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"GLI ORGANI DI STAMPA ISRAELIANI NON RACCONTANO CIÒ CHE ACCADE A GAZA" – L’INTERVISTA AD ALUF BENN, DIRETTORE DI “HAARETZ”, IL GIORNALE PIÙ PROGRESSISTA DELLO STATO EBRAICO: “I NOSTRI MEDIA RACCONTANO SOLO LA CRESCITA DELL'ANTISEMITISMO NEL MONDO SENZA INQUADRARLA NELLA FOTOGRAFIA PIÙ GRANDE: COSÌ LA GENTE NON CAPISCE" – "LA GUERRA IN IRAN HA RINFORZATO NETANYAHU. L'OPPOSIZIONE SI È SCHIERATA CON LUI" – "ISRAELE NON PUÒ DIRE CHE STA VINCENDO A GAZA, I SOLDATI CONTINUANO A MORIRE E NON C'È NIENTE DA GUADAGNARE A RIMANERE IMPANTANATI NELLA STRISCIA" - E SUL RAPPORTO TRUMP-NETANYAHU DICE CHE...
Estratto dell'articolo di Francesca Caferri per “La Repubblica”
Aluf Benn vive da anni al centro delle notizie: è il direttore di Haaretz, il giornale progressista di Israele. Un giornale che, nonostante le vendite in calo, resta un punto di riferimento fondamentale per chi vuole capire questo Paese.
Dal 7 ottobre 2023 l'influenza della testata è cresciuta in maniera esponenziale: la diretta web che il sito ha inaugurato quel giorno non si è mai fermata e ha registrato milioni di accessi. Sin dalle settimane successive alla strage di Hamas e all'inizio della guerra a Gaza, Benn si è dato una regola, che rispetta anche in questa intervista: nessun commento su come Haaretz ha seguito quei fatti, sui singoli articoli e sulla reazione che hanno suscitato in Israele.
Direttore, proviamo a mettere qualche punto fermo nel grande caos di questi giorni. In che posizione la guerra all'Iran ha lasciato Benjamin Netanyahu e il governo?
«Li ha rafforzati: non soltanto perché l'America si è schierata con lui e perché militarmente Israele è uscito vincitore dall'offensiva. Ma perché la decisione di fare la guerra all'Iran ha dato a Netanyahu l'opportunità di colpire al cuore il campo dell'opposizione: Bennett, Lieberman, Gantz e Lapid si sono tutti schierati con lui e ora faticheranno a dire che non è legittimato a guidare il Paese. Il fronte del "tutto tranne che Bibi" si è indebolito». […]
Ci sono segnali concreti del fatto che potrebbe usare questo spazio per arrivare a una svolta su Gaza?
EDITORIALE DI HAARETZ CONTRO NETANYAHU
«I segnali ci sono: Israele non può dire che sta vincendo a Gaza oggi, i soldati continuano a morire e non c'è niente da guadagnare a rimanere impantanati nella Striscia. Ho speranza che le cose cambino.
Anche perché è sotto gli occhi di tutti la differenza fra il successo di una campagna militare condotta a migliaia di chilometri di distanza per sconfiggere l'Iran e l'impossibilità di fermare Hamas e riportare a casa gli ostaggi a pochi chilometri da Tel Aviv. Questo peserà».
E Donald Trump? E' davvero il migliore amico di Israele come da giorni ci sentiamo ripetere?
«Non mi piace parlare di amicizia. Qui quello che conta è l'interesse: Trump ha seguito la strada di tutti i presidenti americani dal '48, appoggiando Israele. Cosa altro verrà, lo vedremo. Quello che è diverso dal passato non è Trump: è il rapporto fra i due Paesi.
Non solo da venti mesi la dipendenza di Israele dall'appoggio americano è aumentata moltissimo in termini di rifornimento di armi, di informazioni di intelligence, di sostegno internazionale. Ma ora, per la prima volta, Israele ha chiesto agli Usa di combattere in suo nome. Non era mai successo».
Lei segue Benjamin Netanyahu da moltissimo tempo: una cosa che molti in Europa non capiscono è come è possibile che in venti anni non sia mai emerso un leader alternativo a lui. Perché Netanyahu è diventato il volto stesso di Israele?
«Non è questione di leader ma di idee. Bennett, Lieberman e Gantz non hanno un'idea di Israele diversa da quella di Netanyahu: lo abbiamo visto quando lo hanno lodato per aver colpito l'Iran.
Anche sulla questione palestinese la pensano come lui: e allora, lui è più bravo di loro nella narrazione, in ciò che ha raccontato al Paese. Poi c'è l'economia: a partire dagli anni '90 è iniziata qui una nuova era dal punto di vista economico.
benjamin netanyahu nella striscia di gaza
Le start up e la tecnologia hanno fatto di Israele un Paese ricco, almeno in parte e di questo molte persone sono riconoscenti. La domanda da farsi per capire il successo di Netanyahu è: c'è qualcuno oggi con una visione diversa dalla sua? Io non lo vedo».
C'è un'altra cosa che la gente in Europa non capisce: come è possibile che Israele lamenti tanto di essere isolato e non veda da dove nasce questo isolamento? E con questo intendo Gaza..
«Perché non vede Gaza. Gli organi di stampa israeliani, in media, non raccontano ciò che accade lì. Raccontano la crescita dell'antisemitismo nel mondo senza inquadrarla nella fotografia più grande: così la gente non capisce».
video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trump
Che eredità crede che tutto questo lascerà sul futuro?
«Questa è una domanda molto difficile. Credo che il peso di quello che accade qui si stia facendo sentire ben oltre i nostri confini: la vittoria di Mamdani nelle primarie per il sindaco di New York è un segno. Il fatto che alcuni elettori musulmani non abbiano votato per Harris e così abbiano aiutato Trump è un altro segno. Per quanto riguarda noi israeliani, forse se nei prossimi mesi ci saranno gli accordi di pace di cui si parla in questi giorni, il sentimento di ostilità che c'è nei nostri confronti scenderà, almeno in parte. Ma è presto per dirlo».
BENJAMIN NETANYAHU A GAZA
BENJAMIN NETANYAHU A GAZA
benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza 1
benjamin netanyahu con la mappa di israele (compresa la cisgiordania) e gaza
benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza
ALUF BENN
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