DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Brucia all'inferno, gli dice Matt Drudge nel titolo di apertura, e mercoledì sera un po' di inferno dei repubblicani Ted Cruz, senatore del Texas, ostinato e disperato candidato alla presidenza, pessimo perdente, se lo è procurato con un discorso contro Trump che non aveva il coraggio di essere fino in fondo contro Trump, ma che lo lasciava intendere, con tanto di fervorino a votare secondo coscienza. L'8 novembre. Si aspettava Cruz tanti boati di disapprovazione, fischi, spintoni, insulti alla moglie che è stata scortata fuori dall' arena? Probabilmente no, non di tale intensità.
Soprattutto no è detto che si aspettasse la reazione furibonda dei finanziatori, i quali, quando il senatore ha intrapreso il giro delle sette chiese bussando nelle suite che li ospitano in questi giorni, lo hanno respinto, e qualcuno era così furioso che l'hanno tenuto o finiva a cazzotti. In cima alle suites c'è quella di Sheldon Adelson, magnate dei casinò di Las Vegas, ebreo, gran capo della lobby degli ebrei d'America, e anche lì Cruz ha trovato le porte chiuse.
E' il grande equivoco delle primarie che si trascina fino alla convention di Cleveland: poiché la candidatura di Trump è stata svillaneggiata, poi ostacolata, infine accettata, ma continua a subire attacchi di credibilità, un gruppetto di repubblicani si è convinto di poterla snobbare, dare per perdente, ostacolare, lanciando magari già ora la piattaforma del 2020, come se Trump non fosse proprio il prodotto della reazione alla loro crisi e incapacità di riformare il partito.
Ma il seguito, dall'alto e dal basso, non è quello sperato, e il boicottaggio di personaggi come il governatore dell'Ohio, John Kazich, che non si presenta a una convention in casa sua, o la dinasty Bush, che non partecipa alla convention, danneggia più loro che lui. Che infatti ha twittato serafico: Cruz si è beccato i fischi. Avevo letto il discorso due ore prima. Non ha onorato gli impegni. Pazienza, non conta niente”.
In attesa del discorso di accettazione, sperando che con Cruz la parte della rissa sia finita, si porta molto il fattore Drudge, dal sito politico che compie vent'anni. Carl Bernstein, uno dei due del Watergate, ieri alla Cnn ha ufficializzato quel che da giorni si dice, e cioè che Fox news, in grande affanno per le accuse di molestie sessuali al suo potente direttore, Roger Ailes, non ha contribuito all'affermazione della candidatura di Donald Trump, ma si è accodata al grande mentore, ovvero Matt Drudge con il suo sito Drudge report.
la famiglia trump durante l intervento di ted cruz
Che è vero, chi come me non ha mai creduto all'informazione spacciata dal giornalista collettivo americano e non, chi ha seguito dall'inizio con occhio sgombro la campagna, si è fidato solo di Matt Drudge. E' stata la sua una influenza senza precedenti, tanto che una grande parte della nomination di Trump va attribuita a lui, come sostiene Bernstein?
Diciamo subito che a niente sono serviti gli alti lai di conservatori considerati influenti, come Bill Kristol, Karl Rove, gli stessi Bush, e che Drudge non ha mai accettato di schierare la sua audience con altri, come Ted Cruz, tantomeno con Marco Rubio e Jeb Bush. Sente che aria tira lui nel profondo ventre repubblicano, nella rust belt , nella bible belt, nel mondo che odia il politically correct di Washington. Sente, e orienta, tanto più ora che nei suoi misteriosi spostamenti ha lasciato il quartier generale di Los Angeles dal quale partì, sconosciuto trentenne un po' nerd, conservatore e omosessuale, un isolato perfetto, per attaccare i Clinton, e ora sta da miliardario tra New York e Washington.
Indifferente alla notorietà, vive quasi in clandestinità, lasciata per un periodo per una trasmissione alla radio, non concede un'oncia di credibilità ai media tradizionali, ma ne pubblica gli articli interessanti o controversi, come quelli delle agenzie di stampa,assieme ad altri ai quali senza di lui non si arriverebbe mai.
donald trump arriva alla convention prima dell intervento di ted cruz
Un esempio? Il 52 per cento del traffico di news di Associated press è originato da Drudge, ed è il distributore numero uno per New York Times e Wall Street Jurnal.Non scrive di suo pugno, non commenta, ma certi titoli e sommari sono più che sufficienti a orientare, e lui Trump lo ha preso sempre sul serio. Drudge Report anche quando era solo all'inizio e lo seguivamo in quattro gatti, è stata la bestia nera della famiglia Clinton.
Oggi è il terzo per traffico di informazione nel paese, un miliardo e duecento milioni di pagine viste nel mese di giugno del 2016. Direttori di tv e giornali, potenti anchor, i capi delle campagne elettorali, lo compulsano freneticamente , dividendosi in due categorie: chi lo ammette allegramente e ce l'ha come home page, chi nega ridicolmente e lo tiene di nascosto tra i preferiti. Ti ricorda qualcosa, CARO DAGOSPIA?
Torniamo alla domanda iniziale. E' stata quella di Matt Drudge una influenza senza precedenti? Di certo, ha seguito una linea informativa rigidissima, rifiutando di svillaneggiare Trump, fornendo informazioni di completamento e precisazione continua alle affermazioni più controverse rispetto al modo con il quale venivano fornite. “Trump si rifiuta di condannare il politico Duke, vicino al Ku Klux Clan”, titolava il Washington Post ? Drudge: Trump riflette quattro secondi prima di condannare Duke e confermare che non vuole il suo appoggio”.
eric trump parlera alla convention repubblicana
Oppure “Trump vuole bloccare l'ingresso ai musulmani nel Paese” sul NY Times, e lui “ Trump: blocco temporaneo, finché il governo non avrà un piano di controlli alle entrate affidabile”. Non è poco, assieme alla minaccia, più praticata che dichiarata, di mettere sulla lista nera i calunniatori di Trump, non facendogli più da volano diffusore. Basta per far vincere un candidato? Certo che no, ma lo ha aiutato a dissipare la cortina del pregiudizio, ha fatto chiarezza tra i repubblicani disorientati dal loro stesso partito, un buon servizio, insomma, e, come sottolinea Ann Coulter, ha fruttato a Drudge il suo anno migliore perché ha capito dove andavano gli elettori.
donald trump make america work again
Quel “brucia all'inferno” indirizzato a Ted Cruz dopo il discorso a Cleveland da Drudge Report diventa allora una vera maledizione. Stasera gran finale, il nominato è preceduto da una intervista piena d luci e ombre sulla politica estera, del malevolo New York Times: efficace e giusta su Ue e Nato, mette gli alleati difronte a ipocrisie, bassezze, dipendenza ostile; vaga e sbagliata su Erdogan, che l'America in fiamme e crisi non avrebbe titolo per criticare. Stasera se vuole potrà precisare. Lo presenta, in un discorso attesissimo perché l'hanno già tutti incoronata daughter in chief, figlia comandante in capo, Ivanka.
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