"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Marco Cremonesi e Paola DI Caro per il Corriere della Sera
Che lo abbia sempre stimato non è un mistero. E che lo consideri una di quelle figure che «potrebbe mettere d' accordo tutti» perché «moderato e credibile» lo dice da tempo ai suoi interlocutori. Ma ieri Silvio Berlusconi è andato oltre.
In un' intervista alla tv Canale Italia , infatti, il leader azzurro ha detto che se non potrà tornare in campo lui il centrodestra «dovrà trovare qualcuno al suo interno» che lo guidi, e al giornalista che gli faceva notare come il governatore del Veneto Luca Zaia si stia «comportando bene» ha replicato soave: «Sì, dico Zaia o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti».
INVESTITURA O INGERENZA?
Sembrerebbe un' investitura, o qualcosa di simile. Di sicuro è però - almeno secondo i leghisti - un' intrusione ostile in casa loro. E così, da Matteo Salvini arriva una raffica di no. Per Berlusconi e anche, con maggior cautela, per l' alleata Giorgia Meloni. La possibilità che il candidato del centrodestra sia Zaia, fermo restando che la proposta certificherebbe «quale sia il primo movimento politico del centrodestra alternativo a Renzi», è liquidata come un tentativo di dividere la Lega: «Se qualcuno pensa di mettere zizzania nella Lega facendo nomi, ha sbagliato a capire. Perché, a differenza degli altri, noi siamo una squadra».
Salvini ha studiato la regìa dell' annuncio, e dice la sua affiancato dai governatori: lo stesso Zaia e Roberto Maroni. Il presidente del Veneto ripete la risposta classica: «Basta con 'sta manfrina, il nostro candidato è Salvini. Tra l' altro, questa storia sta penalizzando i veneti. Perché quando si va a trattare qualunque cosa, tutti pensano che ci sia chissà quale retropensiero».
IL NO A MELONI
Salvini poi torna a bocciare anche la proposta di Berlusconi della «doppia moneta»: «C' è stata settant' anni fa. Oggi non si può fare e non ha senso economico». Ed è gelido anche sulla proposta della Meloni di una lista unica del centrodestra: «Vedremo quando sapremo la data del voto. Però posso dire che i minestroni non ci piacciono. Se invece si parla di un polo identitario che dice "Prima gli italiani", sono pronto a ragionarci». Dice no anche Lupi («Meglio la coalizione») e Gasparri chiede una linea meno confusa.
Ma perché Berlusconi, ben sapendo che l' indicazione di Zaia è di fatto uno sgarbo a Salvini, gioca la carta proprio nel momento in cui rilancia la coalizione? In FI l' interpretazione è quasi univoca: «È la solita strategia del divide et impera : lui mette tutti contro tutti, e alla fine resta l' unico al centro della scena». Sì perché, fanno notare anche i fedelissimi, le parole di Berlusconi vanno lette bene.
LE PRIMARIE
Primo: l' ex premier parte dall' idea che comunque il leader del centrodestra, se gli sarà resa l' agibilità politica dalla Corte di Strasburgo, dovrà essere lui. Secondo: in ogni caso, evocando l' ipotesi che serva una figura condivisa da tutti qualora si vada a votare con l' attuale legge che prevede il premio alla lista, spazza via l' ipotesi di primarie che, continua a ripetere, per come vengono organizzate in italia «sono una farsa». Terzo: Berlusconi esclude a priori la candidatura di Salvini, ma non quella di un leghista perché «io alla coalizione tengo moltissimo». Quarto, crea scompiglio nel fronte alleato, facendo balenare l' idea che certo, Zaia può anche schermirsi, ma davvero alla fine si tirerebbe indietro, davvero qualche pourparler non c' è mai stato?
BOTTA E RISPOSTA
Infine, c' è un altro motivo per cui Berlusconi tira in ballo Zaia: «Se Salvini si rivolge a Toti per trovare una sponda per listone e primarie, per reciprocità noi non possiamo rivolgerci a Zaia? Chi è che mette zizzania?», dice un suo fedelissimo. Insomma, grande è la confusione sotto il sole del centrodestra tra primarie in Sicilia invise a Berlusconi, ipotesi di liste uniche in Liguria, tentazioni di corse solitarie con un partito solo di centro, dispetti e stoccate tra leader: «Meno male che c' è il Pd che sta peggio di noi», sospirano gli azzurri, sconsolati.
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