DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Francesca Paci per “la Stampa”
Sorride con sufficienza Gilles Kepel di chi nei giorni scorsi si è esercitato sul presunto nuovo corso dei fanatici di Allah. «I taleban sono sempre gli stessi» sentenzia il veterano degli islamologi a margine del MEM Summer Summit di Lugano. L'ordine americano muore e il nuovo non può nascere, spiega citando il suo ultimo libro, "Il ritorno del profeta. Perché il destino dell'Occidente si decide in Medio Oriente": tocca all'Europa impugnare la crisi, oppure prevarrà la Cina.
La situazione a Kabul peggiora. Cosa si aspetta, domani?
«I giovani che hanno preso Kabul sono stati educati nelle madrasse pakistane da taleban pakistani, sono figli di profughi talebani. L'assurdità americana a cui abbiamo assistito ricorda Saigon ma anche la fuga dell'armata rossa dall'Afghanistan il 15 febbraio 1989 e il successivo crollo dell'URSS. E cambia parecchio per gli equilibri regionali. Erdogan ha glorificato la vittoria talebana perché l'affermazione dell'islam politico spinge la sua ambizione di califfo dei sunniti.
kamala harris joe biden antony blinken
Certo, pur essendo sunniti, i taleban non hanno buoni rapporti con l'Arabia Saudita, ma sono nemici dell'Iran. Inoltre, sebbene siano nazionalisti a base tribale più che jihadisti internazionalisti, potrebbero decidere di dar rifugio a Isis come in passato hanno fatto con Osama bin Laden. È la scena però che è cambiata: siamo nel jihadismo d'atmosfera e per compiere un attentato non serve più la rete di al Qaeda o Isis, basta avere imprenditori di collera che additino online i nemici dell'islam. In questo quadro la vittoria taleban è la vittoria della jihad contro l'America».
La Turchia si sbraccia, l'Iran tace. Come si pone su Kabul il resto della umma?
«Teheran non può criticare la caduta degli americani, ma i vincitori sono i suoi nemici per eccellenza. Per quanto riguarda gli altri Paesi musulmani, la maggior parte fa affari con la Cina, con buona pace degli uiguri. Il dato valido per tutti è però che l'occidente non fa più paura, obbedire a Washington è superfluo perché quanto si otteneva finora dall'America si ottiene dalla Cina.
Se Mosca decidesse di sfidare i Baltici, l'America risponderebbe? La caduta di Kabul ha terremotato la geopolitica e le conseguenze gravano sulla Nato: chi protegge l'Europa se dentro la Nato la Turchia flirta con i taleban? Bisogna costruire una difesa comune europea, mettendoci i soldi che Germania e Italia riluttano a mettere. Protetti solo sotto l'ombrello americano, quando l'ombrello si chiude siamo morti».
La resistenza sta davvero contrattaccando o è wishful thinking occidentale?
«Non mi convince. Stati Uniti a parte, l'Afghanistan dei taleban è il Paese con più aerei Black Hawk. Gli è stato lasciato tutto. Magari non li sanno far volare, ma altri, come la Cina, manderanno i piloti. Pechino, che ha ricevuto i dirigenti taleban due settimane fa, è un partner appetibile: spinge la Via della seta a Kabul, non si cura dei diritti, controbilancia l'Occidente. Una situazione pessima per Biden. Pessima però anche per Teheran: la repubblica islamica è piena di profughi afgani, sciiti e non, una bomba a orologeria».
Trattare con i talebani o limitarsi al dialogo logistico?
«La politica dovrebbe astenersi dalle dichiarazioni a caso e guardare a lungo termine. L'occidente è vincolato ai diritti umani e gli sforzi sono adesso concentrati a salvare interpreti, mediatori, fixer. Ma lo sguardo corto ha il respiro corto. Già i curdi hanno imparato che sono amici fin tanto che ci servono. Così facendo però non si vince alcuna battaglia per il cuore e le menti dei musulmani: nella migliore delle ipotesi l'occidente può contare su mercenari che, a compenso ricevuto, si riposizionano».
OSAMA BIN LADEN E AYMAN AL ZAWAHIRI
Torneranno gli attentati?
«Al Qaeda non è più ciò che era, può darsi che al Zawairi si nasconda in Afghanistan ma conta poco. Dare asilo al terrorismo internazionale di Isis può essere un'opzione, ma per ora ai talebani non serve. Per colpire l'occidente è più interessante allearsi con la Cina».
Quale credibilità ha l'occidente che sfida i talebani e si allea con l'Arabia Saudita?
«Riad è un caso diverso. Negli ultimi 5 anni, nonostante tutto, la società saudita è cambiata, le donne lavorano, guidano, la modernizzazione dei valori ha mutato il rapporto con la religione. Kamel Daoud scriveva che l'Arabia Saudita è un Isis che ce l'ha fatta ma oggi il Paese è diverso da quando trent' anni fa inondava di dottrina wahhabita le madrase pakistane».
Ultimi Dagoreport
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…
FLASH – COSA FARÀ LA CAMALEONTE MELONI QUANDO DONALD TRUMP, PER L’IMPOSIZIONE DEI DAZI, DECIDERÀ DI…
FLASH! - INDAGATO, GRAZIE A UNA DENUNCIA DELLA MADRE MARGHERITA AGNELLI, INSIEME AI FRATELLI…