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AMERICA FATTA A MAGLIE - CONTO ALLA ROVESCIA IN ATTESA DI QUATTRO PAGINETTE PERICOLOSE: È IL 'MEMO DAY', IL GIORNO IN CUI PUÒ USCIRE IL DOCUMENTO CHE PROVA COME L'FBI ABBIA AGITO PER IMPEDIRE L'ELEZIONE DI TRUMP, E POI CERCARE DI DISTRUGGERNE FATALMENTE L'AUTOREVOLEZZA, E CHE NEL FARE QUESTO È STATO AIUTATO DA ALTISSIMI DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DELL'AMMINISTRAZIONE OBAMA. E CHE IL RUSSIAGATE SI BASA SUL DOSSIER FASULLO DI UNA EX SPIA INGLESE...
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Conto alla rovescia in attesa di quattro paginette pericolose. CNN prima spara che il direttore dell' FBI, Christopher Wray, è pronto a dimettersi, poi con triplo salto mortale decide che non c'è scritto proprio niente di importante, solo quattro paginette, appunto, preparate a proprio uso e consumo dai repubblicani. Peccato che ancor prima della pubblicazione siano costato la controversa ma sempre protetta carriera del numero 2 dell’Fbi, Andrew MacCabe.
E’ il Memo Day, tutto e’ nelle mani di Trump, che per la verità prima si sarebbe lasciato scappare un “certo che lo rendo pubblico, al 100%”, poi ha fatto sapere, attraverso un funzionario della Casa Bianca, di aver finalmente controllato il materiale, che "it doesn't give away too much in terms of classification”, non svela così tanto in termini di materiale top secret, e di aver deciso che sarà reso pubblico così com’e’, senza gli sbianchettamenti richiesti dall' FBI, perché tocca al Congresso decidere. Sono soddisfazioni. Non dimenticate che il presidente è stato sott'acqua su questa vicenda per un anno.
Comunque la regola dice che basta che il presidente non sollevi obiezioni, e al quinto giorno scatta la liberatoria, e siccome il voto della Commissione è stato lunedì, venerdì 2 mattina il memo può essere pubblicato.
Quelli dell'FBI se la stanno facendo addosso, e parlano di evitare un grave vulnus al sistema addirittura. Ma loro, gli esponenti democratici, e i media che gridano allo scandalo, non spiegano che cosa ci sarebbe da temere se il bureau di investigazione federale non ha fatto niente di scorretto o di illegale, se ha seguito le regole e non si è basato su un dossier notoriamente farlocco per mettere sotto sorveglianza illegalmente persone della campagna di Donald Trump.
Perché tanto panico, perché le pressioni sul presidente affinché non dia il permesso di desecretare e quindi rendere pubblico il memorandum di 4 pagine che proviene dalla commissione Intelligence della Camera, se quel memorandum non solo non prova nulla, ma dimostra soltanto una manipolazione di partito da parte dei componenti repubblicani della commissione?
Può darsi invece che quel memorandum dimostri in America e nel resto del mondo che l'FBI ha costruito un bel complotto per minare le fondamenta del processo elettorale americano, impedire la vittoria di Donald Trump, in seguito cercare di distruggerne fatalmente l'autorevolezza, e che nel fare questo è stato aiutato da altissimi dirigenti del dipartimento di Giustizia, alcuni dei quali ancora ai posti di comando. Swamp, palude.
Non solo, in quel memorandum potrebbe esserci la prova che l'intera indagine denominata Russia Gate sulle collusioni possibili fra gli uomini di Trump e la Russia di Putin per alterare il risultato delle elezioni, e che ha portato alla nomina di un procuratore speciale della persona di un ex direttore dell' Fbi, Robert Mueller, sia a sua volta una montatura.
Queste cose le avete viste e lette molte volte nel corso dell'ultimo anno? Sì, se seguite questa modesta rubrica su Dagospia. Senno’ praticamente zero.
I democratici in questi ultimi due giorni hanno strillato molto sostenendo che il documento omette dettagli chiave, che cerca di ostacolare l'indagine del procuratore speciale Robert Mueller, che il presidente repubblicano della commissione, Devin Nunes, lo ha modificato e alterato, che un loro contro memorandum non ha ottenuto i voti necessari per essere a sua volta pubblicato.
Nunes risponde che le uniche modifiche sono quelle richieste dall’Fbi, che 5 alti funzionari hanno rivisto il tutto, fatto delle modifiche, e si sono detti soddisfatti, salvo poi mercoledì ripetere ufficialmente le dichiarazioni di grave preoccupazione; che esistono tutte le prove necessarie a dimostrare che la decisione di mettere sotto sorveglianza un consigliere volontario di politica estera della campagna di Trump, Carter Page, si baso’ su un dossier falso su Trump, di cui e’ autore una spia inglese, Christopher Steele, e che fu finanziato in parte dalla campagna della rivale democratica Hillary Clinton, in parte dallo stesso Comitato elettorale Democratico.
Mostrava Trump in un albergo di Mosca impegnato in orge, con tanto di golden shower, e signorine russe graziosamente fornite dal governo. È falso in modo anche abbastanza marchiano.
Come un materiale non verificato, o peggio già verificato come fasullo, prodotto da una parte politica, sia diventato autorizzazione governativa a indagini e sorveglianza, in palese violazione delle regole del Foreign intelligence Surveillance Act, e’ il vero scandalo al quale e’ chiamato a rispondere lo stesso alto dirigente del dipartimento di Giustizia, Rod Rosenstein, ora vice dell’ Attorney General, che ha coordinato dall'inizio l'inchiesta Russia Gate, e che ha deciso di nominare il procuratore speciale. Chiaro?
Chiaro anche che una simile decisione non poteva essere presa senza che lo sapesse in principio l'allora Attorney General di Barack Obama, Loretta Lynch, a voler stare bassi nel coinvolgimento dell'Amministrazione.
Fate conto che in ballo c'è non solo lo scandalo intorno all'elezione e al primo anno di vita della Presidenza Trump, c’è la credibilità del FBI anche per le attività future e per i suoi molto ampi poteri.
Il FISA e’ del 1978, e fu pensato per permettere al governo federale di spiare agenti stranieri sia negli Stati che all'estero. Negli anni ha espanso i propri poteri pericolosamente su conversazioni telefoniche, sms, email, documenti finanziari , medici e legali.
Di recente il Congresso ha approvato, e il presidente Trump ha firmato trasformandola in legge, un’ ulteriore espansione.
Basta l'autorizzazione di un giudice per mettere qualcuno sotto controllo stretto. I confini della incostituzionalità secondo molti studiosi sono stati sforati, e guarda caso tutto è accaduto il giorno prima che venisse fuori il memorandum. A memorandum reso noto,il Congresso avrebbe approvato una simile espansione del FISA? No di certo, ma la Commissione Intelligence sapeva gia’, e, guarda caso, il Dipartimento di Giustizia ha tentato di intimidire l'attività fino all'ultimo momento contro il parere del presidente Trump di non rendere pubblico il memorandum. Vedremo.
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