"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Sebastiano Messina per “la Repubblica”
«È un momento strano per il movimento» dice Beppe Grillo salendo sul palco, ma non sta parlando dei Cinquestelle orfani di Casaleggio. Il suo spettacolo inizia come al solito, in una sala strapiena che stasera vuole solo ridere.
E lui li fa ridere, con la sua camicia fuori dai pantaloni, restando fedele al copione che prevede la storia dell’arca di Noè, la sua vita da saldatore, il suo diploma di ragioniere, le due famiglie «una vegana e l’altra che mangia carne, non vi dico che vita», fino al racconto della nascita del movimento.
In sala la star non è Alessandro Di Battista, arrivato con un giubbotto da motociclista, ma Antonello Venditti, in poltronissima centrale accanto a Gabriele Pellegrini, in arte Dado (venuto ad assistere al lavoro del collega).
beppe grillo funerali di gianroberto casaleggio 6
Stasera si ride. Del resto, dice, «se devo essere serio e interpretare milioni di persone non ce la faccio... io non sono mai stato iscritto a un partito. Ma com’è che mi trovo a essere il capo, il leader di un partito, di un Movimento? Io scherzavo” I romani venuti all’auditorium della Conciliazione, all’ombra di San Pietro, sono qui per vedere il primo show di Grillo del dopo-Casaleggio, per assistere alle prime mosse di un navigatore che ha perso il suo insostituibile timoniere politico.
Da Napoli sono arrivati alcuni degli spettatori mancati di quello show che il comico annullò la mattina del 12 aprile, appena seppe della morte dell’amico. Nove giorni di silenzio, nove giorni di dolore privato, poi il sipario s’è alzato di nuovo: ancora una volta, e nessuno conosce la regola meglio di lui, the show must go on.
Stavolta però tornare sul palcoscenico è stato più difficile del solito. Grillo era teso, inquieto, quasi elettrico, e se ne sono accorti i cronisti che lo aspettavano davanti al suo solito albergo romano, accanto ai Fori imperiali:
appena la sua macchina si è fermata davanti all’hotel, lui ha aperto di scatto la portiera e invece di fare la sua solita scena muta e infastidita ha cominciato lasciato tutti a bocca aperta mettendosi a urlare e saltando di qua e di là, come un gatto a cui hanno pestato la coda, infilando svelto l’ingresso della hall.
Casaleggio l’aveva visto, questo spettacolo che segna il ritorno del leader pentastellato al suo antico e fortunato mestiere. La sera del 2 febbraio, un martedì di freddo e di pioggia, sotto il grande tendone del Linear Ciak del Corvetto, il cofondatore del movimento si presentò alla prima milanese di “Grillo vs Grillo” con la curiosità di assistere al primo vero “passo di lato” dell’amico Beppe.
Arrivò da solo e andò a sedersi in ventesima fila, lontano dall’astro nascente Luigi Di Maio che - accanto alla bella fidanzata si offriva volentieri ai flash dei fotografi. Non disse una parola. I lunghi capelli grigi gli spuntavano sotto il grande berretto bianco che ancora copriva le cicatrici dell’intervento alla testa, e lui se ne stava intabarrato nel suo cappotto nero, con uno sciarpone annodato attorno al collo.
Tutti sapevano della sua malattia, ma lui non aveva voluto mancare a quell’appuntamento.
Proprio a uno show di Grillo, del resto, loro due si erano conosciuti. Era successo dodici anni prima a Livorno, e quella sera della prima milanese il mattatore pentastellato aveva voluto ricordare l’episodio che aveva cambiato la sua vita, trascinandolo dal palcoscenico verso la politica. «Incontrai questa persona, Casaleggio. Mi disse: apri un blog, costa 250 milioni. Io lì per lì salutai».
«A un certo punto - continua leggo un libro: Gengis Khan e la Rete, scritto da un pazzo». Il pubblico lo ricambia con un lungo applauso, lui si commuove. «E così cominciai a vedere che c’era qualcuno dall’altra parte... ». Sì, ce n’erano più di quanti lui potesse immaginare. Racconta che il primo V-day lo fecero grazie a Casini:
«Aveva fatto il Family day, e allora io pensai ma vaffanculo. E così nacque il Vaffa day». La profezia di Casaleggio si è avverata, almeno per lui. «Era una persona straordinaria - ricorda Grillo - mi manca tantissimo: per dodici anni ci siamo sentiti al telefono per cinque volte al giorno».
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