeo.
È la prima vera partita del governo giallorosso e il presidente del Consiglio la giocherà cercando di non entrare nei tecnicismi del Meccanismo di stabilità europeo.
«Il testo è stato molto semplificato rispetto all' ultima bozza», fanno sapere da palazzo Chigi. Conte ribadirà, piuttosto, la logica del «pacchetto», che oltre alla riforma del fondo salva-stati comprende il primo embrione di un «bilancio dell' Eurozona» e il completamento dell' Unione bancaria.
Poi, giocherà la carta del rinvio del voto finale sulla riforma a Bruxelles. Questione di prudenza. Perché se da una parte non sembrano profilarsi pericoli per il passaggio della risoluzione, con una maggioranza «semplice» da raggiungere nelle Camere e solo una manciata di voti contrari in arrivo dalle file del Movimento 5 stelle, dall' altra rimane, nel sottobosco del gruppo grillino, la convinzione che in sede europea sarà difficile, quasi impossibile, ottenere le modifiche desiderate. E il conseguente pericolo - avvertito da Luigi Di Maio - di dover tornare sotto il fuoco leghista tra meno di due mesi, magari senza l' ombra di un trofeo da brandire.
Se nel Pd si respira un clima disteso - con il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola che da Bruxelles plaude alla «coalizione di governo che ha lavorato in maniera serena, unitaria» -, nel M5S Di Maio è costretto a serrare le file dei suoi in una riunione a palazzo Madama. I senatori gli tributano un applauso, lui offre una prospettiva che vada oltre il Mes e la legge di bilancio, mettendo sul tavolo a partire da gennaio un nuovo crono-programma di governo, ma restano molte le voci critiche.
Come quelle dei senatori Mario Giarrusso, Danilo Toninelli e Elio Lannutti, o di Gianluigi Paragone, da sempre contrario all' impianto di riforma del Mes, al cui voto contrario si dovrebbero aggiungere quelli di Alvise Maniero alla Camera e, in Senato, di Ugo Grassi e di Stefano Lucidi, che attacca: «Non siamo stati interpellati per la stesura del testo della risoluzione. E quando lo abbiamo chiesto, ci siamo sentiti rispondere dal nostro capogruppo che siamo in troppi e si sarebbe fatta confusione. Una follia».
L'obiettivo, anche nel caso di un ok finale alla risoluzione, è quello di non scendere a palazzo Madama sotto la soglia psicologica dei 161 voti. Ecco perché potrebbero diventare fondamentali anche i voti dei senatori fuoriusciti dal M5S, come Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Elena Fattori. Certi della loro opposizione sono Lega, Forza Italia e Fratelli d' Italia, che presenteranno proprie risoluzioni alternative, anche se continua il tentativo di arrivare a un testo unico del centrodestra. Proprio dall' opposizione, sulla scia delle polemiche montate intorno al Mes, finisce nel mirino il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri per l' apertura a un «tetto per i titoli di Stato» che qualcuno aveva letto in alcune sue dichiarazioni di questi giorni.
Ipotesi smentita con forza dallo stesso Gualtieri, a cui non piace la possibilità di introdurre una valutazione di rischio dei titoli, ventilata a livello europeo. E sulla stessa linea trova concordi i principali rappresentanti delle istituzioni economico finanziarie e delle grandi aziende italiane, dal presidente dell' Abi, Antonio Patuelli, a quello di Confindustria Vincenzo Bocca, fino alla presidente dell' Ania Maria Bianca Farina.
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