1. L’EX GUTAMALTECO INGROIA E I SUOI “RIVOLUZIONARI” DI PIETRO E DILIBERTO SONO CON L’ACQUA ALLA GOLA, BASSI BASSI NEI SONDAGGI E CON UN PIEDE FUORI DAL PARLAMENTO 2. SANDRO RUOTOLO, CANDIDATO CON INGROIA SIA ALLA CAMERA CHE ALLA REGIONE LAZIO, GIA’ PRONTO A TONARE DA SANTORO: “I SONDAGGI STAVOLTA FARANNO FIASCO: TROPPI SOGGETTI IN CAMPO PER LA PRIMA VOLTA... POSSIAMO CHIUDERE AL 5% MA ANCHE AL 2,5%... D’ALTRA PARTE QUANDO HAI CONTRO TUTTI - COMPRESO IL “PARTITO DI REPUBBLICA” CHE CI HA LETTERALMENTE OSCURATI - LA PARTITA SI FA IMPOSSIBILE...” 3. INGROIA DA' LA COLPA A GRILLO: “E’ UNA IDROVORA, RISUCCHIA TUTTO. IL SUO SUCCESSO RAPPRESENTA IL FALLIMENTO DELLA DEMOCRAZIA. PIÙ CHE UN PROGRAMMA RECITA UN COPIONE. LA SUA È UNA OPERAZIONE DI MARKETING FRA SPETTACOLO E POLITICA”

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1 - RIVOLUZIONE IN SALITA PER LA SFIDA DI INGROIA
Federico Geremicca per "la Stampa"

Una strada tutta in salita. Secondo molti, addirittura una Via Crucis percorsa sotto il tiro incrociato di cecchini dalla casacca cangiante: da certi garantisti che «siamo tutti innocenti salvo prova contraria» fino alle truppe dei democratici accorse campo per difendere il «voto utile». Passando, naturalmente, per il nemico dei nemici, lo Sterminatore: quel Beppe Grillo che, con il suo tsunami, ha travolto e seppellito una Rivoluzione civile ancora in fasce.

Si può trovare un modo gentile per dirlo, una maniera delicata che non offenda il lavoro delle centinaia di volontari impegnati in questi trenta giorni di battaglia impossibile contro tutto e contro tutti. Ma anche a dirlo con cortesia, la sostanza non cambia: Antonio Ingroia e i suoi "rivoluzionari" sono con l'acqua alla gola, bassi bassi nei sondaggi e con un piede fuori dal Parlamento. Lui cioè Ingroia - Montecitorio e Palazzo Madama nemmeno li conosce: ma altri suoi compagni di avventura, sì. E anche loro - Di Pietro e Diliberto, Bonelli e Ferrero, per fare dei nomi - rischiano di esser travolti assieme al capo-cordata.

Sandro Ruotolo, giornalista coraggioso e candidato con Ingroia sia alla Camera che alla presidenza della Regione Lazio, non nasconde le difficoltà ma le spiega: «Campagna troppo breve per una forza nuova come la nostra». O ancora: «I sondaggi stavolta faranno fiasco: troppi soggetti in campo per la prima volta... Il nostro risultato sarà migliore di quel che profetizzano». E infine: «Possiamo chiudere al 5% ma anche al 2,5%... D'altra parte quando hai contro tutti - compreso il "partito di Repubblica" che ci ha letteralmente oscurati - la partita si fa impossibile...».

Antonio Ingroia e le forze radunate sotto le insegne di "Rivoluzione civile" hanno atteso ancora ieri - e attenderanno fino all'ultimo - un appello al voto per loro da parte di Fausto Bertinotti. Quell'appello, però, non arriverà: e la circostanza non potrà che riaprire vecchie ferite in quel pezzo ampio di sinistra cosiddetta radicale accasatasi con il magistrato palermitano. Infatti, già fuori dal Parlamento per la scelta compiuta da Veltroni nel 2008, gli uomini di Rifondazione comunista e del Pdci rischiano seriamente di non farvi ritorno nemmeno stavolta: e addirittura clamorosa (anche se magari gradita a molti...) sarebbe la circostanza che a restar fuori possa essere anche Antonio Di Pietro.

Ogni polemica - con la relativa resa dei conti - è rinviata a data da destinarsi, naturalmente, perchè in elezioni così complesse tutto appare possibile fino all'ultimo istante. Ma sottovoce sono già molti i rilievi che vengono mossi ad Antonio Ingroia nella gestione di una campagna che per tanti versi non ha sfondato e non ha convinto.

La micidiale imitazione di Maurizio Crozza - che lascia ai posteri il ritratto di un Ingroia annoiato e indolente - è stata solo la pietra tombale su una leadership che, secondo le obiezioni, avrebbe oscillato circa la linea da tenere. Troppe incertezze iniziali rispetto al rapporto col Pd (si è passati da una mezza offerta di discutere di una possibile desistenza al durissimo "chi vota Bersani vota Monti");

e anche troppe polemiche all'interno di uno schieramento - ma sarebbe meglio dire un mondo - che pareva graniticamente unito: dagli screzi con Salvatore Borsellino (poi in qualche modo ricomposti) fino al duro scontro con Ilda Bocassini e Maria Falcone intorno ad alcune citazioni di Ingroia circa il suo rapporto con il magistrato assassinato dalla mafia nel maggio del 1992.

