1- MAGARI NEL PAESE DI BORDELLAND NESSUNO SE LO RICORDA PIÙ, MA BOSSI E’ UN MINISTRO DELLE RIFORME ISTITUZIONALI, “NON NEL PIENO DELLE SUE FACOLTA” (‘CORRIERE’) 2- MAGARI NEL PAESE DI BORDELLAND NESSUNO SE LO RICORDA PIÙ (NEMMENO TRA LE FILA DEL CENTROSINISTRA), CHE LO “STATISTA” CHE DA ANNI STRAPARLA DI SECESSIONE, RIVOLTA ARMATA, S’INVENTA MINISTERI FASULLI DEL NORD, DICE INSOMMA UN MUCCHIO DI CAZZATE, TIENE IN SPALLA SULLE SUE INCERTE STAMPELLE IL GOVERNO BERLUSKAZZI 3- PRIMA DI TORNARE NELLA SUA PONTIDA A TRASTULLARSI CON L’AMPOLLA COLMA DELLA SACRA ACQUA DEL PO, IL GESU’ CRISTO DELLA PADANIA POTREBBE COMPIERE L’ULTIMO VERO “MIRACOLO”: CACCIARE DAL TEMPIO IL MERCANTE DELLA POLITICA BERLUSCONI 4- DISSE UNA VOLTA, INASCOLTATO, IL REGISTA DINO RISI: ”ALCUNI DEI NOSTRI MAGGIORI POLITICI SONO GIÀ FORME DI SPETTACOLO. ANDREOTTI È IL DRAMMA, BERLUSCONI È LA COMMEDIA, BOSSI È LA FARSA”. COME A DIRE? SIAMO PASSATI DA FORZA ITALIA A FARSA ITALIA

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"Io ho conosciuto bene, data mia età,
la Prima Repubblica. Allora protestavo.
Ma la Seconda Repubblica è stata
incomparabilmente peggiore. E' il
momento di dirlo a chiare lettere"
(Giovanni Sartori, Corriere della Sera)

Tina A. Commotrix per Dagospia

Magari nel paese di Bordelland nessuno se lo ricorda più, ma anche il governo Berlusconi si è dotato di un ministero per le Riforme e il federalismo. Un incarico delicatissimo e in passato occupato da uomini super partes, chiamati a riscrivere le regole del gioco democratico: riforme elettorali, aggiustamenti costituzionali, riforma del sistema delle autonomie. Qualche nome illustre per rinfrancarci la memoria?

Guido Gonnella (gabinetto Segni, 1955), Antonio Maccanico (De Mita, 1988), Mino Martinazzoli (Andreotti, 1991), Leopoldo Elia (Ciampi, 1993). Ora apprendiamo da un editoriale del "Corriere della Sera", che quella delicata funzione oggi è occupata da Umberto Bossi, che anche agli occhi degli stranieri "non appare nel pieno delle sue facoltà". Qualcuno obietterà: di Casta in Casta. "Anche agli occhi degli stranieri"? Forse ci siamo persi qualche numero del quotidiano diretto da Flebuccio de Bortoli. Non abbiamo, infatti, memoria di quest'appannamento dei leader della Lega che preoccupa pure l'Europa. Almeno leggendo gli articoli dei politologi dalla virgola accigliata, Della Loggia&Panebianco. O le cronache politiche su fasti dell'eroe (rincoglionito?) della Padania.

Magari nel paese di Bordelland nessuno se lo ricorda più (nemmeno tra le fila del centro sinistra), che lo "statista" di Cassano Magnago da anni straparla di secessione, devoluzioni, invoca alla rivolta armata, s'inventa ministeri fasulli del Nord, dice insomma un mucchio di cazzate. E senza che qualcuno (a parte il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) gli dia del somaro o lo bacchetti sulle dita con cui innalza l'ampolla in riva al sacro Po. Anzi. Forse un giorno molti cronisti si vergogneranno per aver raccontato acriticamente questo rito padano da strapaese.

Magari nel paese di Bordeland nessuno se lo ricorda più, nemmeno il Cavalier Pompetta, che l'oramai settantenne figlio del tessitore di Gallarate nel 1994, il parolaio in camicia verde fece cadere il primo gabinetto Berlusconi passando nella fila opposte (come al solito ben accetto quando si tratta anti berlusconismo miope). Dandogli perfino del mafioso: "Silvio dovrà scappare dal Nord di notte con sua moglie, i suoi figli e le valigie perché hanno capito che sei mafioso" (1995).

E ancora: "Quell'uomo ha fatto tanti imbrogli nella sua vita...Oggi è il servo di quel fascista di Fini" (1996). Sempre sul premier in carica che l'ha (ri)nominato ministro per le Riforme (sic): "Berlusconi aveva la tessera della P2 di Gelli che la pensava come Goebbels sul potere dell'informazione" (1995).

Magari nel paese di Bordeland nessuno se lo ricorda più, nemmeno l'attuale Chiesa del silenzio (il Vaticano), che il rivoluzionario al Carroccio aveva attaccato perfino il "Papa polacco", accusandolo di aver investito "solo nello Ior e Marcinkus". O quando il settantenne "statista" (sic) di Cassano Magnago tra una cerimonia celtica e un'uscita razzista sulla "maggioranza etnica" del cattivo Sud, invitava una signora ad appendere "la bandiera italiana nel cesso". Per poi aggiungere gongolante, fornendo ampia prova del suo senso alto delle istituzioni: "Ho ordinato un camion a rimorchio di carta igienica tricolore, personalmente, visto che un magistrato dice che non posso averla come ministro".

Magari nel paese di Bordeland nessuno se lo ricorda più, che al governo (allo sbando) abbiamo un ministro delle Riforme e del federalismo che nessuno al mondo c'invidia. E che sta umiliando il diritto e la ragione di Stato. Così, mentre il suo stesso "popolo della Padania" assiste sgomento al suo inesorabile declino fisico e politico, a fargli compagnia sulla via del crepuscolo soltanto Silvio Berlusconi e Giulietto Tremonti.

Ma presto il malfermo Parolaio Verde, che una volta si autoproclamò Gesù Cristo - "che guarisce i malati e gli storpi della partitocrazia" (il Cavaliere, "figlio del dio degenere della restaurazione politica") - farà uno sgambetto alla strana coppia di palazzo Chigi. Perché a volte in politica, altra regola aurea bossiana, "due più due non fa quattro, ma zero".

Disse una volta, inascoltato, il regista de "Il Sorpasso" Dino Risi: "Alcuni dei nostri maggiori politici sono già forme di spettacolo. Andreotti è il dramma, Berlusconi è la commedia, Bossi è la farsa". Come a dire? Siamo passati da Forza Italia a Farsa Italia. Intanto, qualcuno si era distratto.

 

CARICATURA BOSSI silvio berlsuconi e umberto bossi anni LEGA DI BOSSI ILLUSTRAZIONE - SECESSIONE BOSSI E MARONIBOSSI E LA MOGLIE MANUELANAPOLITANO - BOSSI - CALDEROLIMANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSIbossi berlusconi Bossi,il trota, Cota e Calderoli sul monviso