FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE…
TE LA DO IO LA PACE! – L’INCONTRO DI CINQUE ORE AL CREMLINO TRA VLADIMIR PUTIN, L’INVIATO USA STEVE WITKOFF E JARED KUSHNER SI È CONCLUSO CON UN NULLA DI FATTO. IL CONSIGLIERE YURI USHAKOV È STATO NETTO: “NON ABBIAMO TROVATO UN’INTESA” – MOSCA NON ACCETTERÀ COMPROMESSI SULL’ANNESSIONE DEL DONBASS, SULLA LIMITAZIONE DEL NUMERO DELLE FORZE ARMATE UCRAINE, E SUL RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE DEI TERRITORI CHE RIVENDICA A SÉ – “MAD VLAD” MINACCIA IN MANIERA DIRETTA L’EUROPA, COME MAI AVEVA FATTO PRIMA: “NON HA NESSUN PIANO PER L’UCRAINA. INTENDE SOLO COMBATTERE CON LA RUSSIA, E INFLIGGERCI UNA SCONFITTA STRATEGICA. SE LORO INIZIERANNO LA GUERRA, NOI SIAMO PRONTI. ANCHE SUBITO” – DIETRO LA SPARATA DELLO “ZAR” C’È UN MESSAGGIO A TRUMP: SCELGA DA CHE PARTE STARE, SE CON NOI O CON GLI EUROPEI – IL PESSIMISMO DEL TYCOON: “IN UCRAINA È UN CASINO”
L'AEREO DI WITKOFF È RIPARTITO DA MOSCA
(ANSA) - ROMA, 03 DIC - L'inviato speciale americano Steve Witkoff ha lasciato Mosca, riporta l'agenzia di stampa russa Tass. Il volo di Witkoff è decollato dall'aeroporto di Vnukovo alle 2:02 ora locale (00:02 in Italia), rendono noto fonti di controllo aereo specificando che il volo dell'inviato Usa è diretto oltre il confine di Stato russo. Ieri il presidente Vladimir Putin, Witkoff e il genero del leader americano Donald Trump, Jared Kushner, hanno avuto colloqui al Cremlino sull'Ucraina.
PUTIN, AVVERTIMENTO ALL’EUROPA “SE VUOLE LA GUERRA SIAMO PRONTI”
Estratto dell’articolo di Giovanni Pigni per “la Stampa”
STEVE WITKOFF - JARED KUSHNER - VLADIMIR PUTIN - KIRILL DMITRIEV - YURI USHAKOV
Gli attesissimi negoziati al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e la delegazione americana si sono protratti per cinque ore fino a tarda serata. Sul tavolo c'era l'ultima versione del piano di pace di Donald Trump, rielaborato dopo i due incontri tra le delegazioni ucraine e americane, prima a Ginevra e poi, lo scorso fine settimana, a Miami.
A rappresentare Washington erano presenti l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, e il genero del presidente, Jared Kushner, entrambi reduci dai colloqui con la delegazione ucraina di domenica. Accanto a Putin sedevano il rappresentante speciale Kirill Dmitriev e il consigliere presidenziale Yury Ushakov. È stato lui, alla fine, a dire che l'incontro si è bloccato sul nodo dei territori, che i russi vogliono a tutti i costi, minacciano altrimenti di prenderli con la forza.
STEVE WITKOFF - JARED KUSHNER - VLADIMIR PUTIN - KIRILL DMITRIEV - YURI USHAKOV
[...] dopo i negoziati al Cremlino i due inviati americani sarebbero diretti a Bruxelles per discuterne l'esito con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. A segnare la giornata di ieri sono state le dure dichiarazioni del presidente russo, pronunciate subito prima dell'incontro, che non lasciavano presagire una pace imminente.
Parlando con i giornalisti, Putin ha attaccato l'Europa con toni durissimi, accusandola di sabotare il processo di pace con gli Stati Uniti e di proporre modifiche al piano giudicate «inaccettabili per la Russia». «L'Europa non ha un'agenda per la pace; sta dalla parte della guerra», ha dichiarato, aggiungendo che Mosca non cerca un conflitto con l'Europa, ma che se questa «volesse fare la guerra e iniziare», allora «noi siamo pronti ora».
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vladimir putin - yuri ushakov - steve witkoff
Putin ha poi colto l'occasione per sottolineare gli ultimi avanzamenti dell'esercito russo in Ucraina. La sera precedente, il Cremlino aveva annunciato che le forze armate russe avevano preso il pieno controllo di Pokrovsk, città del Donetsk assediata da oltre un anno e mezzo, e di Vovchansk, nell'oblast di Kharkiv. Un video diffuso dalle agenzie russe sembra confermare le parole del leader russo, mostrando soldati di Mosca sventolare la bandiera russa nel centro di Pokrovsk.
Nonostante Kyiv abbia smentito la caduta delle due città, e benché analisti indipendenti confermino che i combattimenti siano ancora in corso sia a Pokrovsk sia a Vovchansk, sembra ormai solo questione di tempo prima che entrambe finiscano in mano russa.
