DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA…
1. VERSO IL SÌ DELL’ONU ALLA MISSIONE IN LIBIA
Marco Zatterin per “La Stampa”
Fino a mercoledì doveva essere una teleconferenza. Poi c’è stata un’accelerata improvvisa e Federica Mogherini, Alto rappresentante europeo per la politica estera, volerà domani a New York per illustrare la strategia “libica” dell’Unione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su invito della Lituania, presidente di turno dei 28. Ci sono segnali di ottimismo sul fatto che già entro la settimana ci potrebbe essere una risoluzione al Palazzo di Vetro che autorizzi una missione Ue nelle acque nordafricane per fermare i barconi dei trafficanti. Russi e cinesi non ostacolerebbero il progetto che, se approvato, avrebbe probabilmente un comando italiano.
L’idea elaborata dai servizi di Mogherini (con le diplomazie europee) consiste nell’affrontare l’emergenza migranti nel Mediterraneo con una risoluzione ispirata al “Chapter VII” della Carta Onu, strumento che potrebbe autorizzare un’azione di forza per sbaragliare i trafficanti di uomini. «La Russia è pronta a collaborare», ha assicurato ieri il ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, dopo un colloquio con l’omologo Serghiei Lavrov: il Cremlino «capisce quanto per noi sia fondamentale avere una cornice legale per colpire i trafficanti».
IL DIALOGO
Con Mosca e Pechino dialoganti, la manovra potrebbe ben svilupparsi. «Sei su dieci ci siamo», si sente dire a Bruxelles. Conforta il precedente della risoluzione 1973/2011, quella dell’attacco contro Gheddafi: i due membri permanenti del Consiglio di sicurezza scelsero l’astensione. L’unico vincolo posto dai russi sarebbe quello di non distruggere le barche con attacchi dal cielo. Questo limiterebbe il campo del testo, ma si fa notare che l’intervento giustificato - anche a terra - di militari ha ottime chance di essere consentito.
La risoluzione è in bozza, sono i britannici che reggono la penna. Gentiloni ha affermato che il testo è stato condiviso con i membri Ue del consiglio di sicurezza - i due permanenti (Francia e Regno Unito) più Spagna e Lituania, e sul tavolo degli altri pezzi grossi, tra cui Russia e Cina. E l’importante è che, se si arrivasse a un «Chapter VII», non ci sarebbe bisogno dell’intesa dei libici per entrare nelle loro acque territoriali. Cosa invece necessaria se l’Onu non desse il suo beneplacito.
In parallelo, Mogherini porterà al Consiglio Esteri Ue del 18 maggio la proposta per la creazione di un Cmc, acronimo inglese per «Concetto di gestione di crisi». L’organismo provvederebbe ad allestire la missione euromediterranea senza lanciarla praticamente, cosa che potrebbe avvenire al vertice Ue di fine giugno. Secondo le carte che circolano a Bruxelles, l’Italia dovrebbe poter avere le redini del Cmc, nonché facoltà di proporne comandante e sede (si dice Roma). Regno Unito, Francia e Spagna sono già nella lista dei partecipanti e si ritiene che non dovrebbe essere difficile coinvolgere oltre dieci Paesi.
Il via
Fatto il Cmc, potrebbe intanto girare senza risoluzione Onu. Le navi potrebbero pattugliare le acque internazionali e semmai intervenire su richiesta dei governi libici. Chiuso il testo Onu, potrebbe spingersi sino alla costa. Quando? L’Europa pensa di poter cominciare già all’indomani del Consiglio europeo (27 giugno) e ritiene di non avere bisogno della Nato. Non differentemente dal suo modello, la missione Atalanta antipirateria del Mar Rosso, potrebbero abbordare le navi sospette anche in acque territoriali libiche e distruggere le basi logistiche sulla costa. Detto che non si pensa a truppe di terra, la formula prevede elicotteri e missili, cosa che ai russi non va. Bisognerà negoziare su tutto. Ma su questo un poco di più.
2. “PROCEDURA D’URGENZA”, LA MOSSA CHE BLOCCA I VETI
Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
manifestazione a parigi hollande e juncker
Si respira ottimismo nelle grandi Cancellerie continentali sul progetto di Bruxelles di imporre ai governi europei un sistema di quote obbligatorie per la ripartizione dei migranti che sbarcano sulla nostra sponda del Mediterraneo. Una vera rivoluzione all’insegna della solidarietà che sarà discussa mercoledì dalla Commissione europea. In queste ore emergono nuovi dettagli sulla proposta di Bruxelles: non solo il testo conterrà da subito numeri vincolanti molto alti su quanti stranieri ogni Paese dell’Unione dovrà accogliere, ma per evitare che la norma venga annacquata dai governi contrari alla svolta la Commissione ha scelto di farla passare con una procedura d’emergenza che toglie il potere di veto a chi è contrario.
