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Annalisa Cuzzocrea per "La Repubblica"
Un patto, fatto e siglato, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi. Dopo i pasticci delle puntate precedenti, all'Authority dei Trasporti dovrebbero arrivare Alessandro Ortis, già a capo dell'autorità dell'Energia, nel ruolo di presidente e "organizzatore" del nuovo ente; Mario Valducci, Pdl, e Maria Rita Lorenzetti, Pd. Sotto il nome di Ortis, al di sopra di ogni sospetto per come ha gestito il precedente incarico e considerato, da tutti, indipendente, partirebbe quindi una spartizione tra i partiti.
Con il beneplacito del governo, estenuato dai mesi di stallo consumati sulla prima terna: quella del professor Mario Sebastiani, della dirigente del ministero Barbara Marinali e dell'ex presidente del Consiglio di Stato Pasquale de Lise. Allora, il Pd si impuntò contro quest'ultimo, già 75enne, considerato troppo vicino alla cricca degli appalti della Protezione civile.
E a un certo punto, dopo un'iniziale battaglia, nelle commissioni parlamentari che dovevano dare il via libera si instaurò una strana convergenza tra i partiti: perché nomi solo tecnici? In politica non ci sono forse persone adatte a quel ruolo? Competenti? Preparate? La risposta di senatori e deputati ovviamente fu sì, ci sono. E da quel giorno, per un po', Mario Valducci - il presidente della commissione Trasporti della Camera, pdl - smise di presiedere le sedute. Un segnale di interesse per quel posto rimasto vuoto.
Segnali analoghi sono arrivati da una parte del Pd, che nel ruolo di commissario dell'autorità nascente vedrebbe bene l'ex presidente della regione Umbria Maria Rita Lorenzetti, ora presidente di Italferr, società satellite delle Ferrovie dello Stato. Mancava una figura di garanzia, capace di far girare la macchina in fretta, e pur senza competenza specifica nei Trasporti, Alessandro Ortis - per l'esperienza all'Authority dell'Energia - è sembrato il più adatto.
Così, per non farsi impallinare ancora, Palazzo Chigi avrebbe deciso che sì, la terna sarà questa, il Parlamento non la rifiuterà . Nei palazzi romani, senatori e deputati dicono di non saperne nulla. In molti, sia nel Pd che nel Pdl, ammettono: «Magari. Finalmente. Non ci sarebbe niente di male no?». E però, i distinguo cominciano a farsi sentire: chi ha seguito la trattativa fin dal primo giorno dice che Bersani un patto del genere non potrebbe mai accettarlo.
Di certo non ora, non a pochi mesi dalle elezioni, con Grillo pronto a sfondare il portone del Parlamento. «Sarebbe un suicidio », spiega Paolo Gentiloni. E poi, cosa diranno i competitor delle Ferrovie dello Stato (leggasi Montezemolo), se l'ad Mauro Moretti riesce a piazzare quella che ora è di fatto una sua collaboratrice nell'autorità che dovrà regolare tutto: orari, servizi, tariffe? «Se Monti vuole fare questo, è una provocazione », sbotta Michele Meta, capogruppo Pd in commissione.
Poco meno che una trappola, ordita dai tecnici a danno dei politici. La partita ormai sembra questa, governo contro Parlamento. Sia nel Pd che nel Pdl, più d'uno dice che al posto di presidente ambisce direttamente il sottosegretario Antonio Catricalà , e che per questo tutto slitterà alla prossima legislatura.
Si vedrà nelle prossime ore: il decreto Cresci-Italia che istituiva l'autorità ha quasi un anno. La prima terna era di giugno. La sede di Roma è stata scelta ad agosto. Mancano solo i nomi, e la palla è nel campo di Palazzo Chigi.
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