DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
luciana lamorgese matteo salvini 1
Il caffè della pace va in scena al mattino, a sorpresa. Ufficio del ministro dell' Interno, secondo piano del Viminale. Matteo Salvini, dopo aver chiesto un appuntamento (sembra la sera prima al dibattito sulla fiducia al Senato), raggiunge la prefetta Luciana Lamorgese nello studio che aveva occupato fino a una settimana fa. Colloquio breve, raccontano le fonti, scambio di impressioni, tanta cordialità. Il segretario della Lega si presenta in giacca.
luciana lamorgese matteo salvini 4
«Lei conti su di me», le aveva detto dai banchi dell' opposizione martedì a Palazzo Madama, rivolgendosi alla neo ministra seduta al fianco del premier Conte. Ben altri toni rispetto a quelli usati pochi istanti prima col capo del governo. Il concetto e la disponibilità li ha ribaditi anche nel faccia a faccia di ieri. «Perché chi si occupa di sicurezza deve essere al di fuori della polemica politica».
matteo salvini saluta il personale prima di lasciare il viminale 1
Con l' auspicio che i suoi decreti sicurezza non vengano smantellati, come già conta di fare il Pd, «perché si farebbe il male dell' Italia». La neo ministra - lunga esperienza al Viminale e nelle Prefetture - ha ascoltato il suo ospite, lo ha ringraziato per la visita, infine lo ha congedato. Adesso il ministero è nelle sue mani.
massimiliano romeo matteo salvini riccardo molinari 1
Salvini ha lasciato Roma nel primo pomeriggio, al termine della settimana politica che ha definitivamente collocato lui e il partito in minoranza. «Ma loro non hanno capito cosa vorrà dire avere la Lega all' opposizione, non avranno tregua», è stata la chiamata alla mobilitazione che il leader ha fatto martedì sera tenendo a rapporto i 124 deputati e 58 senatori. Le commissioni da trasformare in trappole per il Conte bis.
Non fosse altro perché, come hanno spiegato i capigruppo Romeo e Molinari, la Lega non mollerà affatto le presidenze. Non a caso. Ne controllano 6 su 14 al Senato, dove gli equilibri per la maggioranza sono molto più precari (Borghesi agli Affari costituzionali, Ostellari alla Giustizia, Tesei alla Difesa, Bagnai alle Finanze, Pittoni alla Pubblica istruzione, Vallardi all' Agricoltura).
luciana lamorgese matteo salvini
E poi 5 su 14 alla Camera (Borghi al Bilancio, Benvenuto all' Ambiente, Morelli ai Trasporti, Saltamartini alle Attività produttive, Giaccone al Lavoro). Oltre alla bicamerale per l' attuazione del federalismo (Invernizzi) e la commissione straordinaria per la tutela dei diritti umani (Pucciarelli). Leve di comando piuttosto delicate, ancor più perché i rapporti di forza sono pressoché identici in molti di questi organismi. Il 12 a 12 alla Pubblica istruzione, il 12-11 alle Finanze o all' Industria, dove per altro tra i 12 della maggioranza ci sarebbe il 5S Gianluigi Paragone fresco di astensione sulla fiducia. Dall' ordine dei lavori ai tempi sarà battaglia, per i ministri e i loro provvedimenti.
Rivolgersi ad esempio ad Alessandro Morelli, che guida i Trasporti alla Camera. «Il mio ruolo non cambia, ma applicheremo il regolamento in maniera letterale - spiega - La prossima seduta l' ho già convocata per lunedì e se sarà necessario si lavorerà anche il venerdì: per noi leghisti non sarà un problema, non so per altri». L' obiettivo è far emergere le cont raddizioni Pd-M5S. «Porterò la commissione in visita a Genova per discutere della Gronda. Sto per convocare i vertici di Autostrada sulle concessioni e quelli di Alitalia sulla crisi».
giancarlo giorgetti barbara saltamartini
Barbara Saltamartini, presidente delle Attività produttive: «Conte ha detto che il governo è a totale disposizione del Parlamento? Bene, allora sarà importante ascoltare ministri e sottosegretari su tutti i nodi più complessi: dall' Ilva al settore energetico, alle crisi aziendali.
Ogni qual volta se ne porrà l' esigenza, convocheremo rappresentanti di categoria e realtà sociali. Approfondiremo scrupolosamente...».
Con quel che ne conseguirà sui tempi. Claudio Borghi (Bilancio) stavolta appare il più cauto: «Rispetterò le mie prerogative, i piccoli dispettucci non fanno per noi. Io non blocco nessuno, anzi voglio che Pd e M5S vadano avanti e facciano emergere tutte le loro contraddizioni, a cominciare dalla manovra». Battaglia, insomma. Consumata anche a colpi di emendamenti, a migliaia. Ma con l' avvertimento che due giorni fa al Senato il vecchio Calderoli rivolgeva ai più giovani e agguerriti leghisti. «Fate pure, ma attenzione ai colpi di "canguro"».
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