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Barbara Palombelli per "il Foglio"
Sembrava di sognare. Cinque politici, la donna al centro come nelle migliori performance dei Ricchi e Poveri e del Quartetto Cetra di antichissima memoria, in piedi e vestiti da recita scolastica. Nessuna rissa, nessun insulto, nemmeno la più piccola insinuazione (e nemmeno la difesa del povero D'Alema, ormai bersaglio fisso del sindaco Renzi, ma Bersani un po' di coscienza non ti rimorde?).
Sorrisi, calore ostentato e finto, e frasi di convenienza. Uno show indolore, prezioso per Laura Puppato e Bruno Tabacci, finalmente a loro agio. La scena ricordava quelle cerimonie in cui, dopo la funzione, gli amici ricordano il defunto. In piedi, davanti al microfono, l'abito scuro. Un conduttore, l'ottimo Semprini, che sembrava un pilota automatico: tot secondi, tot replica. Nemmeno una smorfia dalla pur colorita platea, niente che facesse pensare che eravamo a Milano.
Diciamo che potevano essere anche su Marte, ci avremmo creduto. Quando teorizzavamo che il mezzo era il messaggio - usando McLuhan come ci faceva comodo - non sbagliavamo. La scelta di Pier Luigi Bersani di sceneggiare il confronto con gli avversari in quel di Sky avrebbe portato a questo risultato asettico. Chi si aspettava qualcosina di più autentico e di più somigliante ai cazzotti sotto la cinta che si scambiano da mesi il segretario e il rottamatore, si illudeva. A Sky, per definizione, non succede niente. Qualunque cosa accada, il freezer registra la stessa temperatura.
Migliaia di ore di telegiornali, di interviste, di rulli informativi senza una sbavatura, senza scosse e senza emozioni. Mai un conduttore che si mette per sbaglio le dita nel naso, mai una conduttrice che si ritocca una ciocca dei capelli (devono essere plasticati prima delle dirette), mai un errore. Lo studio del tg somiglia a uno di quei moderni laboratori di analisi cliniche, dove gli schermi ti sparano la tua scoliosi o la tua risonanza magnetica.
Spesso immagino che chi parla indossi un camice bianco, tanto sono asettiche le notizie, i toni, le scalette. Dev'essere stata una scelta di zio Rupert Murdoch, che comprò la ditta dopo vari passaggi: visto che in Italia non si sa mai, meglio non sbilanciarsi. E perfettamente interpretata dal mitico Emilio Carelli e ora dalla professionale Sarah Varetto. Un tg rassicurante. Quasi una sala operatoria, dove il sangue c'è ma non si vede, coperto dai volti immobili. Elegante, minimalista, sobrio più del governo tecnico.
Mille morti in un terremoto vengono raccontati come un pareggio della Juve. Loro, i ragazzi al microfono, sono assolutamente credibili e non lottizzabili in alcun modo, nemmeno il look uniforme - tardo Rinascente - ci potrebbe illuminare sulle loro preferenze politiche.
Non ci sono gruppettari, né tatuaggi o piercing, non si abbronzano né d'estate né d'inverno (e lo credo. I turni massacranti dalle parti della Salaria, in quegli studi fuori dal mondo, non aiutano le carnagioni). Se questa è l'informazione che piace al nuovo Pd e alla coalizione di centrosinistra che gareggerà nelle prossime settimane, tutti dovranno alleggerire il proprio stile. Quello che è successo in tv lunedì sera non cambierà di un millimetro la politica, ma potrebbe essere l'inizio di una piccola rivoluzione televisiva.
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