DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Alessandro Rico per “la Verità”
Il senatore Elio Lannutti ha pagato il suo no al governo Draghi con l'espulsione dal Movimento 5 stelle. «Ma io continuo a lottare, anche per la mia nipotina di 14 mesi».
Senatore, perché ha votato contro la fiducia?
«Come poteva votarla, uno come me?».
Uno come lei?
«Ho speso una vita tentando di affrancarmi, da abruzzese figlio di braccianti, dalla condizione di "cafone", descritta da Ignazio Silone».
E allora?
«A 14 anni, andai da uno zio a Baldissero Canavese, per entrare alla Olivetti. Non mi piaceva, preferii fare l'apprendista muratore».
Dove vuole arrivare?
«Ho fatto mille mestieri. Ho scaricato le cassette di frutta ai mercati generali, ho fatto il cameriere, ho studiato di notte per laurearmi. In Germania, portavo le carriole di cemento e caddi da un'impalcatura. Ho lavorato in banca, mi sono licenziato. Ho fatto il giornalista. Mi sono battuto una vita per i diritti, contro il mondo che Mario Draghi rappresenta. Come potevo votarlo?».
Anche Draghi ha avuto una vita difficile. Ha perso i genitori giovanissimo.
«Conosco la sua storia. Ma anche il suo maestro, Federico Caffè».
ANTONIO DI PIETRO ELIO LANNUTTI
Quindi?
«Lui si opponeva al divorzio tra Tesoro e Bankitalia, la madre di tutti i guai dei nostri tempi».
Draghi no?
«Draghi è l'uomo delle privatizzazioni, della prevalenza della finanza sull'economia reale, del denaro dal nulla, degli algoritmi».
Che algoritmi?
«Quando io lavoravo in banca, ci si guardava negli occhi con chi chiedeva un fido. Oggi decidono gli algoritmi di Francoforte».
Insomma, siete agli antipodi?
«Con il mio corregionale Giacinto Auriti, promuovemmo un ricorso contro il signoraggio bancario. Ottenemmo che ogni cittadino ricevesse a un "risarcimento" di circa 87 euro a testa. Erano quasi 5.000 miliardi totali».
Mai visti, questi soldi...
«Ci credo: Bankitalia non voleva pagare. Perciò mandammo un ufficiale giudiziario, affinché pignorasse o la poltrona o la scrivania di Antonio Fazio».
E come finì?
«Non fu possibile, perché si dimise in quei giorni. Arrivò Draghi e, poco dopo, la Cassazione stabilì che la sentenza non poteva essere applicata. Ecco: questo è Draghi».
Semmai, è la Cassazione...
«Ma Draghi è anche quello dei derivati, con i quali rinnegò la lezione di Caffè. I derivati, solo di interessi e solo negli ultimi 10 anni, ci sono costati 38,7 miliardi».
Lei ha definito l'espulsione dal M5s una decisione da «vecchie dittature».
«Non c'è molto da aggiungere. Come si poteva accettare l'esito del voto su Rousseau, con un quesito a dir poco ingannevole?».
Impugnerete anche quello?
«Ne stanno discutendo gli avvocati. Diciamo che il quesito era del tipo: vuoi vivere o vuoi morire? Peraltro, so che i colleghi della Camera hanno ricevuto almeno una comunicazione scritta, per email o sms. Noi del Senato, nemmeno quella. E pensare che Vito Crimi fu il primo eletto del M5s che io conobbi personalmente».
Ah sì?
«Era il 2013. Mentre i parlamentari eletti andavano a Roma, io, che non mi ero ricandidato, raggiunsi a Milano a Gianroberto Casaleggio. La Casaleggio associati aveva gestito il sito del partito per cui ero stato senatore, l'Italia dei valori».
E che successe?
«Gianroberto mi disse: "C'è un cancelliere di Brescia che sta partendo per Roma. Perché non gli dai una mano?". Quel cancelliere era Vito Crimi».
Crimi l'ha tradita?
«No, per carità. Però rivendico il diritto di non essere fideista. Anche nei confronti di Beppe. Ognuno prende la sua strada. Io non mi affido ciecamente agli altri».
Anche Davide Casaleggio aveva manifestato perplessità sul quesito di Rousseau. La frattura tra Grillo e le idee dell'erede di Gianroberto è diventata insanabile?
«Non glielo so dire. L'ultima volta che ho sentito Beppe è stata poco prima delle consultazioni».
Che gli ha detto?
«Gli ho chiesto: "Vieni a Roma, sta succedendo il finimondo"».
Quindi, è stato lei a proporgli di andare alle consultazioni?
«Eravamo io e Nicola Morra».
E allora?
«Ho riconoscenza per Beppe. Ma la ragione sociale del Movimento era l'opposto di ciò che rappresenta Draghi. Vada a leggersi sul Blog delle Stelle il titolo di un post del 2017, che mi chiesero di scrivere: "Comanda il popolo, non Draghi"».
DAVIDE CASALEGGIO ALESSANDRO DI BATTISTA
Se è per questo, Grillo, su Draghi, ne ha dette di ogni...
«Appunto».
Però, che il Movimento avesse perso l'anima, s'era capito da un pezzo. I vostri elettori non vi avevano mica votato per governare con il Pd e Matteo Renzi.
