DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Simona Poli per “la Repubblica”
«Numero 5, come lo Chanel », scherza una volontaria in maglietta e bermuda impegnata nell’allestimento della Leopolda, stavolta in stile garage americano modello Steve Jobs. Quinto anno, in effetti. Ma il primo con Matteo Renzi alla guida del governo. Un’edizione nata all’insegna della discordia, con una parte del Pd che attacca l’iniziativa apertamente e Cuperlo che parla di «partito parallelo » e chiede al premier di spiegare cosa sia e a cosa serva davvero questa convention.
«Se fosse organizzata dal Pd sarei seduto in prima fila», dice a Ballarò ieri sera Bersani, «ma attenzione ad inventare altri marchi, perché qualcuno potrebbe pensare male ». E se Dario Nardella, sindaco di Firenze, si sgola a replicargli che «la Leopolda è nata proprio per superare la logica delle correnti», Stefano Fassina rifiuta l’invito a partecipare e attacca: «Il segretario nazionale avrebbe dovuto dare piuttosto importanza a un’assemblea con i coordinatori dei circoli Pd».
E pensare che il titolo scelto è “Il futuro è solo l’inizio”, sarà questa la scritta impressa sui gadget in vendita per l’autofinanziamento, tazze, penne, spille e magliette. I militanti sono già al lavoro, il cantiere come sempre è affidato ai “Comitati Adesso”, nati a centinaia in ogni regione per sostenere l’ascesa del premier, il suo carburante elettorale, la macchina organizzativa delle due primarie, la rete operativa delle “truppe” renziane sul territorio.
In cerca di un nuovo ruolo oggi cambiano nome raggruppandosi sotto la sigla “Adesso! Italia”. Restano comunque il collante che tiene insieme le varie anime, politiche e non, che hanno dato impulso all’ascesa del premier. La trama di contatti creata negli ultimi due anni non si interrompe, anzi.
Un mese fa, il 21 settembre, l’ex poliziotta municipale di Palazzo Vecchio Marzia Cappelli ha organizzato un meeting di due giorni a Firenze per ridare vigore alla passione degli esordi. Con un bel parterre sul palco in cui spiccavano il sottosegretario Luca Lotti, Simona Bonafè, persino Matteo Orfini è intervenuto in un’assemblea che chiedeva a gran voce a Renzi di «fare le riforme istituzionali col Cavaliere per poi andare subito alle elezioni».
La minoranza li guarda con sospetto, ma chi di quei comitati è stato un leader non la vede allo stesso modo. «È sempre la solita storia, ormai alla demonizzazione della Leopolda ci siamo abituati», dice Davide Ricca, fondatore di ateniesi.it, sito seguitissimo dai renziani. «Faccio parte della segreteria regionale del Piemonte e a maggior ragione posso dire che questo non è l’appuntamento di un’area politica del Pd. Il fatto che fino a un anno fa l’establishment non si affacciasse neppure è stato un errore del partito, non di Renzi. Scommetto che ripartirà anche il tesseramento».
Se è vero che c’è così tanta voglia di entrare nella stazione di Renzi (e i numeri delle registrazioni lo confermano con 2.000 iscritti solo al sito e oltre 200 giornalisti accreditati) di sicuro chi ne starà fuori si preoccupa di farlo sapere. «Non ho dato un soldo alla Leopolda», giura a “Un giorno da pecora” l’imprenditore Guido Ghisolfi, che in passato ha sostenuto Renzi. «Ora è segretario », spiega, «e ha i suoi canali di finanziamento ».
Assenti anche Giorgio Gori, ora sindaco di Bergamo, lo scrittore Alessandro Baricco e l’ex amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, così come il finanziere Davide Serra, che però ha donato alla causa 175mila euro, circa la metà del costo calcolato per la convention. Torneranno invece Oscar Farinetti e Bruno Cucinelli, a cui si affianca la new entry Mike Moffo, consulente elettorale di Obama.
Renzi, che nei tre giorni sarà sempre presente, aprirà il meeting alle 19 di venerdì e subito dopo inizieranno gli interventi al microfono, quattro minuti a testa. Sul palco nessun ministro, anche la madrina dell’edizione 2013 Maria Elena Boschi starà nel backstage. A condurre sul palco i quattro parlamentari del Pd Lorenza Bonaccorsi, Silvia Fregolent, Luigi Famiglietti ed Edoardo Fanucci. «Invece di fare polemica», dice Fanucci, «Cuperlo dovrebbe venire ad ascoltarci».
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