il saluto tra david cameron e juncker
L’Agenda con le nuove politiche migratorie dell’Unione — rivelata ieri d Repubblica — è virtualmente divisa in due parti. Tutto il pacchetto dovrà passare mercoledì in Commissione, poi la parte sulle quote, quella più urgente per i paesi ormai al collasso come Italia e Malta, seguirà un iter legislativo separato, più rapido. Il resto delle proposte, come una nuova politica per l’immigrazione legale, la creazione di un “asilo europeo” e il rafforzamento delle frontiere Sud della Libia per bloccare i trafficanti, seguiranno l’iter normale, con tempi più lunghi e maggiori possibilità di contrasto da parte dei governi euroscettici.
Guardando a mercoledì, il primo passo, c’è ottimismo. Per ora, raccontano dalle capitali gli ufficiali di collegamento con Bruxelles, nessuno dei 28 commissari europei si è schierato contro il pacchetto, solo qualche sottolineatura circoscritta. E anche il rischio che un blocco di commissari si metta di traverso su chiamata dei paesi di provenienza sembra poco concreta. Il perché lo spiega un diplomatico di lungo corso: «Visto l’impegno diretto del presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, dei due vicepresidenti Timmermans e Mogherini e del responsabile per l’Immigrazione, Avramopoulos, è difficile che si crei una fronda in grado di diluire o bocciare il testo».
Se davvero l’Agenda passerà intonsa in Commissione, la parola passerà a governi ed Europarlamento. E qui la parte quote si sgancerà dal resto del pacchetto grazie alla procedura d’urgenza. Entro un paio di settimane Bruxelles presenterà il testo legislativo vero e proprio. Poi verrà “sentito” il Parlamento europeo, dove i numeri per l’ok alle quote saranno ampi: a favore il Pse, la stragrande maggioranza del Ppe (contrari l’Ump di Sarkozy e i conservatori polacchi) e i liberali.
Una maggioranza in grado di schiacciare l’estrema destra. Infine la palla passerà al Consiglio, ossia ai governi. E qui la mossa di Bruxelles di imboccare la procedura d’emergenza prevista dal Trattato di Lisbona spiazza le capitali euroscettiche perché la decisione, al contrario di quanto avviene di solito, non dovrà passare all’unanimità: si andrà a maggioranza e quindi nessun leader avrà il diritto di veto abbassando molto i rischi di un “no”.
I maggiori sostenitori delle quote sono Renzi e Hollande, come conferma il sottosegretario Sandro Gozi: «Non è più possibile che a pagare il costo dell’emergenza migratoria siano i soliti noti, serve una distribuzione dell’onere a livello europeo». Anche Angela Merkel ha fatto informalmente sapere di sposare il mecca- nismo. D’altra parte la Germania è il Paese che accoglie il maggior numero di migranti. Ancora indecisa la Svezia, seconda nazione per numero di asilanti, all’inizio diffidente ma secondo il tam tam diplomatico in procinto di convincersi che il sistema funzionerà. A favore anche gli altri paesi rivieraschi come Spagna, Malta, Grecia e Cipro. Così come d’accordo tra gli altri saranno anche Belgio e Lussemburgo, piccole nazioni ad alto tasso migratorio.
Sul fronte del no i baltici e l’Europa dell’Est, a partire dalla Polonia e dall’Ungheria dell’estremista Orban, area geografica a immigrazione zero che non vuole farsi carico dei problemi altrui. Un blocco che però non ribalterebbe la maggioranza e che si potrebbe sfaldare quando la Merkel si schiererà pubblicamente a favore della proposta. Freddi i finlandesi e qualche altro Paese del Nord. Il grande no invece arriverà da Londra: David Cameron, fresco di conferma a Downing Street, è contrarissimo alle quote. Ma senza diritto di veto avrà le armi spuntate e comunque potrebbe essere ammorbidito con un opting out, una complicata clausola che gli permetterebbe di sfilarsi dal sistema. Con queste premesse molti leader sognano di far entrare in funzione le quote prima di agosto, magari di sancirne l’avvio già al summit europeo del 25 e 26 giugno.
Come per le quote, un percorso più veloce sarà riservato alla missione Ue in acque libiche per intercettare e affondare i barconi dei trafficanti prima che carichino i migranti. Ieri il ministro degli Esteri Gentiloni ha affermato che la Russia «è disponibile a collaborare» sulla bozza di risoluzione all’Onu. Palazzo di Vetro permettendo, anche in questo caso il sogno degli europei è di varare la missione al vertice di giugno.
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