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Caterina Perniconi per Il fatto Quotidiano
"L'accordo c'è, ma non si vede". La battuta del senatore Gaetano Quagliariello è la sintesi più azzeccata di quel che sta accadendo sulla legge elettorale. Ieri Enrico Letta, in un'intervista sul sito del Sussidiario, pubblicazione vicina a Comunione e liberazione, ha svelato il segreto di pulcinella: l'intesa di base sulla nuova legge c'è, ora "il comitato ristretto della commissione del Senato esca allo scoperto".
Un'esortazione a rivelare qual è la bozza che mercoledì prossimo verrà discussa nel comitato ristretto al Senato dopo le consultazioni estive tra Alfano, Bersani e Casini, che non hanno mai avuto fretta di uscire allo scoperto. Nell'accordo era compreso infatti anche un patto per non mandare la legge in Parlamento prima della fine di ottobre e a quel punto "ci vorrebbe Houdini per approvarla entro novembre", per dirla con Quagliariello.
Anche se le urne prima della fine dell'anno non dispiacerebbero a una parte della maggioranza: Bersani potrebbe evitare le primarie - che scamperà anche con una legge che non prevede le coalizioni - e incassare il vantaggio; così come Casini, unico leader di un movimento centrista. La contrarietà di Berlusconi alle elezioni anticipate è nota, anche se i pressing potrebbero convincerlo.
Come quelli del Capo dello Stato, che comunque farà in tempo a battezzare il nuovo governo scadendo il settennato il 15 maggio. Del resto il suo intervento sarà necessario se, come si profila, i partiti correranno da soli e non in coalizione. Solo dopo le elezioni quindi, con ampie mediazioni, arriveranno le alleanze per governare. Base possibile anche per un esecutivo Monti bis.
"Un superporcellum alla faccia della democrazia" è il commento di Antonio Di Pietro all'accordo trovato da "ABC" per favorire i grandi partiti. "Sembra che si stia apparecchiando una superporcata, cioè una legge fatta apposta per evitare che dalle urne esca fuori un risultato chiaro: una coalizione maggioritaria che va a governare e una minoritaria che va a fare l'opposizione. Così si usa di solito, tranne nelle dittature. Ma ai signori della casta sembra troppo facile, troppo limpido e soprattutto troppo democratico".
Il leader dell'Idv motiva il suo commento punto per punto. "Tra premi di maggioranza ai singoli partiti, ritorno al proporzionale, soglie di sbarramento e marchingegni studiati per lasciare alle segreterie il potere di scegliersi in un modo o nell'altro i parlamentari (listini bloccati, ndr) la legge sulla quale i furbetti della maggioranza stanno lavorando ha due soli obiettivi: mettere ai margini le forze politiche scomode come l'Italia dei valori e creare ad arte una situazione che renda inevitabile continuare con il governo Monti e con l'assurda maggioranza che lo sostiene".
Ma Di Pietro non è l'unico contrario a questo accordo. Pd e Pdl hanno al loro interno diversi malumori, e gli ex An non li tengono nascosti: "Non c'è alcun accordo sulla legge elettorale - ha tuonato il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri - ci sono delle tesi in campo, io e molti altri siamo dell'avviso che quello delle preferenze sia il metodo di scelta migliore".
La decisione invece pende per i collegi voluti dal Pd che in cambio cedono il premio di maggioranza alla coalizione, accettando quello di partito. Il 30% dei parlamentari verrà comunque eletto in listini bloccati in circoscrizioni ridotte, come quelle del sistema spagnolo. Naturalmente i piccoli partiti devono restare fuori dal Parlamento: quindi sbarramento al 5% ma anche un lodo "salva-Lega" che prevede la soglia dell'8% in tre Regioni. "Perché in una legge elettorale sono importanti i dettagli", parola di Quagliariello. Che svela il terreno sul quale si giocherà la partita finale per la legge elettorale.
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