Col sostegno di De Magistris - che ha molto spinto per la nascita della nuova formazione - i "rivoluzionari" erano convinti di riuscire a ottenere in Campania il quorum (8 per cento) per accedere al Senato: salvo miracoli non accadrà; e anche Palermo e la Sicilia - scossi dal ciclone-Grillo - non sembrano voler premiare la scesa in campo di Ingoria.

Il risultato finale rischia di essere assai al di sotto di tutte le attese: Rivoluzione Civile dovrebbe esser certamente fuori dal Senato ma - stando alle ultime e non pubblicabili rilevazioni - è fortemente in pericolo anche la soglia del 4% che permetterebbe l'ingresso alla Camera. Occorre attendere: ma forse mai, Ingroia e i suoi, avrebbero immaginato un'attesa legata ad una speranza di sopravvivenza e non al successo in cui tutti credevano...

2 - "DIMETTERMI? NON CI PENSO ANCHE I MAGISTRATI HANNO DIRITTO A TORNARE AL LORO VECCHIO LAVORO"
Guido Ruotolo per "la Stampa"

Grillo? «E' una idrovora, risucchia tutto. Per la verità noi di meno. Ma Lega e Berlusconi si stanno prosciugando. Stringe le mani a Casapound, strizza gli occhi agli evasori, sbotta contro i magistrati». Campagna elettorale agli sgoccioli. Mancano poche ore alla chiusura e Antonio Ingroia, il candidato premier di «Rivoluzione Civile», nel suo quartier generale di via dei Gracchi si prepara alle ultime 24 ore di comizi, manifestazioni e interviste.

Dottor Ingroia , in ogni caso per lei è finita l'esperienza di magistrato?
«Non mi sono dimesso né credo che mi debba dimettere.dalla magistratura Come un avvocato, un medico, un giornalista che dopo l'esperienza parlamentare tornano a fare il loro mestiere, così un magistrato deve poter rientrare in servizio, ma non nella Procura dove ha svolto indagini delicate. Teorizzo che occorrono professionisti prestati alla politica e oggi è ipocrita negare che ognuno abbia delle proprie idee. Il punto è che svolga il proprio mestiere senza essere fazioso, senza avere pregiudizi. O peggio».

Torniamo all'idrovora Grillo. All'inizio della campagna elettorale sembrava che la sua "Rivoluzione civile" stesse intercettando la base elettorale di Sel. Poi, è entrato in campo Beppe Grillo e oggi tutti temono il suo exploit...
«È un fenomeno interessante, il Ms5 intercetta la stanchezza verso la politica. E per farlo usa l'arma della politica spettacolo. La platea degli elettori sono spettatori che non pagano il biglietto e che votano un uomo di spettacolo che, unico tra i suoi, non metterà piede in Parlamento. Il successo di Grillo rappresenta il fallimento della democrazia. Più che un programma recita un copione. La sua è una operazione di marketing fra mondo dello spettacolo e politica».

Da magistrato che mastica la sua materia ha avuto difficoltà a confrontarsi con i temi del governo di un Paese?
«Mi sono dovuto concedere una full immersion iniziale con i nostri esperti. Me la cavo nello studio, apprendo velocemente e oggi conosco la materia: dalla vivisezione ai pensionati, dall'agricoltura al lavoro, dai temi economici a quelli della fiscalità....».

Dall'inizio, si è presentato rivendicando la sua solitudine, attaccando tutti e tutto. Il tema dell'alleanza se lo pone?
«Intanto le cose sono andate diversamente. Mi hanno sbattuto le porte in faccia. Ho scritto una lettera a Bersani e Grillo che non ha avuto risposte. Non hanno pensato al Paese ma solo al loro orticello».

Ha sbagliato qualcosa campagna elettorale?
«Non credo. L'unica recriminazione che posso fare è che è stata troppo breve, che abbiamo avuto poco tempo».

Rivoluzione civile è tutto e il contrario di tutto. Comunisti, giustizialisti, garantisti, ambientalisti....
«La nostra è una scommessa, aggiungo riuscita. Non credo alla politica tradizionale ma neanche alla "purezza apolitica" della società civile. Non voglio rappresentare l'antipolitica ma una politica nuova e la buona politica. E' vero, all'interno di Rivoluzione civile sono presenti anime diverse ma tutte sono vincolate dal programma».

 

BEPPE GRILLO INTERVISTATO DA NBC CNBCGRILLO BEPPE Antonio Ingroia ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA Antonio Ingroia Antonio Ingroia ANTONIO DI PIETRO - ITALIA DEI VALORIOliviero DiLiberto grtnd16 paolo ferrero oliviero dilibertoAngelo Bonelli CROZZA IMITA INGROIALuigi De Magistris FAUSTO BERTINOTTI