AMNISTIA CONTRO LA PEGGIOCRAZIA - L’ECONOMISTA RENZIANO ZINGALES SQUADERNA LA RICETTA PER ‘ROTTAMARE’ LA POLITICA CORROTTA: UN’AMNISTIA - CINQUE LE CONDIZIONI: CHE IL RESPONSABILE CONFESSI, MENZIONI TUTTI I COMPLICI, RESTITUISCA IL MALTOLTO, SI RITIRI DALLA VITA PUBBLICA E NON COMMETTA PIÙ ALCUN REATO - “PURTROPPO IN ITALIA IN GALERA I RICCHI E POTENTI NON CI VANNO. SONO GIÀ DI FATTO AMNISTIATI. LA MIA SPERANZA È CHE COLORO CHE HANNO COMMESSO REATI MINORI SI PRECIPITINO A CONFESSARLI, INCASTRANDO QUALCHE PEZZO GROSSO”…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Luigi Zingales per "l'Espresso"

Avrei dovuto impararlo nei molti anni spesi a fare seminari: la parte più debole di un ragionamento finisce per oscurare il valore del resto. Così è successo per il mio discorso al convegno della Leopolda di Matteo Renzi. La mia analisi è stata ignorata e la mia proposta vituperata. Il male oscuro dell'Italia - ho sostenuto - è che, salvo nobili eccezioni, la guida politica ed economica del nostro paese è in mano ai peggiori. Non ai mediocri, ai peggiori. Il nostro paese si è trasformato in una peggiocrazia perché manca una cultura della legalità.

Se io, politico, voglio ottenere dei benefici o dei favori che non mi competono, non nomino un candidato competente, ne nomino uno fedele. E non c'è persona più fedele del buono a nulla, che non ha alternative. Se io, imprenditore, voglio assicurarmi che le mie tangenti e le mie evasioni fiscali non vengano rivelate, non scelgo il manager migliore, ma quello più fedele. Questo clientelismo è il motivo per cui il nostro Paese si trova in una profonda crisi. Nella competizione globale vince il migliore: non il compare, il raccomandato politico o il figlio di papà. Come uscirne?

Le liberalizzazioni e le privatizzazioni sono importanti perché rendono difficile il perpetuarsi di questa situazione. Ma se aspettiamo che queste cambino la cultura economica e civile di questo Paese dobbiamo aspettare vent'anni. I giovani disoccupati non hanno vent'anni da aspettare. Abbiamo bisogno di una terapia d'urto. Laddove non esiste la fiducia in un sistema meritocratico, tutti investono in raccomandazioni e nessuno investe in capitale umano. Il clientelismo genera clientelismo. Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso. Per farlo è necessario eliminare una classe dirigente incompetente e corrotta e creare meccanismi credibili per un ricambio che privilegi il merito. Come?

Al primo incontro della Leopolda Renzi aveva proposto la rottamazione. L'idea andava nella direzione giusta, ma aveva due limiti. Primo, ci sono nel nostro Paese molte persone di valore che non hanno più di cinquant'anni. Possiamo permetterci il lusso di rottamarle? Secondo, senza introdurre criteri di merito, si rischia di rimpiazzare un imbelle vecchio con uno giovane. La seconda alternativa, cara a molta Sinistra, è il giustizialismo: tutti in galera. Ma questo significa non aver imparato nulla.

Mani pulite fallì perché cercò di colpire tutti. In Italia la legge è così complicata che nessuno è sicuro di non aver commesso un reato. Se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. L'ansia giustizialista invece della pulizia ci portò la reazione anti-giudici. Per questo ho proposto un'amnistia condizionata a cinque fattori:
1) il responsabile confessa il reato
2) menziona tutti i complici
3) restituisce il maltolto
4) si ritira dalla vita pubblica
5) non commette più alcun reato.

Se la confessione omette anche il più piccolo dei reati commessi o il più insignificante dei complici, la persona resta perseguibile e sarà perseguita con il più accanito vigore. Questo vale tanto per i politici, come per i dirigenti, pubblici e privati. L'idea dell'amnistia, lo ammetto, fa ribrezzo anche a me. Ma non ne vedo il costo. Purtroppo in Italia in galera i ricchi e potenti non ci vanno. L'amnistia per loro non è un beneficio, sono già di fatto amnistiati.

La mia speranza è che coloro che hanno commesso reati minori si precipitino a confessarli, evitando di commetterli nuovamente (perchè sconterebbero anche la pena per i reati confessati). Per contro i veri ladri non si faranno avanti, perché per loro l'umiliazione di ammettere i propri crimini e la perdita di potere conseguente sarebbero troppo elevati. E forse con le confessioni si ottengono prove sufficienti per relegare qualche pezzo grosso in galera. Sarebbe un bellissimo esempio. Il pentitismo sconfisse le Brigate Rosse. Perché non dovrebbe riuscire a sconfiggere la Casta dei peggiori?

 

LUIGI ZINGALES SILVIO BERLUSCONI prigioneMATTEO RENZI