«Proprio così. Abbiamo ingoiato anche quello, per pavidità».
Suoi colleghi, come Danilo Toninelli, hanno giustificato il sì a Draghi citando la consultazione su Rousseau. Pavidi anche loro?
«Non dirò mezza parola contro Toninelli e gli altri miei amici fraterni. Ognuno si è assunto le proprie responsabilità. Io rispondo alla mia coscienza. E non ho paura. Come diceva un eroe dimenticato, Paolo Borsellino: "Chi ha paura, muore ogni giorno"».
nicola morra foto di bacco (1)
Formerete un gruppo parlamentare con il simbolo dell'Idv?
«Non sto seguendo questa pratica. Per me, la priorità è difendere l'onore. Perché io, quest' anno, ho avuto già due lutti».
Due lutti?
«Il 16 gennaio è morta mia sorella». (La voce è rotta dalla commozione. Qualche istante di silenzio. Poi, Lannutti mi mostra un lungo post su Facebook dedicato ad Ausilia).
Mi dispiace molto, senatore.
«Sì... Analogo lutto è stato quello del mercoledì delle ceneri».
Chi è morto?
«Un ideale. Un sogno. Con la fiducia a Draghi».
Paragona la fiducia a Draghi a un lutto? Addirittura?
«Certo: è la negazione di tutte le battaglie che conduco da 35 anni. È un dolore, con l'aggravante del tradimento».
L'ha vissuta così male?
«Io e Rosario Trefiletti ci andavamo a incatenare sotto la Banca d'Italia, picchiati dalla polizia, per protestare contro il risparmio tradito. Ho scritto due-tre libri in cui si parla del ruolo di Draghi. L'ho anche incontrato».
Quando?
«Nel 2008, venne in commissione Finanze al Senato. Mario Baldassarri, che aveva studiato con lui, mi raccomandò: "Non lo attaccare". Alla fine, io e un altro collega di Forza Italia ci mettemmo dalla parte opposta all'uscita. Draghi mi si avvicinò: "Mi fa capire perché ce l'ha tanto con me?"».
E lei che rispose?
«Il fatto è che, tempo prima, lui mi aveva chiesto di incontrarlo. Ma non potei andare, perché dovevo partire per il Veneto, dove mi aveva candidato Antonio Di Pietro. Io non ce l'ho mai con le persone. Anzi, la mia esperienza da sindacalista mi ha abituato al dialogo. E da cattolico, credo che tutti abbiamo la possibilità di redimerci».
Draghi si deve redimere? Non esagera?
«Senta, nel documento del Gruppo dei 30, di cui lui fa parte, sostanzialmente c'è scritto che per superare la crisi innescata dalla pandemia, bisogna applicare il darwinismo economico».
Il senso del suo discorso in Aula, però, era diverso: bisogna aiutare le imprese competitive, non quelle che avrebbero chiuso indipendentemente dal Covid.
«La mia è una filosofia contrapposta a quella di coloro che credono nel Far West del mercato, nel neoliberismo, nel globalismo. Sto con Caffè: lo Stato dev' essere centrale, deve poter fare investimenti. E certi beni pubblici, come l'acqua, non devono essere messi sul mercato».
elio lannutti diventa senatore a 5 stelle
Lei è sicuro che Draghi non sottoscriverebbe? È stato il protagonista dell'epoca delle privatizzazioni, però è anche l'uomo del «whatever it takes», del «debito buono», della riscoperta del keynesismo...
«A giudicare da quel documento del Gruppo dei 30, non direi. Sarà l'uomo del "whatever it takes", ma da governatore della Bce, ha avuto un occhio di riguardo nei confronti della banche tedesche».
In che senso?
«Le casse di risparmio tedesche sono state esonerate dal bail in. Intanto, Deutsche Bank aveva in pancia derivati per oltre 10 volte il valore del Pil della Germania. Io, sugli uomini, non ho pregiudizi. Però non dimentico le malefatte della Troika sul popolo greco».
A che si riferisce?
«Nel 2015, dopo il referendum contro l'austerity, la Bce impose alla Banca di Grecia di chiudere gli sportelli, appoggiandosi al parere di una società privata. E quel parere è ancora secretato. Come posso perdonare chi, per il dolore causato dall'austerità, ha fatto essiccare il latte nel seno delle madri?».
L'opposizione partitica è stata appaltata a Fdi. Lavorerete a un nuovo movimento politico? Magari con Alessandro Di Battista?
«Stimo Alessandro, anche se non ho contatti con lui da tempo. Lo considero una risorsa. Se lui ha dei progetti, ben venga».
La sua collega senatrice, Emanuela Corda, ha commentato così l'espulsione notificata da Crimi: «Come può il nulla espellermi dal nulla?». Condivide?
«Emanuela è una pasionaria, ma io non voglio dare giudizi di valore sui miei colleghi».
Questo era un giudizio politico.
«Be', i metodi usati dal M5s sono stalinisti. Sono i metodi della Stasi, della peggiore polizia politica della ex Ddr».
elio lannutti con primo di nicola
Il partito è diventato «nulla»?
«Io mi auguro solo una cosa. Il M5s è nato nel giorno di San Francesco».
Quindi?
«Spero non sia morto il mercoledì delle ceneri».
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