LESBO-NONNE! - DUE GAGLIARDE FEMMINISTE FRANCESI SI SPOSANO E I NIPOTI FESTANTI LO ANNUNCIANO SU “LE MONDE”

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Alberto Mattioli per "la Stampa"

I nipoti annunciano sul giornale il matrimonio della nonna con un'altra donna, subito adottata come «grand-mère». Capita nella Francia hollandista che ha istituito il matrimonio per tutti. Il quotidiano che pubblica la partecipazione è «Le Monde», organo della gauche illuminata (sul «Figaro», bastione della destra tradizionalista e cattolica, è tutto un fidanzarsi di contesse e un condolersi per la scomparsa di badesse e colonnelli con molti cognomi).

Ecco allora che, sul numero di sabato, Arthur, Pénélope, Luc, Nicolas, Léon, Alma, Théo e Zacharie annunciano il matrimonio delle loro nonne Claude e Françoise. Naturalmente non c'è voluto molto per scoprire chi fossero le neospose, anche perché si tratta di due figure assai note della Parigi «intello», progressista e radical chic.

Françoise è Françoise Gaspard, sociologa femminista, sindaca di Dreux e deputata socialista in epoca mitterrandiana e, in una Francia dove i politici a dichiararsi gay sono ancora pochi e in ogni caso meno di quelli che lo sono davvero, l'unica apertamente lesbica.

Claude è la giornalista Claude Sadoc, che però tutti conoscono con il cognome del primo marito, anche perché è uno dei più illustri del mondo giornalistico francese. Si tratta di Jean-Louis Servant-Schreiber, una firma così nota da aver raggiunto lo status di sigla: JSLL. In Francia se qualcuno viene chiamato con l'acronimo del nome è una celebrità e in effetti JSLL, negli Anni 60, fece dell'«Express» il più importante e imitato settimanale nazionale.

Attualmente, è il presidente della sezione francese di Human Right Watch (e ha un'altra moglie). Con lui Claude ha fatto quattro figli (da lì gli otto nipoti), poi evidentemente ha capito di essersi sbagliata. Lei e Françoise, peraltro, si erano già «pacsate» nel 2000, utilizzando il Patto civile di solidarietà (Pacs) appena votato. Già allora lo annunciarono via «Le Monde». Anche se, a ben pensarci, sarebbe andata bene pure «Libération».

Braccate dai giornalisti, le signore non desiderano commentare. Però le loro nozze sono stato anche un evento politico, o almeno dimostrativo. Più che un matrimonio, un congresso. A celebrare è stato Bruno Julliard, giovane assessore socialista alla Cultura di Parigi, a sua volta gay. Testimoni George Pau-Langevin, «ministra delegata» (un po' meno di ministra titolare e un po' più dei nostri sottosegretari) alla «Riuscita educativa» del governo socialista e il senatore, pure socialista, Jean-Pierre Michel.

Almeno loro hanno commentato, ovviamente su Twitter. «Grande gioia», cinguetta Michel, e Julliard si dice «molto felice di aver celebrare questo bel matrimonio, non dispiaccia agli inaciditi sinistri e noiosi». Ogni riferimento agli antinozze omo che per mesi rumorosamente manifestato contro la riforma promessa e realizzata da François Hollande (l'unica o quasi, finora) è puramente voluto. Non ce ne sarebbe bisogno. Ormai anche la protesta si è calmata e i sindaci che giuravano che mai e poi mai avrebbero sposato due persone dello stesso sesso stanno applicando la legge.

Ma, vinta la battaglia politica, si combatte quella del costume. Per questo il trafiletto di «Le Monde» non certifica solo una felicità privata, ma suona come uno spot pubblico. Non è la prima volta che due gay francesi si sposano e lo fanno sapere. Ma una partecipazione così, con i nipotini che gioiscono perché la nonna sposa finalmente la donna della sua vita, è davvero il paradosso della normalità.

 

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