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LEGATA AL LETTO E DROGATA – UNA DONNA YAZIDA RACCONTA I TERRIBILI ABUSI SUBITI DAI MILIZIANI DELL’ISIS DOPO CHE VENNE RAPITA DURANTE LA CONQUISTA DEL SUO VILLAGGIO IN IRAQ. “MI HANNO INIETTATO DELLA MORFINA E POI VIOLENTATA” - VIDEO

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reehanreehan

Owen Holdaway per http://www.dailymail.co.uk

 

 

Scampate all’orrore della schiavitù sessuale, due donne yazide raccontano gli abusi subiti dai miliziani dell’Isis durante la loro prigionia.

 

Una di loro si chiama Reehan, una madre di 19 anni che dopo la conquista del suo villaggio in Iraq, Solgah, è stata comprata da un guerrigliero turkmeno al mercato degli schiavi. La sua voce trema quando parla dei dieci mesi di prigionia passati nella casa dell’uomo: “All’inizio ho provato a resistere allo stupro ma ho ceduto quando lui ha iniziato a picchiare mio figlio di un anno. Facevo tutto quello che mi chiedeva pur di proteggere il mio bambino”.

 

reehan in tenda campo profughireehan in tenda campo profughi

“Dopo dieci mesi di abusi e violenze ero diventata insensibile e apatica, l’unico motivo per cui non mi sono suicidata era mio figlio”, spiega Reehan. In seguito la donna è stata comprata da un altro miliziano di Mosul per poi passare nelle mani di un libanese che viveva a Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. Lì viveva insieme a lui, altre due ragazze yazide e una madre con una bambina di 5 anni.

 

“Un giorno è entrato in casa e ha chiamato la madre e sua figlia – ricorda Reehan – le ha portate in una stanza e prima ha stuprato la madre e poi molestato la bambina”. Dopo quella terribile scena Reehan ha trovato il coraggio per tentare il tutto per tutto: ha rubato un hijab ed è scappata a casa di un uomo siriano, dove ha potuto telefonare a sua madre a Dohuk.

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Dopo aver passato alcune notti nella casa dell’uomo, il siriano ha accettato di aiutarla a passare il confine per tornare in Iraq a patto che lei gli desse 15 mila dollari. La madre di Reehan ha disperatamente racimolato la somma, ricorrendo anche alla carità, e alla fine ha potuto riabbracciare sua figlia e il nipotino nel campo profughi di Kahnke. L’Isis, però, tiene ancora prigionieri il marito, il padre e le due sorelle di Reehan e lei crede che non li rivedrà mai vivi.

 

 

reehan con figlioreehan con figlio

A poche tende di distanza da Reehan vive un’altra ragazza yazida di 25 anni, Barfo, che ha la fortuna di poter raccontare quello che le successe mentre era prigioniera dell’Isis. Dopo il rapimento avvenuto nel villaggio di Sinjar è stata comprata all’asta da un guerrigliero a Tal Afar, in Iraq. “Quando provava a toccarmi, io piangevo - dice Barfo – ho provato a respingerlo ma lui era troppo forte per me e alla fine mi ha presa, legata al letto e mi ha iniettato della morfina per non farmi urlare”.

reehan in iraqreehan in iraq

 

Dopo uno stupro più violento degli altri, Barfò provò a suicidarsi con la pistola dell’uomo, ma lui intervenne e la fermò prima che potesse premere il grilletto. Dopo tre mesi di abusi, la donna fu portata a Mosul nella prigione di Badush per poi essere trasferita oltre il confine siriano, a Raqqa. Qui fu comprata da un arabo sulla trentina, “Quell’uomo mi costringeva a fare sesso e poi mi picchiava una volta me le suonò così forte che non riuscii a camminare per due mesi”.

reehan 19 annireehan 19 anni

 

Durante il suo soggiorno in Siria, Barfo è passata sotto le grinfie di almeno quattro diversi combattenti dell’Isis, e non tutti provenivano dal medio-oriente: la 25enne di ricorda di un uomo che non parlava né arabo né curdo e veniva chiamato “l’europeo”, dicevano che per venire in Siria avesse oltrepassato il confine turco.

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L’incubo della donna finì quando un uomo siriano ebbe pietà di lei e la nascose in casa prima di riaccompagnarla insieme ad altre due donne yazide al confine iracheno, dove ha potuto ricongiungersi con sua madre e il suo fratellino. Nonostante Barfo sia finalmente riuscita a scappare dopo nove mesi di prigionia, la sua famiglia rimane ancora divisa: “Mia madre e mio fratello sono qui, ma il resto della mia famiglia è in mano all’Isis”, conclude triste.