UN GOVERNINO APPESO ALLE DECISIONI DI ALFANO: ROMPE O NON ROMPE CON IL BANANA? CON RENZI CHE SCALPITA: “A ME CONVERREBBE VOTARE PRESTO”

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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Il governo è appeso ad Angelino Alfano, alle sue decisioni. Quando premier e vicepremier si vedono nel pomeriggio per discutere la manovra, Enrico Letta chiede a che punto è la scissione nel centrodestra. «Tocca a voi ora». «Stiamo ancora cercando di convincere Berlusconi a fermarsi», risponde Alfano.

Ma il presidente del Consiglio non ha voglia di aspettare: «Dopo la scelta del voto palese, lui romperà. E lo farà prima della decadenza. Dovete muovervi. Non riesco davvero a immaginare che ci siano ripercussioni sulla legge di stabilità. Abbiamo gli occhi del mondo addosso. Sarebbe un disastro».

La strada è stata segnata il 2 ottobre, al momento della nuova fiducia parlamentare.
«La maggioranza ha votato sulle comunicazioni del premier - ricorda Dario Franceschini parlando con gli "amici" del Pdl - Il punto chiave di quel passaggio è la separazione netta del piano giudiziario e del piano politico». Letta e Franceschini stanno rinfrescando la memoria delle colombe Pdl, in queste ore. «Vale anche per il Pd. Se le colombe votano contro la decadenza, è un voto che va rispettato. Dai democratici e da Scelta civica. L'importante è il sostegno al governo».

Ma questo sondaggio tra i governisti del Pdl non ha ancora dato un esito certo. Per questo Letta è preoccupato e fa la voce grossa sottolineando l'impegno assunto il 2 ottobre. «Noi sapevamo quello che sarebbe accaduto. Ma adesso siamo su un terreno insidioso. Il peggiore da quanto è cominciata l'avventura al governo», ammette.

Il premier non sconfessa la scelta del Pd per il voto palese. Anzi. «Il voto segreto avrebbe avuto forse un effetto peggiore. I giochi, i trucchetti, le manovre dei 5stelle potevano trascinare la maggioranza nel baratro». Anche Franceschini allarga le braccia: «C'è un percorso, c'è una giunta. Abbiamo deciso di rispettare le decisioni del Parlamento
ed è giusto così».

Ma ora Alfano, Lupi, Quagliariello, Cicchitto e i ministri devono rompere il cordone ombelicale che li lega al leader carismatico. Devono farlo in maniera traumatica, se serve. Perché solo così potranno puntellare il governo. Che a sinistra, sul lato del Pd, ha il fronte aperto da Matteo Renzi. I renziani guardano con sospetto al precipitare della crisi nel centrodestra. «Se Enrico si blinda con le colombe, i tempi per Matteo si allungano. Altro che 2015, cercheranno di andare oltre».

Non è questo il piano del sindaco di Firenze. Che lo confessa in maniera candida a Bruno Vespa: «I sondaggi sono molto chiari: per me il momento migliore per votare è ora o comunque al più presto. Se uno ha l'ambizione di vincere non c'è stagione più favorevole di questa». Renzi del resto interpreta la sua campagna per le primarie anche come una corsa al voto anticipato. Così si spiega la sua proposta di riforma della giustizia a partire dalla responsabilità civile dei giudici.

Letta non ha tempo per le lungaggini del dibattito nel Pdl. L'8 dicembre del consiglio nazionale berlusconiano è una data lontana. Troppo. Se Alfano chiede ancora un supplemento di mediazione, il premier ha deciso di non cedere ai compromessi. E ieri ha respinto la "cabina di regia" proposta per l'ennesima volta dal capogruppo Renato Brunetta.

Una specie di commissariamento del ministro Saccomanni. Non è più il momento delle concessioni alla destra, dei rinvii o degli strappi sui provvedimenti economici del governo. La cabina di regia non c'è, la legge di stabilità si può modificare ma non va bombardata. E, soprattutto, le colombe devono fare il grande passo.

 

LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO ENRICO LETTA E ALFANO NEL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO FOTO LAPRESSE SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO ALFANO E BERLUSCONIalfano berlusconi adn x renzi leopolda Quagliariello intervistato