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vladimir putin donald trump anchorage, alaska. foto lapresse
«Soluzioni difficili» attendono l'Ucraina, ha ammesso intanto il presidente Volodymyr Zelensky durante una visita a Dublino, in Irlanda. Rivolgendosi al Parlamento irlandese, ha affermato che «la soluzione del conflitto non è mai stata così vicina», aggiungendo però che nessuna decisione deve essere presa «alle spalle dell'Ucraina» e invocando «una pace senza umiliazioni».
Restano però seri ostacoli verso un accordo. Commentando gli ultimi colloqui negli Stati Uniti sul piano di pace, Zelensky ha riconosciuto che il problema territoriale è «il più difficile». Secondo indiscrezioni, la delegazione americana vorrebbe che Kyiv accettasse di cedere l'intero Donbass alla Russia, incluse le aree ancora controllate dagli ucraini, mentre Kyiv chiederebbe un cessate il fuoco basato sull'attuale linea di contatto.
vladimir putin riceve al cremlino STEVE WITKOFF E JARED KUSHNER
Resta irrisolto anche il tema delle garanzie di sicurezza e dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato: secondo fonti citate dalla Cnn, la prima versione del piano di Trump prevedeva che fosse Kyiv a rinunciare formalmente, mentre la formulazione aggiornata attribuirebbe all'Alleanza il compito di "promettere" alla Russia la mancata futura ammissione dell'Ucraina - una formula che potrebbe risultare più accettabile per Kyiv perché non richiede modifiche costituzionali.
Commentando i colloqui in corso a Mosca durante una riunione di gabinetto, anche Trump ha ammesso che la situazione dei negoziati «non è facile»: «Lasciatemi dire, è un casino».
IL MONITO DIETRO L’AFFONDO DELLO ZAR: TRUMP SCELGA TRA NOI E GLI EUROPEI
Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse
Vladimir Putin minaccia noi per parlare ad altri. Poco prima dell’atteso vertice con gli inviati della Casa Bianca, il presidente russo ha ricordato a Donald Trump che la pace alla quale tiene tanto, passa anche da una sua scelta ineludibile. Tra la Russia e l’Europa. L’alternativa non esiste. Il Vecchio Continente dev’essere un nemico comune, non un interlocutore. Che rimanga fuori dai negoziati. Altrimenti, non se ne farà nulla.
[...] Era un messaggio al potenziale partner americano. I toni durissimi che hanno fatto da viatico all’incontro con la delegazione Usa, quasi a mettere in chiaro il punto principale, sono senz’altro dovuti al fatto che per la seconda volta dopo il vertice agostano in Alaska, l’uomo del Cremlino sente che le carte in tavola sono cambiate dopo l’intervento dei leader europei.
la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse
Così come è diventato, il nuovo piano non gli interessa. «Ancora una volta è stato tradito lo spirito di Anchorage», riferisce una fonte a conoscenza delle attuali trattative, e ancora una volta tutto riporta a ciò che venne concordato in quella occasione estiva durante il dialogo tra i due presidenti.
Poche settimane fa, è stato lo stesso Putin a dire che i famosi 28 punti del piano statunitense erano in buona sostanza «una versione modernizzata», così l’aveva definita, delle condizioni di pace da lui presentate a Trump durante quello storico incontro.
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KIRILL DMITRIEV - STEVE WITKOFF
La proposta concordata in Alaska finì ben presto nel cassetto per l’opposizione dell’Ucraina e dei suoi alleati. Tornata d’attualità dopo gli ormai celebri colloqui tra il plenipotenziario del Cremlino Kirill Dmitriev e l’immobiliarista Steve Witkoff, appare destinata a una sorte ancora peggiore, almeno in una logica russa. Non è stata semplicemente ritirata in attesa di tempi migliori, ma è stata cambiata. Ancora una volta, a causa dell’odiata Europa.
La rabbia gelida di Putin deriva da questa semplice constatazione. Quello di ieri può sembrare un discorso intimidatorio nei nostri confronti, ma lo è in egual misura per Trump. Una specie di ultimatum per metterlo davanti alle proprie responsabilità, o forse a impegni presi in precedenza. Laddove c’è l’Europa, non può più esserci la Russia.
la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska foto lapresse
Ormai la sua strada verso l’Asia è tracciata. Per prolungare l’attesa della delegazione americana, Putin si è concesso una visita al Forum economico della banca Vtb, dove il vicecapo dell’amministrazione del Cremlino, l’economista Maksim Oreshkin, ha suonato musica per le sue orecchie, come sempre succede.
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In un certo senso, quello di Putin è l’ultimo biglietto di invito a Trump per il Nuovo Ordine Mondiale. Ma deve pagare pegno. Se nell’immaginario collettivo creato dalla propaganda russa, l’Europa è ormai associata ai «nazisti ucraini», il quasi amico americano non può stare con un nemico esistenziale della Russia. Altrimenti, non è più tale.
la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse
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